Brindano 200.000 statali: il Consiglio dei Ministri ha approvato il nuovo contratto collettivo nazionale 2022-2024 delle Funzioni centrali, che si riferisce ai dipendenti pubblici dei ministeri, delle agenzie fiscali e degli enti pubblici non economici. Il testo passerà al vaglio di Corte dei Conti e Ragioneria dello Stato, poi porterà immediatamente ad aumenti medi mensili di 165 euro lordi, con arretrati fino a 1.000 euro, una parte già anticipata tramite la maxi indennità di vacanza contrattuale erogata a dicembre 2023.
Ma oltre alle maggiorazioni di stipendio, il contratto introduce novità sul fronte dello smart working e della settimana corta.
Come aumentano gli stipendi
Gli stipendi dei dipendenti pubblici delle Funzioni centrali cresceranno in media del +6%, con variazioni in base all’inquadramento professionale:
- operatori – 121,4 euro lordi al mese;
- assistenti – 127,7 euro;
- funzionari – 155 euro;
- elevate professionalità – fino a 194 euro mensili.
Ma oltre a questo, la Manovra prevede per il successivo triennio (2025-2027) ulteriori incrementi del +5,5% dello stipendio. Dal 2019 ad oggi, le retribuzioni degli statali hanno registrato un aumento complessivo del +10%.
Smart working e settimana corta
Il nuovo contratto introduce novità che puntano a modernizzare la Pubblica Amministrazione, avvicinandola alle logiche aziendali. Fra le misure introdotte dal contratto collettivo 2022-2024 ci sono:
- l’estensione dello smart working per dipendenti con esigenze specifiche ovvero fragili, caregiver e fuori sede;
- il riconoscimento dei buoni pasto per le giornate di lavoro agile con orario pieno;
- il superamento del vincolo di prevalenza del lavoro in presenza;
- la settimana corta che verrà applicata con una prima sperimentazione nei ministeri e nelle amministrazioni centrali da gennaio 2025. La misura prevede la possibilità di distribuire le 36 ore settimanali su 4 giorni anziché 5, senza riduzione dell’orario complessivo.
Tramite appositi programmi di mentoring, i dipendenti senior trasferiranno le proprie competenze ai più giovani. L’ipotesi era già stata valutata durante le fasi di stesura della Manovra, quando il governo aveva ipotizzato l’uscita dal lavoro a 70 anni per quei dipendenti pubblici che accettassero di prolungare l’esperienza lavorativa al fine di trasferire le competenze ai neoassunti.
Il consenso al nuovo contratto non è stato unanime: Confsal-Unsa, Cisl, Flp e Confintesa hanno firmato l’accordo a novembre, mentre Cgil, Uil e Usb hanno rifiutato.
Il ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo si è posto l’obiettivo di trasformare il settore pubblico adottando gli strumenti organizzativi tipici di quello privato. La sfida è quella di attrarre giovani talenti, aumentando l’efficienza operativa.
Gli altri contratti
L’onda dei rinnovi contrattuali va ad estendersi progressivamente agli altri settori della Pubblica Amministrazione.
A gennaio si dovrebbe procedere alla firma sull’ipotesi di contratto 2022-2024 per gli infermieri. Nel comparto Sanità, per il triennio 2022-2024, l’aumento mensile medio dovrebbe essere di 172 euro.
Sempre a gennaio dovrebbero concludersi le trattative anche per i dipendenti comunali. Restano alcuni nodi sul tavolo, come le maggiori risorse e la settimana corta a 30 ore chieste da alcuni sindacati.
Di recente sono stati invece firmati due rinnovi contrattuali: uno si è visto sempre nel settore pubblico, nel comparto Sicurezza e Difesa, dove il contratto 2022-2024 porta ad aumenti retributivi medi di 198 euro lordi al mese. L’altro, nel settore privato, ha riguardato il Turismo, chiuso con un accordo per 200 euro di aumento e l’una tantum da 450 euro.