Crisi Beko in Italia: 1.430 lavoratori a rischio tra Toscana, Marche e Varese

Beko Europe ha annunciato un piano di ristrutturazione che mette a repentaglio l’occupazione di 1.430 lavoratori in Italia

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Pubblicato: 14 Gennaio 2025 10:26

La multinazionale turca Beko Europe ha annunciato un piano di ristrutturazione che mette a rischio 1.430 posti di lavoro in Italia, coinvolgendo gli stabilimenti che si trovano a Cassinetta di Biandronno (Varese), Siena e Comunanza (Ascoli Piceno).

La decisione di Beko fa parte di una strategia aziendale più ampia per ottimizzare le operazioni o concentrarsi su determinati mercati o prodotti, con un “riposizionamento strategico” che implica una riorganizzazione delle risorse produttive o un cambiamento delle priorità aziendali.

Tuttavia, questa scelta ha sollevato profonde preoccupazioni a livello sociale ed economico, visto che la riduzione dei posti di lavoro e la chiusura degli stabilimenti avranno un impatto negativo sulle persone coinvolte.

Ma vediamo nel dettaglio cosa sta succedendo.

Il piano di ristrutturazione annunciato da Beko

Il piano di ristrutturazione annunciato da Beko coinvolge direttamente tre stabilimenti cruciali per l’occupazione in Italia, con un impatto devastante sui lavoratori e sulle comunità locali. Nel dettaglio:

  • a Cassinetta di Biandronno, in provincia di Varese, la multinazionale ha previsto la chiusura di due delle cinque linee produttive dedicate alla produzione di frigoriferi. Questo taglio, che comporterà 541 esuberi su un totale di 1.200 dipendenti, rappresenta un duro colpo per il territorio. In risposta, la Provincia di Varese ha attivato un tavolo permanente per contrastare i licenziamenti, ribadendo l’inaccettabilità della proposta avanzata dall’azienda. Le autorità locali sono determinate a trovare soluzioni alternative, consapevoli del forte impatto che questa decisione avrà sull’economia locale e sulla stabilità sociale;
  • per quanto riguarda Siena, lo storico stabilimento di viale Toselli, che dà lavoro a circa 300 persone, rischia di chiudere entro il 31 dicembre 2025. Questo scenario ha spinto le istituzioni locali ad agire tempestivamente, convocando un Tavolo Provinciale il 17 gennaio 2025, che vedrà coinvolti sindacati, politici locali e rappresentanti delle istituzioni regionali. L’incontro si terrà nella Sala Aurora della Provincia di Siena e avrà come obiettivo quello di fare il punto sulla situazione e valutare le possibili azioni da intraprendere per salvaguardare i posti di lavoro e l’attività produttiva, in un contesto che si preannuncia complesso e carico di sfide;
  • anche lo stabilimento di Comunanza, in provincia di Ascoli Piceno, con i suoi 330 dipendenti, è destinato a chiudere. La situazione nelle Marche è particolarmente critica, con i lavoratori che hanno già avviato mobilitazioni e proteste, chiedendo un intervento diretto delle istituzioni regionali e nazionali. Le manifestazioni si stanno intensificando, con il sostegno delle organizzazioni sindacali, che richiedono una risposta urgente per evitare che il territorio subisca un’ulteriore perdita occupazionale e produttiva.

La risposta del Governo Italiano e dei sindacati

Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha espresso una ferma opposizione al piano di ristrutturazione di Beko, dichiarando l’intenzione di far valere il “golden power” per proteggere l’occupazione e i siti strategici. L’obiettivo delle istituzioni è spingere l’azienda a rivedere le sue scelte strategiche, in favore di un approccio più sostenibile per il tessuto economico italiano.

I sindacati, invece, hanno definito il piano di Beko “socialmente brutale” e hanno dichiarato lo stato di mobilitazione in tutti gli stabilimenti italiani. Sono in corso iniziative territoriali per mantenere alta l’attenzione sulla vicenda, con cortei e incontri pubblici per sostenere i lavoratori coinvolti.