La Romagna è di nuovo in ginocchio: nella nottata tra mercoledì 18 e giovedì 19 settembre le province di Bologna, Ravenna, Ferrara, Rimini, Forlì e Cesena sono state colpite da una violenta ondata di maltempo che ha causato centinaia di frane, smottamenti e allagamenti. Diversi fiumi sono esondati e ci sono migliaia di persone sfollate.
Tra commentatori, esperti e addetti ai lavori, in molti sono rimasti sorpresi dall’impatto drammatico che questa ennesima alluvione ha avuto sul territorio emiliano romagnolo. Per fortuna, non stiamo contando i 17 morti del maggio 2023, però anche questa volta l’ammontare complessivo dei danni sarà davvero molto alto.
Chi non mostra alcuna meraviglia per quanto accaduto è Massimilano Pederzoli, sindaco di Brisighella, sull’Appennino ravennate. Il suo è un sentimento di rabbia mista a delusione per una situazione che, almeno in parte, a suo parere poteva essere evitata. E punta il dito contro la Regione – fino a poche settimane fa governata da Stefano Bonaccini – e contro la struttura commissariale gestita da Francesco Paolo Figliuolo.
Sindaco Pederzoli, è successo di nuovo.
“Purtroppo, al momento, nel nostro comune abbiamo ancora 130 sfollati, decine di frane e diverse strutture allagate su tutto il territorio municipale. So che molti altri comuni del ravennate sono in questa situazione. Per la terza volta in 16 mesi sono scesi tra i 250 e i 300 millimetri di pioggia in poche ore”.
Arpa aveva previsto una perturbazione più leggera.
“Dei tecnici dell’Arpa non mi fido più. Ogni volta le previsioni vengono smentite. Per mettere in atto tutte le strategie di prevenzione non possiamo più basarci su bollettini che non hanno alcuna credibilità”.
Perché la Romagna si ritrova di nuovo in ginocchio a causa del maltempo?
“In questi 16 mesi abbiamo manutenuto al meglio le nostre strade, abbiamo sgomberato costantemente il sistema fognario, adoperando tutte le risorse a nostra disposizione. Però, accanto a tutto questo, occorre fare un grande lavoro di pulizia dei fossi e dei letti dei fiumi. Questo purtroppo non è stato fatto, i tronchi degli alberi continuano ad occupare i corsi d’acqua, mentre gli argini sono sempre più deboli a causa dei nidi di nutrie e tassi. I comuni come il nostro non hanno una struttura tale da poter intervenire in tutte queste situazioni contemporaneamente”.
Chi dovrebbe farlo?
“La Regione e la struttura commissariale. Dopo le frane dello scorso anno andavano fatti lavori di consolidamento per evitarne di nuove. Invece i soldi arrivati dallo Stato non sono stati spesi, gli interventi sono rimasti solo sulla carta. Dopo l’alluvione del maggio 2023 sono stati stimati 8 miliardi di euro di danni, in questo primo anno ne sono arrivati 2,5, che potrebbero essere sufficienti se venissero trasformati in infrastrutture e investiti in interventi infrastrutturali. Ma ciò non è accaduto. E oggi paghiamo questo immobilismo”
In questi mesi ha potuto confrontarsi con Bonaccini e Figliuolo su questi temi?
“Ho incontrato due volte il commissario Francesco Paolo Figliuolo e gli ho spiegato le criticità che vivono i nostri comuni. Mi è sembrato comprensivo e preparato, ma purtroppo alle parole non ho visto seguire alcun fatto concreto: è da aprile che aspettiamo le ordinanze del commissario per poter procedere con decine di lavori e interventi. Mentre con Stefano Bonaccini non c’è stata occasione di confronto: se avessi occasione di incontrarlo, vorrei chiedergli come mai in Romagna in questi anni non sono state fatte le casse di laminazione dei fiumi, fondamentali per evitare danni nei momenti di forte pioggia”.
Quindi hanno ragione il ministro Nello Musumeci (titolare del dicastero della Protezione civile, ndr) e il viceministro Galeazzo Bignami (dicastero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ndr) quando incolpano il “malgoverno della sinistra in Emilia Romagna”?
“Non voglio fare polemica politica. Voglio solo porre l’attenzione su una carenza operativa che ha portato alle conseguenze di queste ore. C’è un fattore burocratico che rallenta sempre tutto, questo è sotto gli occhi di tutti. Se però a questo aggiungiamo una mancanza di efficienza, il risultato non può che essere drammatico”
I sostenitori dell’autonomia differenziata sostengono che le procedure verrebbero velocizzate qualora la Regione si arrogasse specifiche materie che riguardano la gestione del territorio e i bandi per i cantieri: lei è d’accordo con il decentramento amministrativo?
“Io da tanti anni sono a favore dell’autonomia differenziata. Bisogna pungolare gli amministratori locali affinché lavorino sempre al massimo delle loro possibilità. Sindaci, governatori, presidenti di provincia: tutti dobbiamo assumerci più responsabilità per evitare che il nostro territorio rimanga in balia degli eventi climatici e, allo stesso tempo, dei ritardi burocratici”