Pnrr e Italia digitale, la dritta di 100 top manager al governo

Nel Pnrr l'innovazione digitale è uno degli obiettivi principali. Oltre 100 top manager di società pubbliche e private tracciano la via maestra per l'innovazione

Foto di Mauro Di Gregorio

Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

La strada verso una maggiore competitività passa anche attraverso l’innovazione tecnologica, obiettivo che occupa una fetta consistente del Pnrr. Oltre 100 top manager di società pubbliche e private hanno messo a disposizione del governo il loro know how tracciando la road map verso l’innovazione al fine di centrare gli obiettivi del Pnrr e dell’iniziativa Onu denominata “Agenda 2030”.

Obiettivo digitalizzazione e sostenibilità

Con questo fine il think tank costituitosi all’interno della Fondazione per la Sostenibilità Digitale ha partorito il “Digital Sustainability Paper”, una serie di istruzioni finalizzate a vincere la sfida della sostenibilità con il digitale. Sono sei le direttrici individuate dallo studio in direzione di sostenibilità ambientale, economica e sociale e di sviluppo tecnologico.

Sei obiettivi per la digitalizzazione del Paese

Il primo punto riguarda l’attenzione all’ecosistema pubblico integrato. È stabilita, come da Pnrr, una spesa di 556 milioni di euro finalizzata allo sviluppo di determinate azioni prioritarie, tra le quali l’istituzione del Testo Unico della Sostenibilità Digitale e l’implementazione della Piattaforma Digitale Nazionale Dati (Pdnd), al fine di garantire la comunicazione fra i database delle pubbliche amministrazioni.

Il secondo punto riguarda la ricerca scientifica, per la quale il Pnrr stanzia 1,6 miliardi di euro per la promozione di studi multidisciplinari, gli scambi internazionali e il trasferimento dei risultati in tema di sostenibilità digitale.

Il terzo punto verte su un’implementazione della formazione. Per raggiungere questo obiettivo il Pnrr prevede una spesa di 350 milioni di euro.

Il potenziamento delle infrastrutture digitali e delle reti di accesso sostenibili è il cuore del quarto punto. L’obiettivo, viene scritto, necessita di 6,7 miliardi di euro per la Banda Ultra Larga e 345 milioni di euro per il Piano Italia 5G nelle aree definite “a fallimento di mercato”, ovvero in quelle zone del Paese nelle quali gli operatori, con grande probabilità, non investirebbero mai perché antieconomico.

Il quinto punto riguarda la promozione di una cittadinanza digitale consapevole e la conseguente maggiore partecipazione. Si punta a generare iniziative di e-democracy e strumenti di inclusione e accesso democratico come, ad esempio, campagne contro il dilagante analfabetismo funzionale.

Il sesto ed ultimo punto, infine, prevede l’istituzione di buone pratiche per misurare le performance, definire metriche condivise, valutare i risultati e certificare i processi relativi allo sviluppo sostenibile.

La digitalizzazione, come detto, rappresenta una fetta importante degli obiettivi messi sul tavolo dal Pnrr. Data la posizione di partenza dell’Italia, il Pnrr è stato più volte rivisto con modifiche concordate fra governo ed Europa.

La Fondazione per la Sostenibilità Digitale

“Il nostro Paese dispone di competenze di assoluto rilievo all’interno di aziende pubbliche e private che hanno messo a disposizione le loro esperienze consolidate affinché vengano utilizzate al meglio le risorse economiche del Pnrr. Abbiamo sviluppato un manifesto programmatico che identifica capitoli e priorità da portare avanti affinché la sostenibilità digitale possa diventare una leva di sviluppo per il Paese”. Così Stefano Epifani, presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, riportato dal Sole 24 Ore.

“Ci attendiamo che il Governo ascolti e coinvolga la rete qualificata che si è creata. Sarebbe un peccato perdere i soldi del Pnrr, ma soprattutto l’opportunità di trasformare l’Italia in un Paese moderno attraverso la digitalizzazione”, conclude Epifani.

La spinta verso la digitalizzazione, poi, sarebbe un volano per la creazione di numerosi nuovi posti di lavoro.