La Commissione europea ha avviato un procedimento formale contro Meta. L’ipotesi è che la società di Mark Zuckerberg, fornitrice di Facebook e Instagram, nel gestire il flusso di informazioni sulle imminenti elezioni Europee abbia violato il Digital Services Act (Dsa), cioè la legge comunitaria sui servizi digitali.
Le accuse della Commissione europea a Meta
La Commissione ha messo nel mirino Meta per tre ipotesi di reato:
- moderazione pubblicitaria inadeguata sfruttata per interferenze e truffe straniere;
- inadeguato accesso ai dati per monitorare le elezioni;
- strumento non conforme per segnalare contenuti illegali.
Il Dsa, fra le altre cose, protegge i cittadini comunitari dalle campagne di fake news, anche e soprattutto in caso dovesse provenire da parte di paesi terzi.
Metà è accusata di avere messo in atto pubblicità ingannevole e di non aver prestato la giusta attenzione ai contenuti politici che circolano su Facebook e Instagram. L’Ue contesta la mancanza di un efficace strumento di monitoraggio sui contenuti generici e, in particolare, sui contenuti elettorali. La Commissione sospetta poi che gli strumenti digitali per segnalare i contenuti illegali così come i meccanismi di ricorso degli utenti e di reclamo interno “non siano conformi ai requisiti della legge sui servizi digitali e che vi siano carenze nella fornitura da parte di Meta”.
Secondo l’Ue, la presenza di pubblicità ingannevole non opportunamente gestita da Meta può ingenerare nell’utenza credenze false o distorte. E la disinformazione politica può fuorviare il libero esercizio di voto degli elettori e influire sulla vita democratica. Su questo fronte, l’indagine delle autorità comunitarie si concentreranno sulla compatibilità delle politiche dell’azienda di Zuckerberg con gli obblighi di trasparenza e di ricorso degli utenti. Verranno anche presi in considerazione i meccanismi di valutazione e mitigazione dei rischi a tutela dell’utenza.
Il commento della vicepresidente della Commissione
“Se non possiamo essere sicuri di poterci fidare dei contenuti che vediamo online, corriamo il rischio di finire per non credere a nulla. La pubblicità ingannevole rappresenta un rischio per il nostro dibattito online e, in ultima analisi, per i nostri diritti sia come consumatori che come cittadini. Sospettiamo che la moderazione di Meta sia insufficiente, che manchi di trasparenza negli annunci pubblicitari e nelle procedure di moderazione dei contenuti. Quindi oggi abbiamo avviato un procedimento contro Meta per valutare la loro conformità alla legge sui servizi digitali”. Così ha affermato la vicepresidente esecutiva della Commissione europea, Margrethe Vestager.
Cosa succede adesso
L’Unione europea attende che entro cinque giorni lavorativi Meta risponda ai rilievi della Commissione. La Commissione, dal canto suo, dopo l’avvio del procedimento formale è autorizzata ad adottare tutte le misure che riterrà necessarie a tutela dell’utenza. Meta può avanzare proposte di modifica ai propri servizi e dare una deadline per porre rimedio alle questioni sollevate nel corso del procedimento.
Continua dunque la crociata dell’Ue contro i presunti comportamenti scorretti messi in campo dalle Big Tech. Recentemente l’Europa ha aperto un procedimento contro TikTok temendo che la versione Lite dell’app possa rappresentare un rischio per i minori.
Ma Meta è finita anche nel mirino dell’amministrazione di New York che accusa Facebook di nuocere ai giovani.