Dichiarazione sui diritti e i principi digitali, la proposta della Commissione europea

La Commissione europea ha proposto al Parlamento europeo e al Consiglio di sottoscrivere una dichiarazione sui diritti e i principi che guideranno la trasformazione digitale nell'UE

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Donatella Maisto

Esperta in digital trasformation e tecnologie emergenti

Dopo 20 anni nel legal e hr, si occupa di informazione, ricerca e sviluppo. Esperta in digital transformation, tecnologie emergenti e standard internazionali per la sostenibilità, segue l’Innovation Hub della Camera di Commercio italiana per la Svizzera. MIT Alumni.

La Commissione europea ha proposto al Parlamento europeo e al Consiglio di sottoscrivere una dichiarazione sui diritti e i principi che guideranno la trasformazione digitale nell’UE.

La “Dichiarazione sui diritti e i principi digitali” vuole rappresentare un punto di riferimento per comprendere il percorso promosso e difeso dall’Europa, fornendo, altresì, ai Governi e al sistema economico europeo una guida attenta e chiara sulle nuove tecnologie.

Quando approvata, la dichiarazione sui diritti e i principi digitali sarà la base per definire l’approccio dell’UE sulla trasformazione digitale, che, poi, condividerà in un contesto globale, tenendo sempre ben presente che ci deve essere uniformità e sinergia tra i diritti e le libertà garantite e tutelate, sia che il cittadino sia offline che online.

Al centro le persone e i diritti

Il progetto di dichiarazione nel definire i diritti, i principi fondamentali e le libertà correlate alla trasformazione digitale vuole porre al centro di ogni definizione e contesto le persone e i loro diritti, sostenendo la solidarietà e l’inclusione, garantendo la libertà di scelta nel momento in cui si agisce online, promuovendo la partecipazione allo spazio pubblico digitale e la sua sostenibilità, aumentando la sicurezza, l’autonomia e la responsabilità delle persone nel contesto digitale.

Perché questa necessità?

La tecnologia accompagna i cittadini europei in ogni loro azione giornaliera e la trasformazione digitale è un importante pilastro dell’agire delle Istituzioni europee su diversi livelli di operatività.

Deve, però, essere una trasformazione digitale inclusiva e condivisa, che unisca, non che divida e quindi senza barriere all’accesso e, nel suo momento di condivisione, deve essere sicura per chi la utilizza, per la circolazione dei dati, deve essere un facilitatore di interessi umani ed economici, garantendo costantemente la sostenibilità sociale, economica ed ambientale.

Il percorso

Il 9 Marzo 2021 la Commissione europea ha presentato la sua visione della trasformazione digitale dell’Europa entro il 2030 nella comunicazione Bussola per il digitale: il modello europeo per il decennio digitale.

Nel Settembre 2021 la Commissione ha introdotto un solido quadro di governance per raggiungere gli obiettivi digitali sotto forma di un Percorso per il decennio digitale.

È stata condotta, sempre da parte della Commissione, una consultazione pubblica aperta che ha mostrato un ampio sostegno ai principi digitali europei e un’indagine speciale Eurobarometro, che ha lo scopo di raccogliere dati qualitativi, basati sulla percezione da parte dei cittadini delle modalità di attuazione nell’UE dei principi digitali sanciti nella dichiarazione.

Per garantire che la dichiarazione produca effetti concreti, sempre a Settembre 2021, la Commissione ha proposto di monitorare i progressi compiuti, valutare le lacune riscontrate e provvedere alla raccomandazione di azioni attraverso una relazione annuale sullo “stato del decennio digitale”.

Basi giuridiche

La dichiarazione vuole rappresentare una evoluzione, dettata dai tempi, del pilastro europeo dei diritti sociali, proclamato nel 2017 in occasione del vertice di Göteborg, mentre fonda le sue radici giuridiche sul diritto dell’UE, sulla Carta dei diritti fondamentali e sulla giurisprudenza della Corte di Giustizia.

La dichiarazione si basa, inoltre, sulle precedenti iniziative del Consiglio europeo, tra cui la dichiarazione di Tallinn sull’e-government, la dichiarazione di Berlino sulla società digitale e su un governo digitale fondato sui valori, e la dichiarazione di Lisbona – “Democrazia digitale con uno scopo”, riguardanti un modello di trasformazione digitale indirizzato a rafforzare ed elevare la dimensione umana dell’ecosistema digitale, che agisce e si fonde con il mercato unico digitale.

Fu proprio David Sassoli a promuovere l’idea dell’accesso a Internet come nuovo diritto umano e a ribadirlo con vigore nell’introduzione al terzo incontro virtuale del ciclo di dialoghi pubblici “Idee per un nuovo mondo”, dal titolo “Accesso a internet: un nuovo diritto umano”, il 28 ottobre 2020.

Abbiamo bisogno di coraggio, per affrontare non solo la pandemia ma anche quello che la pandemia ci lascerà in eredità” dichiarò David Sassoli “In questo momento ci stiamo tutti rendendo conto che strumenti come quelli del web, se non li avessimo avuti a disposizione, in questi mesi avremmo avuto un calo di tutte le nostre performance. Addirittura, anche delle performance democratiche delle nostre istituzioni, perché abbiamo consentito al parlamento, ai parlamenti nazionali, alle nostre istituzioni di continuare a funzionare grazie agli strumenti del web”.

E poi “La digitalizzazione nel tempo della pandemia ci rende consapevoli che abbiamo bisogno non solo di metterla a disposizione di tutti, ma di fare in modo che questa esperienza possa mettere tanti cittadini nella condizione di essere partecipi del mondo che è intorno a loro. Di essere partecipi e attivi, di continuare a lavorare con strumenti nuovi? Abbiamo visto in questi mesi quanta importanza la digitalizzazione ha nel mondo della scuola, dell’università, dell’istruzione, nel rapporto tra i centri di ricerca. Abbiamo bisogno che una riflessione sugli strumenti del web entri anche a far parte di quel bagaglio che tradizionalmente noi consideriamo diritti fondamentali delle persone”.

Infine “la riflessione delle Nazioni Unite, da tempo, è stata molto accurata, importante: crediamo che debba entrare a pieno titolo nel dibattito pubblico e diventare anche strumento per politiche che possano consentire non solo agli europei e alle europee, ma anche ad altri in qualche modo di accedere con più facilità. Perché crediamo che internet possa costituire la base per la definizione di un nuovo diritto umano. Mi è stato consentito, anche nei miei interventi al Consiglio Europeo, di fare accenno a questo. Siamo naturalmente in una fase di riflessione, ma vogliamo che questo cammino proceda e abbiamo bisogno naturalmente di intelligenze per renderlo più forte e robusto”.

Importante, anche, la dichiarazione di Thierry Breton, Commissario per il Mercato interno, rilasciata in queste ore: “Vogliamo che gli europei sappiano: per vivere, lavorare ed esercitare un’attività in Europa si può contare su una connettività di altissima qualità, un accesso agevole ai servizi pubblici e uno spazio digitale sicuro. La dichiarazione sui diritti e i principi digitali stabilisce in modo definitivo che ciò che è illegale offline deve esserlo anche online. Intendiamo inoltre promuovere questi principi come modello per il resto del mondo.

Il Parlamento europeo e il Consiglio sono, quindi, ora, invitati a discutere il progetto di dichiarazione e ad approvarlo, nella sua forma definitiva, entro l’estate 2022.