Aumentano le tasse sui Bitcoin in Manovra, ma meno del previsto. Il Governo ha deciso di rivedere l’articolo che portava l’aliquota dell’imposta sostitutiva sulle plusvalenze derivate dalle criptovalute dal 26% al 42% per tutte le operazioni sopra i 2mila euro. Le proposte della maggioranza sono due, una della Lega e l’altra di Forza Italia.
Dalle opposizioni arrivano invece pressioni per cancellare del tutto l’articolo 4 del Ddl Bilancio, che contiene questa norma ma anche la contestata web tax per le Pmi. Nel frattempo i Bitcoin e le altre criptovalute hanno raggiunto nuove vette storiche di valore grazie alla spinta delle promesse di Donald Trump e alle politiche monetarie sempre meno stringenti di Usa e Ue.
Addio alla tassa sui Bitcoin, le proposte
Sia maggioranza che opposizione vogliono ridurre sensibilmente la tassa sui Bitcoin e sulle altre criptovalute prevista nella Manovra finanziaria 2025. Il testo presentato dal Governo in Parlamento prevede, su ogni plusvalenza generata da questi asset, sia imposta un’aliquota del 42%, contro il 26% previsto dalla norma precedente, per le transazioni che superano i 2mila euro. Le proposte di modifica sono in tutto tre:
- Quella della Lega, che vuole ridurre l’aumento dell’aliquota portandola al 28%;
- Quella di Forza Italia, promossa da Roberto Pella e Francesco Cannizzaro, che vuole cancellare del tutto l’aumento ma imporre l’aliquota anche alle transazioni sotto i 2mila euro;
- Quella delle opposizioni, simile all’idea di Forza Italia, ma che propone una totale abolizione dell’articolo 4 del Ddl Bilancio che contiene l’aumento.
L’emendamento Pella, su cui starebbero convergendo buona parte dei parlamentari che vogliono modificare questa norma, chiarisce inoltre che il prelievo sulle plusvalenze delle criptovalute è del 26% e non del 12,5% come si potrebbe evincere da alcune interpretazioni della norma attuale. Le opposizioni invece vorrebbero approfittare di questa modifica per eliminare anche un’altra parte dell’articolo 4 del Ddl Bilancio, la cosiddetta web tax per le Pmi, molto contestata dalle imprese.
Le criptovalute in Italia
La situazione fiscale delle criptovalute in Italia è particolare, perché i dati dello Stato e quelli delle associazioni di settore sono molto distanti tra loro. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze guidato da Giancarlo Giorgetti ha dichiarato in Parlamento, durante un’audizione della Commissione Finanze alla Camera, che a pagare l’aliquota sostitutiva sulle plusvalenze per le cripto attività in Italia sono poco meno di 22.500 persone, quasi tutti privati, per un gettito annuo di 27 milioni di euro.
Secondo l’Organismo per gli Agenti e i Mediatori invece, nei primi sei mesi del 2024 le persone che detengono cripto attività sono 1,3 milioni in tutto il Paese, per un valore di 2,22 miliardi di euro. Nel 2023 invece le operazioni di conversione di criptovalute in denaro sono state 5,8 milioni per un valore di 5,6 miliardi.
Una parte di questa discrepanza può essere dovuta alla crescente popolarità di questi asset nel Paese. In un solo anno, secondo i dati più aggiornati, la loro diffusione è infatti cresciuta del 64% anche grazie alla corsa del prezzo scatenata dalla vittoria di Donald Trump. Il prossimo presidente degli Usa ha infatti promesso di creare una riserva nazionale di criptovalute, un’operazione che ha fatto alzare le quotazioni dei principali token, su tutti Bitcoin, che ha superato quota 100mila dollari.