Terremoti, allerta Italia: 1 ogni 30 minuti. Possibile un sisma come quello di Turchia e Siria?

Il terribile terremoto che ha devastato Turchia e Siria potrebbe ripetersi anche nel nostro Paese? Qual è la situazione terremoti in Italia e i rischi che corriamo

Pubblicato: 8 Febbraio 2023 11:08Aggiornato: 12 Febbraio 2023 19:09

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Il terremoto che il 6 febbraio 2023 alle 02:17 ore italiane (04:17 locali) ha colpito Turchia e Siria è stato di magnitudo 7.9 della scala Richter. Il terremoto ha colpito le regioni della Turchia meridionale e della Siria settentrionale, una zona altamente sismica, tra quelle con la pericolosità più alta del Mediterraneo. Il terremoto è stato seguito da numerose repliche di magnitudo anche elevata e una nuova scossa molto forte, pari a 7.5, è stata registrata alle ore 11:24 italiane, con epicentro a nord rispetto alla scossa precedente.

Il terremoto è stato 1.000 volte più forte rispetto a quello che nel 2016 ha colpito Amatrice e 30 volte più forte rispetto a quello dell’Irpinia del 1980. Le autorità turche affermano che circa 13,5 milioni di persone sono state colpite dall’evento sismico.

Il tragico bilancio mentre scriviamo è salito rapidamente a 39mila vittime, e molto probabilmente è destinato ancora a crescere: almeno 7.108 in Turchia, e altre 2.530 in Siria. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato lo stato di emergenza di 3 mesi in 10 province, mentre le agenzie umanitarie sono alle prese con la complicata logistica dell’invio di aiuti di emergenza alla Siria, già dilaniata da una guerra infinita. Più di 12mila turchi sono impegnati nelle operazioni di ricerca e salvataggio, insieme a 9mila soldati. Più di 70 Paesi hanno già offerto squadre di soccorso e altri aiuti.

Siria chiede stop delle sanzioni

La Siria ha chiesto ai Paesi occidentali di revocare le sanzioni per facilitare i soccorsi. “Revocare le sanzioni economiche imposte alla Siria e al popolo siriano”, ha dichiarato il presidente Khaled Hboubati, che ha anche chiesto aiuto all’Onu, ai Paesi dell’Unione Europea e al programma USAID. Il governo siriano, infatti, è ancora oggi soggetto a pesanti sanzioni volte a isolare economicamente il Paese in risposta alle violazioni dei diritti umani ampiamente documentate dall’inizio della guerra nel 2011.

Alla Ue in particolare la Siria ha chiesto l’attivazione del cosiddetto meccanismo di protezione civile: la Commissione europea sta “incoraggiando” i Paesi membri dell’UE a rispondere alla richiesta, monitorando per garantire che qualsiasi aiuto “non venga deviato” dal governo sanzionato di Damasco, ha spiegato il ​​commissario europeo per la gestione delle crisi Janez Lenarcic.

Anche la Cina offrirà aiuti umanitari di emergenza per 30 milioni di yuan, paria 4,4 milioni di dollari, alla Siria colpita dal terremoto, ha detto il suo portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning. Mao ha affermato che 2 milioni saranno utilizzati per iniettare liquidità e fornire aiuti urgenti, aggiungendo che Pechino vuole accelerare i progetti di aiuti alimentari già esistenti. Per quanto riguarda la Turchia, la Cina si è già impegnata a dare una prima tranche di 40 milioni di yuan (5,9 milioni di dollari) in aiuti di emergenza. Una squadra di soccorso sismica cinese è intanto giunta in Turchia. In azione una squadra di 82 persone, che ha portato 20 tonnellate di forniture e attrezzature mediche e di altro soccorso.

Terremoto Turchia e Siria, gli aiuti dell’Italia

L’Italia è in prima linea negli aiuti alle popolazioni. A seguito della richiesta di aiuti arrivata alla Protezione Civile da parte delle autorità turche, il nostro Paese si è subito attivato inviando prima un team avanzato di esperti appartenenti al Dipartimento della Protezione Civile e al Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco e poi un secondo team per la ricerca e soccorso in ambiente urbano (USAR) integrato da personale sanitario.

La Difesa, in coordinamento con la Protezione Civile, sta fornendo il suo contributo con mezzi e personale. Sono già arrivati a destinazione nella base aerea di Incirlik in Turchia i primi carichi di medicinali e materiale sanitario, grazie al secondo volo C130 dell’Aeronautica Militare decollato dall’aeroporto di Pisa. Il Ministero nel giorno del sisma aveva subito inviato un P180 con personale specializzato della Protezione Civile. Nella notte, con il primo C130, erano invece giunti aiuti e mezzi, tra cui anche personale sanitario. Inoltre dal Ministero è stata resa disponibile per l’impiego immediato anche un’unità navale della Marina Militare.

Gli esperti italiani, tra coloro che sono già sul campo e coloro che stanno arrivando in Turchia, sono al momento 68: 47 Vigili del Fuoco, 11 sanitari dei Sistemi Sanitari regionali di Toscana e Lazio e 10 funzionari del Dipartimento della Protezione Civile. La squadra di soccorritori ed esperti italiani si affianca alle 26 squadre europee impegnate nelle attività di ricerca, soccorso e assistenza medica provenienti da 19 Paesi Ue, per un totale di 1.150 soccorritori.

Rischio tsunami in Italia?

Esattamente 8 minuti dopo il terremoto, il Centro Allerta Tsunami (CAT) dell’INGV ha inviato al Dipartimento di Protezione Civile un messaggio di allerta tsunami per tutte le coste del Mediterraneo. Sebbene l’epicentro del terremoto sia avvenuto ad oltre 80 km dalla costa, l’estensione della faglia per un evento di questa magnitudo, stimata in circa 200 km, avrebbe potuto generare una deformazione del fondale marino, con conseguente tsunami.

Le previsioni indicavano un possibile arrivo dell’onda in Italia alle 6.30 lungo le coste calabresi. Per questa ragione e a scopo cautelativo, dalle 6.30, è stata interrotta la circolazione ferroviaria, iniziando dalle regioni meridionali di Sicilia, Calabria e Puglia. A Ischia, già duramente colpita dalle frane nei mesi scorsi, a scopo cautelativo ieri sono state chiuse le scuole. Sono rimasti invece aperti gli istituti scolastici a Procida, che sorgono in luoghi lontani dalla costa, ma il sindaco ha ricordato che “il rischio costante per la sicurezza sono i cedimenti dei costoni”.

Il problema è che anche “piccoli” tsunami che si abbattono dopo chilometri sulle coste con altezze di “appena” 30 o 40 centimetri possono essere molto pericolosi per le persone, perché arrivano comunque addosso a circa 40 chilometri l’ora, sufficienti per far cadere a terra e trascinare in mare qualsiasi adulto. In alcuni video di sorveglianza girati durante lo tsunami di Kos/Bodrum del 21 luglio 2017, si vede chiaramente come queste piccole onde di tsunami siano riuscite a spostare pesanti automobili per decine di metri verso l’interno della costa.

Gli esperti hanno spiegato che l’analisi dei dati del livello del mare ai mareografi più prossimi all’epicentro ha mostrato in effetti la presenza di uno tsunami nel Mar Mediterraneo orientale. Per questo motivo il CAT ha diramato un secondo messaggio di conferma che indicava appunto che uno tsunami si era effettivamente prodotto. Analisi successive hanno evidenziato l’assenza di altre anomalie significative nei mareografi greci e italiani.

L’allarme tsunami è stato poi revocato. Dopo meno di un’ora dal terremoto, Ferrovie dello Stato ha comunicato che il traffico lungo i binari era ripartito, anche se con diversi ritardi e cancellazioni.

Terremoto, ora è rischio epidemia sismica: cos’è e quali rischi

La situazione terremoti in Italia

Ma guardando all’Italia, come siamo messi? Qual è la situazione terremoti? Cosa rischiamo? Dobbiamo preoccuparci? Posto che l’unica arma contro un terremoto non è evitarlo, ma gestirlo, attraverso una sana prevenzione a livello geologico e interventi rapidi e certi in caso di emergenza, noi oggi sappiamo che l’Italia è un Paese a rischio.

Nel 2022, il numero totale di terremoti localizzati lungo lo Stivale è di poco superiore a quello del 2021: solo nel 2022, come riportano i dati dell’INGV-Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sono stati 16.302 gli eventi sismici registrati sul territorio italiano e nelle aree limitrofe dalla Rete Sismica Nazionale: una media di 44 terremoti al giorno, quasi 1 terremoto ogni 30 minuti.

I terremoti più forti sono stati localizzati al di fuori del territorio italiano o in mare lungo le coste, come nel 2021: eventi sismici di magnitudo pari o superiore a 5.0 sono avvenuti in Algeria, in Bosnia, nel Golfo di Policastro nel Tirreno, e nel Mare Adriatico.

Come sempre, anche lo scorso anno ci sono state numerose sequenze sismiche, ma generalmente di breve durata e con valori di magnitudo non elevati, ad eccezione di quella avvenuta lungo la Costa Marchigiana Pesarese, che è stata la più forte: iniziata la mattina del 9 novembre con due terremoti di magnitudo 5.5 e 5.2 avvenuti a circa un minuto di distanza tra loro, è stata sentita in un’area molto vasta dell’Italia centro settentrionale, in particolare lungo la costa Adriatica, dal Friuli alla Puglia, provocando anche lievi danni in alcuni comuni tra le province di Pesaro e Ancona. In totale, in poco meno di due mesi dal 9 novembre alla fine del 2022, nell’area della sequenza sono stati localizzati circa 740 terremoti, 3 di questi di magnitudo compresa tra 4.0 e 4.2.

Utile la sintesi realizzata dall’INGV per capire meglio il fenomeno terremoti in Italia nel 2022:

  • 16302 terremoti registrati e localizzati
  • 2207 terremoti di magnitudo pari o superiore a 2.0
  • 258 terremoti di magnitudo compresa tra 3.0 e 3.9
  • 27 terremoti di magnitudo compresa tra 4.0 e 4.9, 11 dei quali localizzati nei Paesi limitrofi all’Italia (Bosnia-Herzegovina, Albania, Grecia, Malta, Germania), alcuni nei mari circostanti la penisola (Adriatico, Tirreno) e soltanto 4 in terraferma italiana: uno con epicentro in provincia di Agrigento (Mw 4.1), uno in provincia di Catanzaro (Mw 4.3), uno in provincia di Reggio Emilia (Mw 4.3) e uno in provincia di Genova (Mw 4.0).
  • 6 eventi di magnitudo superiore o uguale a 5.0, tre dei quali avvenuti al di fuori del territorio italiano (Algeria e Bosnia), uno molto profondo nel Golfo di Policastro, e i due eventi principali della sequenza sismica Mar Adriatico al largo della Costa Marchigiana Pesarese. Il primo di magnitudo 5.5, avvenuto alle 7:07 del 9 novembre, è stato l’evento più forte registrato in Italia nel 2022.

Quali zone in Italia sono più a rischio terremoti

Il terremoto più forte su terraferma si è registrato in Calabria: magnitudo 4.3, sulla costa ionica in provincia di Catanzaro il 13 ottobre 2022 alle 00:44. Il più profondo è stato nel Tirreno meridionale il 2 giugno, con magnitudo 3.2 a 468 km di profondità. Come spiega l’Istituto, in tutta l’area compresa tra l’arco calabro e il Tirreno meridionale è in atto un processo di sprofondamento chiamato “subduzione“, responsabile dell’apertura del bacino tirrenico, che fino a pochi milioni di anni fa non esisteva: ecco perché in quest’area si stanno registrando da tempo terremoti anche molto profondi.

La regione che ha fatto registrare invece più terremoti di magnitudo pari o superiore a 2.0 è stata la Sicilia, con ben 184 eventi con questa magnitudo. A incidere chiaramente è anche la presenza dell’Etna, dove l’attività vulcanica è accompagnata da terremoti anche importanti: nel 2022 sono state inoltre attive diverse aree sia nella parte orientale dell’isola che in quella settentrionale e anche nelle Isole Eolie.

Se si contano invece anche terremoti molto piccoli di 2.0, il primato sarebbe condizionato dalla densità della rete sismica, più fitta in alcune zone d’Italia, e al primo posto ci sarebbero Marche e Umbria.

La regione con meno terremoti invece è, storicamente, la Sardegna, perché è la zona d’Italia più lontana dalle fasce in deformazione degli Appennini e delle Alpi, il che non significa che non ci sia sua sismicità rilevante, ma è senza dubbio più rara: sono state appena 16 infatti le scosse.

Raffica di terremoti in Italia: le zone più a rischio

In Italia è possibile un terremoto come quello di Turchia e Siria?

La domanda che tutti ci stiamo facendo in queste ore è: da noi sarebbe possibile un terremoto come quello che ha devastato la Turchia e la Siria? Per rispondere non possiamo dimenticare che la stima – perché chiaramente solo di stima si può parlare – della magnitudo del terremoto che rase al suolo Messina e Reggio Calabria nel 1908 è attorno a 7.1: le vittime allora furono almeno 125mila. E il problema grave, oltre alla distruzione, fu proprio anche che innescò delle frane sottomarine, un vero tsunami.

Ecco allora che senz’altro possiamo dire che l’Italia, soprattuto meridionale, è a rischio perché i danni di un terremoto di tale entità, non solo nelle aree urbane, sarebbero devastanti. Secondo gli esperti, tuttavia, la probabilità di superamento di una magnitudo 7.8 nel territorio italiano è molto bassa, quindi è molto improbabile che si verifichi un evento con un tale rilascio di energia.

Cosa fare in caso di maremoto

Se ci trovassimo di fronte a un maremoto, sapremmo cosa fare? Come spiega l’INGV, diversa è la situazione a seconda che ci si trovi in spiaggia o in una zona costiera, o in mare.

Se siamo in spiaggia o in una zona costiera:

  • allontaniamoci e raggiungiamo rapidamente l’area vicina più elevata, per esempio una collina o i piani alti di un edificio
  • avvertiamo le persone intorno a noi del pericolo imminente
  • corriamo seguendo la via di fuga più rapida. Non usiamo l’auto, perché con l’acqua, anche bassa, potrebbe diventare una trappola.

Se siamo in mare:

  • potremmo non accorgerci dei fenomeni che accompagnano l’arrivo di uno tsunami: per questo, è importante ascoltare sempre i comunicati radio
  • se siamo in barca e abbiamo avuto notizia di un terremoto sulla costa o in mare, dobbiamo andare al largo e non verso la costa. Se siamo in porto, il consiglio degli esperti è di abbandonare la barca e metterci al sicuro in un posto alto.