Il mondo digitale è un luogo tanto ricco di nuovi stimoli e opportunità quanto pericoloso. L’ennesima riprova giunge dal Canada, dov’è stato pubblicizzato e purtroppo venduto un vero e proprio “kit per il suicidio”.
Il solo pensiero che qualcosa del genere possa esistere fa rabbrividire chiunque, o quasi. L’idea può infatti addirittura risultare allettante per chi ha più volte pensato di farla finita ma non ha idea di come farlo senza soffrire. Molti nascondono dolori profondi dietro una maschera apparentemente serena. Altri, invece, esprimono chiaramente la propria sofferenza, magari legata a una lunga malattia che non lascia loro tregua o scampo.
Per persone di questo tipo il kit per il suicidio venduto online può rappresentare una tentazione. Lo stesso dicasi per chi vive una fase delicata ma passeggera, un periodo di profonda depressione che andrebbe trattato con sessioni di terapia e non sfruttato da un uomo a caccia di guadagni online.
Cos’è il kit per il suicidio
Allarme lanciato dall’Interpol del Canada, che ha investigato su un sedicente chef di Toronto, tale Kenneth Law, ritenuto responsabile della creazione di un kit per il suicidio, venduto online a numerose persone nel mondo.
L’uomo è stato in seguito arrestato e gli agenti hanno provveduto a bloccare alcuni siti riconducibili a lui. Il soggetto ha ammesso d’aver venduto il suo prodotto mortale a centinaia di utenti inglesi, tutti con tendenze suicide.
Si è regolarmente rivolto a un ufficio postale di Toronto, come se stesse spedendo delle cartoline, e oggi è accusato di consulenza e aiuto al suicidio. Una vicenda terribile che ha già reclamato le sue prime vittime. Stando a quanto riportato dal Daily Mail, infatti, si contano quattro decessi nel Regno Unito.
Morte a domicilio che nella mente di Kenneth Law era la concretizzazione dell’opera di Dio. Questo potere lo ha esaltato fino a rinunciare a qualsiasi tentativo di tutela. Ha infatti raccontato nel dettaglio come usare il veleno, con istruzioni approfondite, a un giornalista sotto copertura, fintosi un acquirente interessato.
Sono così comparsi i primi elementi che hanno consentito di ricostruire la tipologia di questo kit mortale, composto da maschere facciali e, soprattutto, da nitrito di sodio. Quest’ultimo comporta nausea, vomito, vertigini, ipotermia, cianosi, ipotensione e shock. Se assunto in dosi elevate, può risultare fatale per l’uomo.
Kit per il suicidio in Italia: la prima vittima
Non è stato coinvolto soltanto il Regno Unito nel progetto malsano di Kenenth Law. Anche in Italia sono giunti alcuni kit per il suicidio e, purtroppo, si registra la prima vittima. Si tratta di una donna di 63 anni, abitante della Valsugana, nella provincia di Trento.
Inutili i tentativi di soccorso, nonostante i genitori abbiano allertato l’intervento degli agenti. Ora la Procura di Trento ha aperto un’inchiesta per istigazione al suicidio. I fatti risalgono allo scorso 4 aprile ma la vicenda è proseguita.
Ha infatti avuto inizio una corsa contro il tempo per riuscire a rintracciare gli altri otto acquirenti italiani, residenti in diverse aree del Paese, nello specifico nelle province di Milano, Monza, Lecco, Bologna, Pavia, Roma, Napoli e Caserta. Tutti gli individui sono stati fortunatamente rintracciati dalle forze dell’ordine e stanno bene.