La truffa delle partite IVA “apri e chiudi”: chiuse 1.200

L’Agenzia delle Entrate ha chiuso molte partite IVA "apri e chiudi" che vivono giusto il tempo di qualche truffa, ma anche quelle ferme da troppo tempo

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Nel giro di soli due mesi e mezzo, sono state automaticamente concluse circa 1.200 partite IVA e un’altra quota di 500 aziende, le quali hanno emesso fatture per un valore complessivo di 2 miliardi di euro, ora sono oggetto di un attento scrutinio da parte delle autorità finanziarie. L’Agenzia delle Entrate sta ora focalizzando i propri sforzi sulle cosiddette partite IVA “apri e chiudi”, ossia aziende che spesso esistono soltanto per un breve periodo al fine di perpetrare truffe. Inoltre, vengono presi di mira anche i casi di partite IVA inattive da lungo tempo.

Come funziona la truffa della partita IVA “apri e chiudi”

Alla data del 31 luglio scorso, l’Agenzia, sotto la guida di Ernesto Maria Ruffini, aveva sospeso per un periodo di tre anni ben 800,000 partite IVA. A questi contribuenti verrà presto notificata la prossima chiusura dell’ufficio fiscale, conformemente alle disposizioni del Testo Unico delle Imposte sui Redditi. Tale testo stabilisce che una partita IVA possa essere cessata se, nei tre anni precedenti (specificamente nel 2019, 2020 e 2021), l’azienda non ha presentato le dichiarazioni IVA, né ha dichiarato redditi d’impresa o da lavoro autonomo.

In un lasso di tempo di 60 giorni dall’annuncio ufficiale dell’Agenzia, i contribuenti hanno l’opportunità di fornire spiegazioni dettagliate e, eventualmente, bloccare la procedura di chiusura.

La dinamica è molto diversa per le imprese e i professionisti che aprono e chiudono la loro attività in tempi molto brevi, spesso cercando di evitare il pagamento delle imposte. Grazie alle nuove disposizioni introdotte nell’ultima Legge di Bilancio, l’Agenzia delle Entrate è dotata di nuovi strumenti di controllo che sembrano essere efficaci nel contrastare tali comportamenti. Adesso, la sospensione dell’attività economica avviene per le partite IVA caratterizzate da un profilo di “evasione grave e/o sistematica e inadempimento fiscale” nell’ambito di attività che hanno una breve durata.

In tali circostanze, non vi è alcuna possibilità di elusione. Coloro che hanno la partita IVA sospesa possono richiedere un’altra partita soltanto mediante la presentazione di una garanzia triennale di almeno 50,000 euro, o un importo proporzionato alle violazioni commesse.

Partite IVA chiuse, la maggior parte in Lombardia e Lazio

Verso metà del mese di maggio, il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ruffini, ha delineato i criteri per l’individuazione delle partite IVA soggette a controllo, concentrate sul fenomeno delle partite “apri e chiudi”. In seguito all’esecuzione di queste verifiche, in un breve arco di settimane, sono state annullate circa 1.200 partite IVA. Di queste, una quota significativa è rappresentata da 359 provenienti dalla Lombardia e 254 dal Lazio, seguite da 166 in Campania, 105 in Toscana e Veneto, spesso riconducibili a cittadini stranieri.

Va inoltre sottolineato che, attraverso l’incrocio dei criteri di controllo appena introdotti con altre informazioni, sono venute alla luce ulteriori 500 partite IVA aperte negli anni 2021 e 2022, le quali richiedono ulteriori approfondimenti. Queste società presentano peculiarità soggettive anomale e conducono operazioni economiche di rilevante entità. Il totale delle fatture in fase di verifica raggiunge la cifra di 2 miliardi di euro, con un importo medio di circa 4 milioni di euro ciascuna.

Tali azioni di controllo si affiancano alle precedenti misure avviate nel 2020, indirizzate a individuare le cosiddette “cartiere”, ossia aziende prive di effettiva attività che emettono fatture false. Queste pratiche portano a generare crediti inesistenti, utilizzati poi per frodare il sistema fiscale. Da allora, sono state rilevate e intercettate 348 di queste situazioni, che hanno emesso fatture fittizie per un totale di 2,8 miliardi di euro.