Non sono positive le notizie per le famiglie italiane, in particolare per le più fragili: il prezzo del gas in bolletta continua a crescere ben più dell’inflazione. Se già in maggio vi era stato un aumento del 3,1% rispetto al mese precedente, a giugno l’incremento su maggio è stato del 3,8%. Secondo Arera, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, le tariffe hanno raggiunto il valore massimo del 2024 per la platea dei beneficiari del servizio di tutela della vulnerabilità, ovvero coloro che, dopo la fine del mercato tutelato a gennaio, hanno conservato alcune forme di agevolazione a causa della propria condizione di disagio. Si tratta di quanti:
- hanno più di 75 anni
- hanno una disabilità riconosciuta
- abitano in territori colpiti dalle emergenze (come alluvioni o terremoti)
- fruiscono del Bonus energia avendo un Isee non superiore 9.530 euro
Per questi il prezzo della sola materia prima gas, misurata come media mensile delle tariffe sul mercato all’ingrosso italiano, è salito lo scorso mese a 36,11 euro per MWh, a maggio era di 32,9859 euro e i mesi precedenti ancora più basso, come a febbraio, quando non superava i 27,84 euro. Questo naturalmente ha un impatto evidente anche sul prezzo al metro cubo. Considerando la conversione tra MWh e metro cubo di gas e tutte le spese accessorie il prezzo per una famiglia consumatrice media (cha fa uso di 1.100 metri cubi all’anno) è diventata a giugno di 107,55 centesimi di euro al metro cubo, appunto il 3,8% in più rispetto ai 103,66 centesimi di maggio.
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Prezzo del gas, cresce la materia prima, ma la componente del trasporto non cambia
Il prezzo del gas per le famiglie vulnerabili è formato da diverse componenti. La più importante chiaramente è rappresentata dalla materia prima, cioè il gas naturale, dal suo approvvigionamento e dalle attività connesse. Lo scorso mese, in questo caso, la tariffa è arrivata a 42,2 centesimi di euro per metro cubo, cioè l’8,6% in più rispetto ai 38,86 centesimi di maggio. È rimasto invariato, invece, il costo della vendita al dettaglio, 6,15 centesimi di euro.
L’importanza di queste voci di base, già rilevante, è diventata ancora più ampia in seguito a questi aumenti: materia prima gas naturale, costi di approvvigionamento e di vendita al dettaglio sono arrivati a costituire, insieme, il 44,95% del prezzo del gas complessivo per i consumatori più vulnerabili, contro il 43,6% di maggio.
Tra i motivi c’è anche il fatto che per altre componenti non ci sono stati aumenti o sono stati inferiori. Per esempio le spese per la distribuzione, la misura, il trasporto, il controllo della qualità del gas e quelle per la gestione del contatore non si sono mosse. Per giugno sono ammontate a 24,53 centesimi di euro al metro cubo, esattamente come a maggio e il loro peso sul prezzo complessivo per le famiglie è stato del 22,8%.
Le imposte a giugno sono contate per meno del 30%
Non ci sono stati cambiamenti neanche per quanto riguarda gli oneri di sistema, che sono rimasti a 2,95 centesimi di euro al metro cubo e la cui quota sul prezzo totale è così del 2,74%. In crescita, invece, sono state le imposte, che del resto si calcolano in proporzione sulla tariffa complessiva, e se questa sale, salgono anch’esse. A giugno sono arrivate a 31,73 centesimi di euro al metro cubo, l’aumento rispetto a maggio è stato tuttavia dell’1,8%, quindi inferiore di quello totale, ed è per questo motivo che il peso della tassazione su quanto le famiglie vulnerabili devono pagare è sceso sotto il 30%, al 29,5%.
Magra consolazione, in realtà, visto il rincaro generale, che colpisce anche chi è in una situazione di disagio, ma che ora, almeno, entreranno nel servizio di tutela della vulnerabilità anche per quanto riguarda la fornitura di energia elettrica.