Assicurazioni per animali: un mercato in crescita ma ancora poco percepito

Il mercato delle assicurazioni per animali in Italia non cresce come nel resto d'Europa: i motivi e le prospettive economiche per le famiglie

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Claudio Cafarelli

Giornalista e content manager

Giornalista pubblicista laureato in economia, appassionato di SEO e ricerca di trend, content manager per agenzie italiane e straniere

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Il settore del pet care e del pet food in Italia è ormai un asset rilevante non solo dal punto di vista sociale e culturale, ma anche economico. Durante l’Italian Pet Summit 2025 dedicata ai servizi innovativi per la tutela degli animali domestici, uno dei temi centrali è stato il costo legato al benessere dei pet e le prospettive del mercato assicurativo in questo ambito. Secondo i dati illustrati, il costo annuo per mantenere un animale in Italia si aggira intorno ai 1.000 euro, con variazioni che vanno dai 30 ai 100 euro mensili per nucleo familiare. Si tratta di una cifra che pesa sui bilanci delle famiglie, soprattutto per chi ha minori disponibilità economiche. Da qui la crescente attenzione verso strumenti di sostegno, come la riduzione dell’IVA sulle prestazioni veterinarie e sui prodotti per animali, o la possibilità di rendere più convenienti le polizze assicurative.

La proposta sull’IVA

Un disegno di legge presentato in Parlamento propone l’abbassamento dell’aliquota IVA dal 22% al 10% per pet food e cure veterinarie. “Non possiamo considerare un animale un bene di lusso” ha dichiarato la deputata Rosaria Tassinari, sottolineando come in Germania l’IVA sia stata abbattuta al 7%. L’obiettivo è duplice: rendere più accessibili i servizi e contrastare fenomeni come l’abbandono.

Il ruolo delle polizze assicurative

Proprio per questo le assicurazioni per animali sono viste come un possibile punto di equilibrio tra esigenze familiari e costi crescenti. Oggi il mercato vale circa 650 milioni di euro, con una stima di crescita a 750 milioni per il 2025. La penetrazione resta però limitata in Italia rispetto ad altri Paesi: in Svezia, ad esempio, il 90% dei cani e il 50% dei gatti è coperto da una polizza. In Italia, solo una parte ristretta dei proprietari sceglie di stipulare un’assicurazione, anche se il 51% degli intervistati in una recente ricerca si è dichiarato disposto a spendere tra i 200 e i 300 euro all’anno. Si tratta di una cifra in linea con il costo medio delle coperture disponibili, che si aggira sui 200 euro annui.

Secondo gli operatori del settore, ciò che frena la diffusione delle polizze non è tanto il prezzo, quanto una scarsa conoscenza dei prodotti assicurativi e la percezione che non siano necessari. “Il mercato è in crescita moderata ma costante” ha spiegato Stefano Vincenti di Groupama Assicurazioni, “ma serve un lavoro culturale per diffondere la consapevolezza sulla gestione del rischio”. Il potenziale è alto, considerando che due italiani su tre possiedono un animale domestico. La diffusione delle assicurazioni potrebbe garantire maggiore accesso alle cure veterinarie e favorire un sistema più equilibrato, capace di sostenere sia le famiglie sia i professionisti.

L’impatto sociale ed economico

Oltre al beneficio diretto per le famiglie, gli animali sono considerati anche un “ammortizzatore sociale”. Come ha spiegato Claudio La Rosa di MIAV, possedere un animale contribuisce a ridurre spese sociali, con un risparmio stimato in circa 4 miliardi di euro. Il settore veterinario italiano conta circa 36 mila professionisti e oltre 8.600 strutture, un numero molto elevato rispetto ad altri Paesi europei. Questo dato dimostra la vitalità del comparto, ma evidenzia anche una forte frammentazione che rende ancora più necessario un sostegno sistemico, sia attraverso interventi fiscali sia con una maggiore diffusione delle assicurazioni.

Le prospettive future

Il mercato delle polizze dedicate agli animali domestici in Italia appare destinato a crescere. La spinta normativa verso un’IVA più bassa, la maggiore attenzione alla prevenzione e la diffusione di modelli organizzativi più strutturati potrebbero favorire un salto di qualità. La sfida resta culturale: trasformare la percezione dell’animale da “lusso” a parte integrante della famiglia, con diritti e tutele riconosciute anche sul piano economico.