Cos’è la transizione ecologica e su cosa si basa

Scopri quali sono le caratteristiche della transizione ecologica e qual è il suo significato

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Pubblicato: 5 Aprile 2022 17:27Aggiornato: 11 Maggio 2024 17:03

Nel 2021 l’Italia ha visto la nascita del Ministero della Transizione Ecologica (il MITE) che, sostituendo il vecchio Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, ne ha inglobato tutte le competenze acquisendone alcune di nuove, tra cui le competenze chiave nel processo di transizione ecologica.

Con l’avvento del Governo Meloni nel 2022, il dicastero ha però cambiato nuovamente denominazione nel giro di poco più di un anno, diventano il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE). Ma con il concetto di transizione ecologica sempre al centro della sua missione, in scia al resto del mondo. Ma cosa si intende in concreto con “transizione ecologica”?

Cos’è la transizione ecologica

Con transizione ecologica si intendono tutte quelle politiche territoriali, ambientali ed energetiche che portino il Paese dall’attuale stato di “arretratezza” a uno stato di virtuoso utilizzo di energie rinnovabili. Questa transizione sarà attuabile soltanto attraverso politiche a favore dell’ambiente e della transizione energetica. In altre parole la transizione ecologica si pone come obiettivo la costruzione di un nuovo sistema economico, culturale e sociale su scala globale che rispetti i criteri di sostenibilità ambientale e rispetto del pianeta.

Lo snodo è dunque chiaro: la produzione di energia pulita, rinnovabile e a basso impatto ambientale. Circa l’85% di energia utilizzata in tutto il mondo ogni giorno proviene (ancora) dal consumo di combustibili di origine fossile (petrolio e derivati), mentre soltanto il restante 15% proviene da fonti di produzione di energia sostenibile e rinnovabile (nucleare e altre fonti).

La transizione “verde” è al centro dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che stabilisce nel dettaglio le misure ecologiche urgenti richieste per contrastare i cambiamenti climatici e tutelare la Terra. Tra queste spiccano la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, la completa decarbonizzazione, l’adozione di soluzioni tecnologiche avanzate e l’utilizzo di fonti rinnovabili.

Per l’Italia, in particolare, è stata sottolineata l’assoluta importanza di raggiungere al più presto lo status di “carbon neutral“, azzerando le emissioni di CO2 che le quotidiane attività umane, come gli spostamenti, il riscaldamento e la produzione, producono ogni minuto di ogni giorno di ogni anno. Si presenta dunque come assolutamente impellente la necessità di cambiare rotta, per non rischiare che l’attività umana odierna porti ben presto il pianeta verso una deriva irreversibile.

Come mettere in pratica la transizione ecologica

Partendo dal presupposto che un’inversione di rotta significa un drastico cambiamento nella vita e nelle abitudini di ognuno di noi, il Ministero ha delineato scenari futuri, immaginando una generale trasformazione che coinvolga tutti i settori della vita e dell’economia del Paese. Ridurre l’impatto negativo che abbiamo sull’ambiente sarà infatti possibile soltanto modificando profondamente il paradigma del nostro modello di sviluppo. Ma come? Adeguandosi rapidamente a quelli che sono i modelli dell’economia circolare.

Le risorse a disposizione non sono infinite, spiegano gli ecologisti, ed è quindi necessario aderire a un sistema di produzione che consenta di prendere una materia e non esaurirsi, ma continuamente utilizzarla, trasformandola.

Perché è importante

Gli esperti prevedono che le temperature globali aumenteranno in media di circa 2 gradi entro i prossimi sette anni. I cambiamenti radicali necessari a invertire questa rotta letale metteranno in discussione anni, decenni e secoli di scelte umane che hanno causato danni all’ecosistema e alla biodiversità della Terra.

Una rivoluzione che parte quindi dai piccoli gesti quotidiani di ognuno di noi, che vanno dalle dieta ai trasporti, passando per l’agricoltura e l’edilizia. Tutti settori non considerati primari nell’economia della transizione, ma che adesso assumono un’importanza fondamentale per salvaguardare il capitale naturale.

I cinque punti della transizione ecologica

Per riuscire ad aderire a questo nuovo modello di economia circolare, nel 2021 il Ministero per la Transizione Ecologica ha stilato una lista di cinque punti cardine che, se applicati con metodo e rigore, saranno in grado di accompagnare l’Italia e i suoi abitanti ad una completa e soddisfacente transizione ecologica ed energetica, con notevoli vantaggi sia sulla salute dell’ambiente che su quella di chi lo abita.

1.Transizione energetica basata sulle rinnovabili

Come anticipato, per ridurre l’emissione quotidiana di CO2, un grande intervento dovrà essere attuato a favore della transizione energetica. Fortunatamente tanti si muovono uniti su questo fronte: con gli accordi sul Clima di Parigi del 2015, grazie ai quali l’Unione Europea, e tutti gli altri Stati che hanno deciso di aderire al piano, si impegna a ribassare fino all’azzeramento le proprie emissioni inquinanti entro non oltre il limite del 2050.

2.Agricoltura ed economia circolare

Anche il settore agricolo avrà bisogno di una consistente riforma con l’introduzione di misure migliorative. Saranno necessari investimenti per la transizione verso un modello agroecologico, riducendo le emissioni di CO2 con la diminuzione del numero di animali allevati e riducendo l’utilizzo di pesticidi dannosi in virtù di un’agricoltura biologica. L’economia circolare sarà invece attuata prevenendo la produzione di rifiuti e impiegando in maniera alternativa quelli che vengono prodotti per necessità.

3.Mobilità a zero emissioni

Il settore dei trasporti è uno dei punti cardine degli interventi per la transizione ecologica, basti pensare che tanta parte delle emissioni di anidride carbonica giornaliera viene rilasciata dal settore dei trasporti. Attualmente si punta ad una mobilità sostenibile a zero emissioni, introducendo agevolazioni e incentivi con l’obiettivo di veder circolare, entro il 2030, almeno sei milioni di veicoli elettrici.

4.Stop alle trivelle

Passo successivo ma fondamentale della transizione ecologica è lo “stop alle trivelle”, e cioè alle perforazioni in cerca di nuovi giacimenti di combustibile fossile che sfruttano e danneggiano il territorio, incentivando la mobilità tradizionale a propulsione fossile.

5.Tutela della biodiversità

La tutela della biodiversità è e deve essere considerato un dovere prima di tutto morale: si avverte la necessità di preservare, e reintegrare dove necessario, l’integrità degli ecosistemi. Questo si traduce nel concreto in opere di salvaguardia della biodiversità marina e della tutela del patrimonio boschivo.