Spreco alimentare, il 10% avviene in casa, i Millenials i più attenti a ridurre gli sprechi

La Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti ci invita a scoprire come leggere correttamente le etichette al fine di ridurre lo spreco alimentare domestico

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Pubblicato: 18 Novembre 2024 14:33

Ogni anno, in Europa e nel resto del mondo, si generano tonnellate di sprechi alimentari, con effetti devastanti sull’ambiente. Questo fenomeno, che contribuisce in modo significativo all’inquinamento e alla perdita di risorse naturali, è un problema crescente che necessita di un impegno globale per essere affrontato.

Secondo i dati Eurostat, una parte rilevante dello spreco alimentare avviene nelle case private, dove si stima che ben il 54% dello spreco complessivo provenga proprio dalle abitazioni. Questo dato evidenzia la necessità di una maggiore consapevolezza nelle abitudini alimentari e una gestione più efficiente delle risorse domestiche.

Un aspetto importante che contribuisce a questo spreco è la scarsa comprensione delle date di scadenza presenti sulle etichette dei prodotti alimentari. Infatti, si stima che il 10% dello spreco alimentare domestico sia direttamente legato a una errata interpretazione delle etichette, in particolare quelle che indicano la data di scadenza e il termine minimo di conservazione. Molti consumatori, purtroppo, tendono a scartare i cibi che hanno superato queste date, anche se spesso sono ancora perfettamente commestibili.

Lo spreco alimentare ha conseguenze significative sull’ambiente e sulla società:

  • Spreco di risorse: per produrre cibo vengono utilizzate grandi quantità di acqua, energia e terra coltivabile. Buttare via il cibo significa sprecare tutte queste risorse;
  • Aumento delle emissioni di gas serra: la produzione e lo smaltimento del cibo producono emissioni di gas serra, contribuendo al cambiamento climatico;
  • Impatto sui costi: lo spreco alimentare aumenta i costi di produzione e di distribuzione del cibo, incidendo sul prezzo finale pagato dai consumatori.

Educare i consumatori a una corretta lettura delle etichette e a un uso più consapevole delle proprie risorse potrebbe ridurre significativamente questo tipo di spreco, contribuendo a un miglioramento sia dal punto di vista ambientale che economico.

Consapevolezza sulle etichette alimentari durante la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti

In occasione della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (Serr), che si celebra dal 16 al 24 novembre e che quest’anno si concentra sul tema dello spreco alimentare, l’azienda sociale Too Good To Go, conosciuta per il suo impegno nella riduzione degli sprechi attraverso il suo marketplace per le eccedenze alimentari, ha condotto un sondaggio in collaborazione con Opinium. Lo studio aveva lo scopo di esaminare la corretta interpretazione delle etichette alimentari da parte degli italiani, oltre a investigare l’uso dei propri sensi quando si tratta di consumare alimenti.

I risultati emersi dallo studio evidenziano un quadro complesso e non uniforme: sebbene gli italiani sembrano consapevoli dell’impatto che lo spreco alimentare ha sull’ambiente e dichiarino di conoscere il significato delle etichette alimentari, la loro attitudine verso queste informazioni è tutt’altro che lineare. Infatti, molti consumatori ripongono fiducia nelle etichette per valutare la sicurezza e la qualità dei prodotti, ma quando si tratta di tradurre questa consapevolezza in azioni concrete, le cose non sempre vanno come previsto.

In particolare, sebbene siano in grado di comprendere le informazioni riportate sulle etichette, non tutti mettono in pratica questa conoscenza. Quando si parla di prodotti scaduti o con date di consumo ravvicinate, molti si affidano ancora troppo alle indicazioni scritte, trascurando i propri sensi (come l’olfatto e la vista) per giudicare se un prodotto è ancora commestibile. Ciò avviene nonostante, in realtà, alcuni alimenti possano essere consumati anche dopo la data di scadenza indicata, se conservati correttamente.

Questa discrepanza tra consapevolezza teorica e comportamento pratico rappresenta una delle cause principali dello spreco alimentare domestico. Se gli italiani cominciassero a utilizzare meglio i propri sensi, molti prodotti ancora perfettamente buoni potrebbero essere risparmiati dalla spazzatura, riducendo significativamente l’impatto ambientale e i costi legati agli sprechi.

Comprendere le etichette alimentari per ridurre lo spreco domestico

Quando si osserva un prodotto alimentare, è fondamentale prestare attenzione e comprendere le principali differenze tra le due etichette più comuni che si possono trovare. Queste etichette forniscono informazioni cruciali sulla sicurezza e sulla qualità degli alimenti, e la loro corretta interpretazione è essenziale per evitare sprechi inutili. La prima etichetta che merita attenzione è quella che riporta la data di scadenza “da consumare entro”. Questa indicazione è di vitale importanza per garantire la sicurezza alimentare. In sostanza, quando un prodotto supera la data indicata, non dovrebbe più essere consumato. Ciò è dovuto al fatto che, oltre quel termine, il rischio di deterioramento del cibo aumenta, e con esso anche la possibilità di intossicazioni alimentari. Pertanto, questa etichetta deve essere considerata un punto di riferimento per la salute e la sicurezza del consumatore.

D’altra parte, la dicitura “da consumare preferibilmente entro” si riferisce al termine minimo di conservazione degli alimenti. Questa etichetta indica la data entro la quale il prodotto raggiunge il suo massimo livello di qualità. In questo caso, se gli alimenti sono stati conservati in modo adeguato, possono essere ancora consumati anche dopo tale data, senza compromettere la sicurezza. Affidarsi ai propri sensi diventa quindi una strategia utile: osservare l’aspetto del cibo, annusarlo e assaggiarlo può aiutare a stabilire se sia ancora buono da mangiare.

È importante notare che, secondo le statistiche, il 10% degli sprechi alimentari domestici deriva da un’errata interpretazione delle etichette. Questo dato evidenzia l’urgenza di migliorare la sensibilizzazione riguardo alle informazioni presenti sulle confezioni degli alimenti. Chiarire le intenzioni e i comportamenti degli italiani in relazione a queste etichette può contribuire a una maggiore consapevolezza e, di conseguenza, a una riduzione degli sprechi alimentari.

Per affrontare questo problema, è utile promuovere campagne di informazione che spieghino in modo semplice e chiaro il significato delle etichette, educando i consumatori a interpretarle correttamente. In questo modo, si potrebbe non solo migliorare la gestione del cibo nelle abitazioni, ma anche promuovere un approccio più sostenibile nei confronti del consumo alimentare.

La consapevolezza e le abitudini alimentari degli italiani, un’indagine sullo spreco domestico

Un’indagine condotta da Too Good To Go ha rivelato che, sebbene una grande maggioranza degli italiani (81%) affermi di comprendere il significato dell’indicazione “da consumarsi preferibilmente entro” sulle etichette alimentari, la realtà dell’uso quotidiano mostra un quadro diverso. Infatti, quasi un terzo dei consumatori (30%) ammette di gettare frequentemente o sempre il cibo una volta superata tale data. Questo comportamento non solo alimenta lo spreco domestico, ma riflette una mancanza di fiducia nelle informazioni fornite dalle etichette e un’errata interpretazione della loro importanza.

Ecco alcuni dati significativi emersi dall’indagine:

  • 81% dei consumatori italiani è consapevole del significato dell’indicazione “da consumarsi preferibilmente entro”;
  • 30% degli italiani ammette di gettare il cibo una volta superata tale data;
  • La Generazione Z è quella che spreca di più, con un tasso di spreco del 42%;
  • I Millennials, al contrario, sono più attenti, con solo il 21% che butta via il cibo oltre la data di scadenza;
  • 67% dei Millennials si affida ai propri sensi (vista, olfatto, gusto) per valutare la qualità degli alimenti, mentre solo il 52% degli italiani ha fiducia nel proprio giudizio sensoriale.

Questi dati evidenziano una contraddizione tra la consapevolezza dichiarata e le abitudini pratiche: pur essendo informati sul significato delle etichette, molti consumatori continuano a fare scelte che portano allo spreco di cibo ancora commestibile, soprattutto a causa di una comprensione errata dei termini utilizzati nelle etichette alimentari. Questo comportamento è alimentato dalla paura di consumare cibi ritenuti scaduti, anche quando in realtà sono ancora sicuri da mangiare.

Too Good To Go, attraverso la sua iniziativa, sta cercando di contribuire a cambiare questi comportamenti, sensibilizzando i consumatori sull’importanza di rivedere le proprie abitudini alimentari. La consapevolezza riguardo all’uso corretto delle etichette e l’affidarsi ai propri sensi per valutare la freschezza degli alimenti sono azioni fondamentali per ridurre lo spreco e promuovere un consumo più sostenibile. Come affermato da Mirco Cerisola, Country Director di Too Good To Go Italia, ogni anno tonnellate di cibo perfettamente commestibile vengono sprecate nelle case degli italiani, spesso a causa di fraintendimenti sulle etichette alimentari, e l’azienda si impegna quotidianamente a educare e sensibilizzare il pubblico su questi temi.

L’iniziativa “Etichetta Consapevole”, un passo verso la riduzione dello spreco alimentare

Per affrontare il problema dello spreco alimentare, Too Good To Go ha lanciato nel 2021 l’iniziativa “Etichetta Consapevole”. Questa iniziativa è stata realizzata in collaborazione con alcune delle principali aziende di beni di consumo del mondo, tra cui Unilever, Danone, Carrefour, Nestlé e Bel Group. L’obiettivo è invitare le persone ad utilizzare i propri sensi per valutare lo stato dei prodotti alimentari che hanno superato la data “da consumarsi preferibilmente entro”. Questo significa osservare, annusare e assaggiare il prodotto per determinare se è ancora commestibile, riducendo così lo spreco alimentare.

Ad oggi, in Italia, l’etichetta “Osserva, Annusa, Assaggia” conta 47 brand aderenti al progetto ed è presente su oltre 300 referenze. Questa etichetta viene stampata annualmente su oltre 390 milioni di confezioni, raggiungendo un vasto pubblico di consumatori. Secondo l’indagine di Too Good To Go, più di un terzo degli intervistati (36%) dichiara di aver visto o sentito parlare dell’etichetta, con una particolare attenzione da parte dei Millennials (58%). Questo dimostra che l’iniziativa sta avendo un impatto significativo sulla consapevolezza dei consumatori.

L’Etichetta Consapevole di Too Good To Go è presente in 15 Paesi e vanta 532 partner attivi in tutto il mondo. Ogni anno, l’etichetta viene stampata su 6 miliardi di prodotti, guidando i consumatori verso comportamenti più consapevoli, attenti e sostenibili per il Pianeta. Questo sforzo collettivo è fondamentale per ridurre lo spreco alimentare e promuovere un consumo più responsabile.

“Oggi l’Etichetta Consapevole di Too Good To Go è presente in 15 Paesi, vanta 532 partner attivi in tutto il mondo, ed è stampata su 6 miliardi di prodotti ogni anno. Siamo orgogliosi di lavorare con così tante aziende e di riuscire a generare un così grande impatto in modo allargato, guidando i consumatori verso comportamenti più consapevoli, attenti e sostenibili per il Pianeta” conclude Mirco Cerisola.