Il rapporto Pendolaria 2025 di Legambiente mostra una situazione paradossale relativamente alla gestione delle infrastrutture e dei trasporti in Italia.
La più lampante, assumendo il punto di vista di Legambiente, riguarda il progetto del Ponte sullo Stretto al quale vengono destinati quasi 15 miliardi di euro per poco più di 3 km, mentre con solo un terzo di quella cifra si stanno realizzando 250 km di nuove linee tranviarie in 11 città. Nel frattempo, il trasporto pubblico italiano continua a subire tagli. E nel 2024 sono circolati 185 treni regionali in meno rispetto all’anno precedente, a causa del ritiro dei mezzi più vecchi non sostituiti da nuovi convogli.
Indice
Il report Pendolaria 2025 di Legambiente
La 20ª edizione del rapporto Pendolaria di Legambiente, presentato a Roma presso la Stazione Termini, fa emergere un quadro preoccupante con un sistema di trasporti penalizzato da scelte politiche sbilanciate, cronica mancanza di fondi e conseguenze sempre più pesanti per studenti, lavoratori e famiglie. A peggiorare la situazione, anche l’aumento degli eventi climatici estremi (26 solo nel 2025), che aggravano i disagi per chi si sposta quotidianamente.
Il report Pendolaria 2025 denuncia una scelta politica strutturale: continuare a investire miliardi in infrastrutture stradali e opere monumentali mentre la mobilità quotidiana di milioni di persone resta inefficiente. Autostrade talvolta poco battute, superstrade in perdita e progetti ad alto impatto ambientale assorbono risorse che potrebbero essere destinate a ferrovie regionali, metropolitane e tranvie, con benefici immediati su ambiente, salute ed economia locale.
Il Ponte sullo Stretto di Messina è indicato da Legambiente come un’opera faraonica per eccellenza: costi lievitati fino a 14,7 miliardi di euro, impatti ambientali gravissimi, benefici sulle performance dei trasporti marginali. Il rapporto ricostruisce anche il fronte giuridico, culminato nel mancato visto della Corte dei Conti sulla delibera Cipess, che solleva dubbi sulla sostenibilità economica e sul rispetto delle direttive ambientali europee.
Secondo i dati del report Pendolaria, il vero gap italiano rispetto agli altri Paesi europei è la carenza di infrastrutture di trasporto rapido di massa: l’Italia dispone di meno chilometri di metropolitane di singole città come Madrid o Parigi. Negli ultimi dieci anni si sono inaugurati in media solo 2,85 km di metro e 1,28 km di tranvie all’anno: numeri incompatibili con le esigenze delle grandi aree urbane e con gli obiettivi climatici.
Tagli ai finanziamenti e cantieri bloccati
Il report Legambiente 2025 sulla mobilità evidenzia i tagli e le rimodulazioni dei fondi per opere strategiche: metro C a Roma, prolungamento della M4 a Milano, collegamento Afragola-Napoli. A questi si aggiungono cantieri in ritardo cronico, progetti ridimensionati o sospesi e casi emblematici di cattiva programmazione, che trasformano investimenti pubblici in opere incomplete o scarsamente funzionali.
Regionali fra treni meno vetusti e meno corse
Tra le poche buone notizie, l’età media dei treni regionali scende a 14,7 anni e cresce leggermente il numero di viaggiatori giornalieri. Tuttavia, il numero complessivo di treni in servizio diminuisce, con effetti negativi su frequenze, puntualità e affollamento. Senza un aumento strutturale del Fondo Nazionale Trasporti, il miglioramento del materiale rotabile rischia di restare un risultato isolato.
Emergenza climatica
Pendolaria richiama l’attenzione sull’emergenza climatica: gli eventi climatici estremi vanno a danneggiare reti già fragili. Alluvioni, frane e ondate di calore rendono evidente quanto sia urgente investire in infrastrutture più resistenti.