Due nuovi studi condotti dal Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Cmcc), in qualità di partner del progetto Inhale, finanziato dalla Fondazione Cariplo e coordinato dall’Università Bocconi, con la collaborazione di Legambiente Lombardia, hanno ulteriormente confermato che le emissioni del settore agricolo, in particolare quelle provenienti dagli allevamenti, esercitano un forte impatto sulla qualità dell’aria e, di conseguenza, sulla salute pubblica nella Pianura Padana.
Il progetto Inhale, nato con l’obiettivo di studiare e mitigare gli effetti dell’inquinamento atmosferico, si concentra sulle diverse fonti di emissioni inquinanti e sul loro impatto sulla popolazione e l’ambiente. I risultati emersi dai recenti studi sottolineano come le attività agricole, spesso trascurate nei dibattiti sull’inquinamento atmosferico, rappresentino invece una componente cruciale del problema. Le emissioni di ammoniaca e altri composti volatili derivanti dai processi di allevamento si combinano con altri inquinanti atmosferici, contribuendo significativamente alla formazione del particolato fine (PM2,5 e PM10), noto per i suoi gravi effetti sulla salute umana.
In una nota, il Cmcc ha spiegato che: “Nonostante la parziale sospensione del settore dei trasporti e delle attività industriali durante i lockdown del 2020 dovuti all’epidemia di Covid-19, i livelli di particolato nell’atmosfera nel nord Italia sono rimasti elevati. Questo evento, sorprendente quanto significativo, evidenzia come l’inquinamento atmosferico da particolato sia una delle principali preoccupazioni per la salute del pianeta e delle persone”. Tale osservazione mette in luce come le fonti di inquinamento siano molteplici e come sia necessario un approccio olistico per affrontare la questione dell’inquinamento atmosferico.
La Pianura Padana, già nota per essere una delle aree più inquinate d’Europa, deve quindi affrontare la sfida di ridurre non solo le emissioni derivanti dai trasporti e dalle industrie, ma anche quelle del settore agricolo. Le politiche di mitigazione devono essere integrate e devono includere soluzioni innovative per ridurre le emissioni di ammoniaca dagli allevamenti, come l’adozione di tecnologie più pulite e pratiche di gestione più sostenibili.
Questi studi offrono una base scientifica solida per promuovere politiche pubbliche più efficaci e mirate, in grado di migliorare la qualità dell’aria e tutelare la salute dei cittadini. È fondamentale che tali evidenze scientifiche siano prese in considerazione dai decisori politici per sviluppare strategie che riducano l’impatto ambientale delle attività agricole, proteggendo così l’ambiente e la salute pubblica.
Indice
L’ombra dell’agricoltura sull’inquinamento atmosferico
“Le politiche ambientali hanno a lungo puntato i riflettori su trasporti e industria come principali responsabili dell’inquinamento atmosferico. Tuttavia, studi recenti condotti dal Cmcc in collaborazione con Legambiente Lombardia e l’Università Bocconi hanno svelato un volto meno noto del problema: l’agricoltura. Le attività agricole, in particolare gli allevamenti intensivi, stanno emergendo come una fonte significativa di inquinamento, soprattutto nella Pianura Padana. Nell’ambito del progetto Inhale, i ricercatori hanno approfondito l’impatto di queste attività sulla salute umana, analizzando le principali modalità di inquinamento e valutando i benefici potenziali di una riduzione delle emissioni.”
Nuove evidenze scientifiche impongono un cambio di rotta nelle politiche ambientali
Nel recente studio “The formation of secondary inorganic aerosols: A data-driven investigation of Lombardy’s secondary inorganic aerosol problem“, i ricercatori hanno sfruttato la riduzione delle emissioni non agricole durante il lockdown per analizzare la complessa relazione tra emissioni di ammoniaca, biossido di azoto e concentrazioni di aerosol inorganici secondari, utilizzando tecniche di machine learning. I risultati dello studio mostrano che l’agricoltura è il principale produttore di emissioni di ammoniaca nella Pianura Padana e che contribuisce in modo sostanziale alla formazione di particolato secondario e al deterioramento della qualità dell’aria. Questi risultati suggeriscono che le strategie per migliorare la qualità dell’aria dovranno tenere in considerazione simultaneamente la riduzione dei precursori del particolato: ammoniaca e ossidi di azoto, prosegue il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici.
L’impatto dell’agricoltura sull’inquinamento atmosferico nella Pianura Padana
Dal punto di vista scientifico, il contributo dell’agricoltura all’inquinamento atmosferico nella Pianura Padana è chiaro. Questo studio fornisce prove evidenti che il settore deve entrare a far parte di una strategia più ampia per la qualità dell’aria, afferma Francesco Granella, ricercatore presso il Cmcc e autore principale dello studio.
Oltre all’impatto dell’agricoltura sull’inquinamento atmosferico, un altro nuovo studio, intitolato “Impacts of Agriculture on PM10 Pollution and Human Health in the Lombardy Region in Italy“, valuta l’impatto dell’agricoltura sull’inquinamento da PM10, con particolare enfasi sul ruolo dell’agricoltura intensiva sull’inquinamento e la salute pubblica, annuncia il Cmcc.
“Abbiamo dimostrato che lo spargimento di letame in Lombardia contribuisce al deterioramento della qualità dell’aria in inverno, poiché viene rilasciata ammoniaca nell’atmosfera”, ha affermato Stefania Renna, ricercatrice presso il Cmcc, dottoranda presso il Politecnico di Milano e leader dello studio, che si è avvalso anche dei dati di Arpa Lombardia.
“Questa ricerca offre informazioni su come ridurre più efficacemente il PM2,5 secondario inorganico e, a differenza della letteratura esistente, si basa esclusivamente su dati misurati a livello del suolo”, ha concluso Lara Aleluia Reis del Cmcc.
L’ammoniaca e la formazione di particolato secondario nella Pianura Padana
Come evidenziato da Legambiente Lombardia nel suo comunicato stampa, l’ammoniaca, gas rilasciato dai liquami zootecnici e dai campi fertilizzati intensivamente con urea e letami, è la principale responsabile della formazione di particolato secondario (PM10) sotto forma di sali solidi, in particolare solfati e nitrati d’ammonio.
Nelle polveri che si respirano a Milano e nelle altre città della Lombardia, non ci sono solo fuliggine da combustione e polveri derivanti dall’usura di freni e pneumatici, ma anche, e in misura sempre crescente, microscopici cristalli di sali ammoniacali. Tra questi, il più importante è il nitrato di ammonio, che si forma dalla combinazione di due sostanze tossiche: l’ammoniaca e gli ossidi d’azoto (NOx). Questi ultimi vengono liberati principalmente dai motori diesel.
La formazione di questo particolato solido avviene prevalentemente nei mesi freddi. Questo fenomeno, insieme alla frequente stagnazione dell’aria nella conca padana dovuta a condizioni meteorologiche sfavorevoli, spiega perché durante l’estate i livelli di polveri sottili nell’aria sono mediamente più bassi e meno preoccupanti.
Legambiente sottolinea l’importanza di considerare anche queste fonti di inquinamento quando si affronta il problema della qualità dell’aria. È cruciale, infatti, integrare strategie che riducano non solo le emissioni da combustione, ma anche quelle derivanti dalle attività agricole e zootecniche. Solo attraverso un approccio integrato sarà possibile migliorare significativamente la qualità dell’aria nella regione e proteggere la salute pubblica.
La necessità di riformare il settore zootecnico per migliorare la qualità dell’aria in Pianura Padana
L’inquinamento dell’aria in Pianura Padana è il risultato di una forte concentrazione di fonti emissive entro uno spazio geografico circoscritto. Tra queste fonti, quelle legate agli allevamenti intensivi non sono affatto secondarie. Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia e co-autore della ricerca, sottolinea che, sebbene molto sia stato fatto per ridurre le emissioni in diversi settori produttivi, gli sforzi nel settore zootecnico rimangono insufficienti. Questo è particolarmente preoccupante per la Lombardia, che presenta una delle intensità di allevamento più alte d’Europa.
Secondo i dati per la Lombardia, nell’ultimo ventennio le emissioni di ammoniaca di origine agricola si sono ridotte solo del 7%, mentre le emissioni di altri inquinanti generati da tutti i settori si sono pressoché dimezzate. Questo divario evidenzia la necessità di un intervento urgente e mirato nel settore zootecnico.
Non c’è speranza di vedere un sostanziale miglioramento della qualità dell’aria senza una ristrutturazione degli ordinamenti produttivi dell’agricoltura padana. Questo intervento deve includere misure di mitigazione efficaci e una significativa riduzione del numero di animali allevati. Solo attraverso un approccio integrato e deciso sarà possibile affrontare il problema dell’inquinamento dell’aria nella regione e proteggere la salute dei suoi abitanti.
Di Simine enfatizza che è essenziale sviluppare politiche ambientali che tengano conto dell’impatto significativo degli allevamenti intensivi. La riduzione delle emissioni di ammoniaca, un noto precursore del particolato secondario, è fondamentale per ridurre la formazione di particolato fine (PM2,5 e PM10), che rappresenta un grave rischio per la salute pubblica.
In conclusione, per ottenere un’aria più pulita in Pianura Padana, è necessario non solo continuare gli sforzi per ridurre le emissioni industriali e di trasporto, ma anche affrontare con decisione le emissioni provenienti dal settore zootecnico. Questo richiede un impegno coordinato tra governo, agricoltori e organizzazioni ambientali per sviluppare e implementare soluzioni sostenibili e efficaci.
Promuovere la sostenibilità ambientale attraverso la collaborazione scientifico-politica
Nuovi progetti per migliorare la qualità dell’aria a Milano
A Milano sono stati avviati i primi due progetti proposti dall’Assemblea Permanente dei Cittadini sul Clima, un’iniziativa del Piano Aria e Clima del Comune di Milano che coinvolge ogni anno un gruppo di cittadini selezionati per sorteggio.
- La prima iniziativa, incentrata sull’educazione alimentare, è diventata realtà grazie alla collaborazione tra la Food Policy e le scuole coinvolte nel progetto “School Food 4 Change”. Dopo la creazione dei Vademecum “50 consigli per un’alimentazione sana e sostenibile” e “Milano mangia locale”, è stata lanciata una campagna di sensibilizzazione nelle scuole per diffondere la conoscenza dei mercati e dei prodotti agricoli locali. L’obiettivo principale di questa iniziativa è promuovere la consapevolezza sull’importanza di un’alimentazione sana e sostenibile, incoraggiando pratiche alimentari rispettose dell’ambiente. La campagna mira a stimolare un dialogo continuo su queste tematiche tra studenti, insegnanti e comunità scolastica, favorendo una cultura alimentare che valorizzi i prodotti locali e le scelte alimentari sostenibili. Inoltre, si prevede di organizzare eventi e workshop nelle scuole per coinvolgere attivamente gli studenti e le loro famiglie, creando un impatto duraturo sulle abitudini alimentari della comunità.
- La seconda proposta riguarda il potenziamento dell’attuale Sportello Energia comunale, trasformandolo in un vero e proprio one-stop-shop. Questo sportello diventerà un punto di riferimento essenziale per i cittadini in cerca di informazioni e supporto sull’energia e l’adattamento ai cambiamenti climatici. L’obiettivo è fornire ai milanesi gli strumenti conoscitivi necessari per affrontare e mitigare le conseguenze del cambiamento climatico. Lo sportello intende ottimizzare la raccolta delle informazioni, garantendo l’accesso a soluzioni esistenti, incentivi, procedure, misure e tecnologie disponibili. Le funzioni dello sportello includeranno consulenze su come ridurre i consumi energetici, adottare fonti di energia rinnovabile e implementare misure di adattamento climatico nelle abitazioni e nelle attività commerciali. Inoltre, continuerà a fornire supporto per cittadini e tecnici di settore sulla corretta manutenzione e gestione degli impianti termici. Si prevede anche di ampliare i servizi offerti, includendo sessioni informative e corsi di formazione per sensibilizzare ulteriormente la popolazione sulle tematiche energetiche e ambientali.
Iniziative milanesi per un futuro sostenibile: due progetti in primo piano
L’Assemblea Permanente dei Cittadini per il Clima sta dimostrando il suo successo attraverso un coinvolgimento partecipativo e corale, come sottolinea Elena Grandi, assessora al Verde e all’Ambiente. Questo gruppo di cittadine e cittadini sta effettivamente influenzando le decisioni dell’Amministrazione, accelerando la transizione ecologica della città. Progetti come l’utilizzo di vernici fotoriflettenti negli edifici pubblici, la mappatura dei luoghi del riuso e i laboratori di riparazione nelle scuole sono solo alcune delle iniziative in fase di avvio. L’Assemblea, con le sue idee e riflessioni, si prefigge di sensibilizzare e contribuire al raggiungimento degli obiettivi del Piano Aria Clima, confermandosi sempre più come un valido sostegno.
Parallelamente, il progetto “School Food 4 Change” è descritto dalla Vicesindaco e assessora all’Istruzione Anna Scavuzzo come un percorso innovativo che mira a educare piccoli e grandi milanesi sul cibo sano e sostenibile. Fino al 2025, il programma porterà i principi della Food Policy milanese nelle scuole dell’infanzia e primarie, attraverso esperienze concrete e divertenti. L’obiettivo è promuovere sane abitudini alimentari e comportamenti responsabili verso la salute e l’ambiente, incoraggiando una transizione verso sistemi alimentari sostenibili, equi e inclusivi. Questa iniziativa mira a coinvolgere attivamente i cittadini di tutte le età, riconoscendoli come protagonisti delle politiche alimentari della città.