Che il nostro rapporto collettivo con la plastica sia malsano è stato ben documentato. È una relazione che diamo per scontata e dalla quale facciamo fatica ad andare avanti nonostante la sua natura spesso nociva.
Indice
Lo studio sul legame tra plastica e energia
I risultati pubblicati dal movimento globale Break Free From Plastic e dal Centro non governativo per il diritto ambientale internazionale (CIEL) mostrano le dinamiche in gioco e come l’uso di meno plastica lascerebbe più energia per riscaldare le case.
Nel loro studio “L’inverno sta arrivando: la plastica deve sparire” (Winter is coming: plastic has to go), CIEL e Break Free From Plastic, che conta oltre 1.900 ONG tra i suoi membri, affermano che la riduzione della plastica monouso e degli imballaggi è un passo concreto che le istituzioni potrebbero compiere per contribuire allo sforzo complessivo di ridurre il consumo di combustibili fossili. Secondo gli autori, è il momento per l’UE di “affrontare il petro-elefante nella stanza: la plastica”.
Il legame tra gas, petrolio e plastica
Derivata da combustibili fossili, prodotta in processi ad alta intensità energetica e scaricata, incenerita o riciclata dopo l’uso, la plastica va di pari passo con le emissioni in ogni fase della sua vita. Eppure la loro produzione in Europa è aumentata da 0,35 a 55 milioni di tonnellate tra il 1950 e il 2020, e la plastica è il più grande mercato dell’industria petrolchimica dell’UE.
Secondo il rapporto, nel 2020 quasi il 15% del consumo complessivo di gas dell’UE e il 14% del petrolio sono stati utilizzati per produrre prodotti petrolchimici. La maggior parte è andata alla produzione di materie plastiche. I risultati rilevano, ad esempio, che per produrre plastica è stato utilizzato tanto gas quanto ne è stato consumato complessivamente dai Paesi Bassi. Allo stesso modo, i Paesi che consumano più petrolio e gas per produrre plastica – Belgio, Germania, Spagna, Francia, Italia, Paesi Bassi e Polonia – sono anche responsabili del 77% di tutti i rifiuti di imballaggi in plastica dell’UE.
Introdurre la plastica nei programmi energetici
In tale contesto e alla luce della corsa all’approvvigionamento di gas al di fuori della Russia, per gli autori dello studio è una grave svista non includere il settore della plastica nella proposta Save Gas for a Safe Winter dell’UE volta a garantire calore ed elettricità in tutto il continente nei prossimi mesi.
Mentre le famiglie e le piccole imprese devono far fronte a bollette energetiche alle stelle, l’industria petrolchimica sta sprecando risorse, già scarse per produrre plastica monouso non necessaria, alimentando la crisi energetica dell’UE, sostiene Break Free from Plastic.
Eliminare la plastica monouso ha diversi lati positivi
Gli studiosi affermano che dire alle persone di sprecare meno energia mentre si continua a promuovere l’industria petrolchimica e della plastica, con lo spreco di grandi quantità di petrolio e gas, rivela un grave scollamento tra le aspettative sugli individui e l’industria. Ma sottolineano anche come affrontare la questione della plastica monouso in questo frangente offra un’autentica opportunità per affrontare tre crisi contemporaneamente: la crisi della plastica, la crisi climatica e la crisi energetica.
La relazione presenta una serie di raccomandazioni in questo senso. Tra cui quella di gli imporre un limite decrescente agli imballaggi complessivi autorizzati a entrare nei mercati UE, un limite al volume di plastica prodotta a livello globale e il blocco della costruzione di nuove infrastrutture per i combustibili fossili, compresi gli impianti petrolchimici. Gli autori chiedono inoltre obiettivi ambiziosi e vincolanti di prevenzione e riutilizzo del 50% della plastica entro il 2030 e dell’80% entro il 2040 e il divieto di imballaggi non necessari come bustine monodose e confezionamento di frutta e verdura.
Blocco della plastica in Europa?
Per attivisti e studiosi è il momento di rallentare l’industria della plastica in Europa. In altre parole, vorrebbero vedere un arresto immediato e completo della produzione di plastica vergine. Sostengono inoltre un’approfondita analisi a livello europeo basata sui risultati del rapporto, che dovrebbe includere l’espansione della ricerca, interrogare l’industria petrolchimica ed elencare che tipo di prodotti stanno producendo per vedere se sono essenziali o meno.
Sebbene l’Europa abbia compiuto alcuni passi in avanti sulla plastica, compresa la sua strategia del 2018, il successivo divieto di alcuni articoli monouso e il ruolo attuale nel lavorare per un accordo vincolante a livello inernazionale per porre fine all’inquinamento da plastica, il rapporto rileva che l’Unione non ha ancora preso provvedimenti per fermare direttamente la produzione di nuova plastica.
Riduzione della produzione di plastica contro bollette energetiche elevate
Gli studiosi auspicano che oltre a evidenziare le correlazioni tra le crisi della plastica, del clima e dell’energia, la nuova ricerca avvii un dibattito sulla produzione di plastica vergine e sulla necessità di ridurre ulteriormente gli imballaggi monouso in Europa. Sono ottimisti sul fatto che la prospettiva di questo inverno significhi che i risultati risuoneranno sia con i responsabili politici che con il pubblico in generale.
Gli studiosi ritengono che è più facile per un politico attuare misure che affrontino la plastica monouso, piuttosto che attuare altre misure che agiscano su elementi come i sistemi di riscaldamento nelle case delle persone o che aumentino le bollette energetiche.