Plastica monouso: in arrivo provvedimenti per 11 Stati membri

La Commissione europea prenderà provvedimenti giuridici nei confronti di 11 Stati membri che non hanno ancora attuato la direttiva sulla plastica monouso

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Donatella Maisto

Esperta in digital trasformation e tecnologie emergenti

Dopo 20 anni nel legal e hr, si occupa di informazione, ricerca e sviluppo. Esperta in digital transformation, tecnologie emergenti e standard internazionali per la sostenibilità, segue l’Innovation Hub della Camera di Commercio italiana per la Svizzera. MIT Alumni.

Gli Stati membri sono giuridicamente obbligati ad attuare correttamente e pienamente la politica e la legislazione ambientale dell’UE. Ciò è essenziale per proteggere la salute umana, per preservare un ambiente sano ed evitare inutili costi economici.

La piena attuazione della legislazione ambientale dell’UE potrebbe far risparmiare all’economia dell’UE circa 55 miliardi di euro all’anno in costi sanitari e costi diretti per l’ambiente.

Quando ciò non avviene correttamente la Commissione può intraprendere azioni legali. Tuttavia, per evitare di avviare questo percorso, la Commissione offre, innanzitutto, un sostegno tecnico agli Stati membri per guidarli nell’attuazione.

La Commissione europea, in particolare, prenderà provvedimenti giuridici nei confronti di 11 Stati membri, esortandoli ad accelerare l’attuazione della direttiva sulla plastica monouso per ridurre l’impatto di determinati prodotti di plastica sull’ambiente e sulla salute umana.

Quali sono gli 11 Paesi

Belgio, Danimarca, Estonia, Irlanda, Francia, Croazia, Lettonia, Polonia, Portogallo, Slovenia e Finlandia non hanno comunicato alla Commissione le misure necessarie a garantire il pieno recepimento della direttiva.

A gennaio di questo anno la Commissione ha avviato procedure di infrazione trasmettendo lettere di costituzione in mora a 16 Stati membri, che non avevano ancora recepito pienamente la direttiva sulla plastica monouso nel diritto nazionale.

Di questi 16 casi pending, il caso della Spagna è stato chiuso durante il pacchetto infrazioni di luglio. Il caso di Cipro, Lituania, Lussemburgo e Slovacchia sono stati chiusi pochi giorni fa, perché sono state adottate le misure necessarie richieste. Per la Cechia e Malta si attende l’esito dell’analisi delle misure comunicate.

Belgio, Danimarca, Estonia, Irlanda, Francia, Croazia, Lettonia, Polonia, Portogallo, Slovenia e Finlandia, invece, non hanno ancora adottato misure di recepimento complete e, quindi, la Commissione ha deciso di inviare loro pareri motivati.

Danimarca e Francia avevano inizialmente dichiarato di aver completato il recepimento, ma dopo un’analisi la Commissione ha riscontrato che mancavano alcune disposizioni e ha pertanto deciso di inviare le lettere di costituzione in mora.

Questi 11 Stati membri hanno a disposizione due mesi per adottare le misure necessarie, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di deferire i casi alla Corte di giustizia dell’UE proponendo di imporre sanzioni pecuniarie.

Environmental Implementation Review, cos’è

Quando la legislazione dell’UE non viene applicata correttamente, come si diceva, la Commissione può intraprendere azioni legali. Tuttavia, per evitare di arrivare a questo punto, la Commissione offre, innanzitutto, un sostegno tecnico agli Stati membri per guidarli nell’attuazione.

L’EIR (Environmental Implementation Review) è uno strumento utile che presenta un’istantanea delle carenze di attuazione e delle azioni prioritarie necessarie per rimediare ai problemi.

Le relazioni sui singoli paesi dell’EIR illustrano l’attuazione delle principali politiche ambientali in ciascun paese dell’UE. Identificano le cause delle lacune nell’implementazione e le soluzioni che sono state implementate con successo. Si mira, con questo strumento, ad assistere i responsabili delle decisioni nazionali definendo le priorità che richiedono la loro attenzione.

Questo processo è connotato da inclusività, partecipazione, flessibilità e integrazione.

L’obiettivo generale dell’EIR è migliorare l’attuazione delle leggi e delle politiche ambientali dell’UE negli Stati membri. In tal modo, identifica e affronta le principali lacune di attuazione e le loro cause profonde. Fornisce soluzioni sotto forma di azioni prioritarie e di ricorso all’assistenza tecnica e allo scambio di buone pratiche tra gli Stati membri.

Le relazioni dei singoli Stati membri riguardano tutte le aree tematiche ambientali pertinenti. Essi evidenziano le principali sfide e i risultati conseguiti da ciascuno Stato membro nell’attuazione delle principali leggi e politiche ambientali del l’UE. Le relazioni suggeriscono anche azioni prioritarie per migliorare l’attuazione.

In ultima analisi, spetta agli Stati membri scegliere i modi più efficaci per attuare le leggi e le politiche dell’Unione europea, purché raggiungano gli obiettivi stabiliti.

Le aree tematiche ambientali trattate nell’EIR sono:

  • economia circolare e gestione dei rifiuti
  • biodiversità e capitale naturale
  • inquinamento zero, ovvero qualità dell’aria, emissioni industriali, prevenzione degli incidenti industriali gravi, rumore, qualità dell’acqua e gestione
  • prodotti chimici
  • azione per il clima

L’attuazione giuridica dell’UE in questi settori tematici è sostenuta da strumenti quali il finanziamento dell’UE, la governance ambientale, lo strumento di sostegno tecnico della Commissione e lo strumento EIR-TAIEX PEER 2 PEER.

La direttiva sulla plastica monouso

Nell’ambito del Green Deal europeo la Commissione ha proposto politiche e azioni a favore di un’economia circolare, che preveda l’uso più sostenibile, il riutilizzo e il riciclaggio della plastica in modo da ridurre i rifiuti, l’inquinamento e i costi di bonifica.

L’intervento della Commissione mira a proteggere i cittadini e l’ambiente dall’inquinamento da plastica promuovendo nel contempo la crescita e l’innovazione. Sostiene la transizione verso un’economia più sostenibile e contribuisce al posizionamento delle imprese e dei consumatori europei come leader mondiali nella produzione e nell’utilizzo di alternative sostenibili, che evitino i rifiuti marini e l’inquinamento degli oceani, affrontando un problema con implicazioni mondiali. 

La direttiva sulla plastica monouso è un elemento essenziale della strategia sulla plastica e del piano d’azione della Commissione per l’economia circolare, in quanto incentiva la produzione e l’uso di alternative sostenibili che consentono di evitare rifiuti marini.

La direttiva in esame, inoltre, contribuisce anche all’obiettivo “inquinamento zero” dell’UE, a beneficio della salute pubblica, dell’ambiente e della neutralità climatica. La direttiva mira a ridurre i rifiuti di plastica in mare di almeno il 50% entro il 2030.

Le norme ambientali sono stabilite per evitare effetti nocivi sulla salute umana e sull’ambiente e sono in linea con le ultime evidenze sanitarie e tecniche. Un’attuazione inadeguata della legislazione e delle politiche ambientali comporta costi ambientali, economici e sociali e crea condizioni di disparità per gli operatori economici.

La direttiva è entrata in vigore il 3 luglio 2019 e gli Stati membri hanno avuto due anni per recepirla.

Le misure fondamentali che gli Stati membri devono adottare ai sensi della direttiva sulla plastica monouso sono le seguenti: 

  • impedire che vengano immessi sul mercato prodotti di plastica monouso se esistono alternative sostenibili facilmente reperibili ed economiche. La misura riguarda i dieci rifiuti di plastica più diffusi sulle spiagge europee, ovvero bastoncini cotonati, posate, piatti, cannucce, agitatori per bevande, palloncini, aste di sostegno per palloncini, contenitori per alimenti, tazze per bevande, contenitori per bevande, mozziconi di sigarette, sacchetti, pacchetti e involucri di plastica, salviette umidificate e assorbenti, che insieme agli attrezzi da pesca rappresentano il 70% dei rifiuti marini dell’UE;
  • ridurre il consumo di contenitori per alimenti e tazze per bevande e promuovere alternative riutilizzabili;
  • istituire regimi di responsabilità estesa del produttore per i prodotti di plastica monouso, al fine di garantire che i produttori coprano i costi della raccolta dei rifiuti, della rilevazione e della comunicazione dei dati e i costi di rimozione dei rifiuti derivanti da questi prodotti;
  • raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica monouso per bevande entro il 2029, per esempio attraverso regimi di cauzione-rimborso. Si applicano, inoltre, requisiti di progettazione dei prodotti. Le bottiglie per bevande dovranno contenere quantità minime di plastica riciclata e i tappi e i coperchi dei contenitori per bevande dovranno restare attaccati ai contenitori stessi;
  • introdurre requisiti di marcatura per le tazze monouso, gli assorbenti e i prodotti del tabacco. Per evitare le conseguenze negative della dispersione dei rifiuti nell’ambiente, il pubblico deve essere informato in merito alla presenza di plastica nei prodotti e al corretto smaltimento;
  • i fabbricanti di attrezzi da pesca contenenti plastica dovranno coprire i costi della raccolta quando questi articoli sono dismessi e conferiti agli impianti portuali di raccolta, nonché i costi del successivo trasporto e trattamento. Dovranno anche coprire i costi delle misure di sensibilizzazione.

Gli obiettivi specifici fissati dalla direttiva in particolare sono:

  • assicurare la raccolta differenziata del 77% delle bottiglie di plastica entro il 2025, e del 90% entro il 2029;
  • garantire che a partire dal 2025 le bottiglie per bevande in PET contengano il 25% di plastica riciclata, e che tutte le bottiglie di plastica ne contengano il 30% a partire dal 2030.