Cosa si intende con la sigla Pfas? Non rappresenta di certo la più comune in circolazione, anche se è di enorme importanza e, soprattutto in alcune Regioni, ci si ritrova a farvi i conti su base quotidiana. Parliamo di sostanze perfluoroalchiliche (o acidi perfluoroalchilici).
Facile pensare come questa risposta possa non dirsi esattamente utile. Diciamo allora che si tratta di composti chimici, presenti in larga misura nei processi di produzione di numerosi prodotti. Le industrie sono colme di Pfas, che vantano caratteristiche molto utili: idrorepellenti e oleorepellenti. Una grande utilità che presenta però un conto molto salato. L’accumulo nell’ambiente (sono molto persistenti) ha portato a un inquinamento delle acque sotterranee. In parole povere, rischiamo seriamente di assumere dosi quotidiane di Pfas.
Pfas nell’acqua potabile
Altroconsumo ha condotto un’analisi sul territorio nazionale, prendendo in esame un totale di 38 fontanelle pubbliche disseminate in 34 città da Nord a Sud. Sul sito viene fornita anche una precisa mappa, così da poter individuare esattamente le aree specifiche. Riportiamo qui l’elenco dei centri:
- Torino;
- Alessandria;
- Genova;
- Bergamo;
- Brescia;
- Monza;
- Milano;
- Pavia;
- Cremona;
- Mantova;
- Venezia;
- Padova;
- Vicenza;
- Verona;
- Bolzano;
- Trento;
- Trieste;
- Udine;
- Piacenza;
- Bologna;
- Ferrara;
- Firenze;
- Perugia;
- Ancona;
- Roma;
- Terni;
- Pescara;
- Napoli;
- Bari;
- Reggio Calabria;
- Palermo;
- Catania;
- Cagliari;
- Porto Torres.
C’è un motivo per il quale alcune città presentano due location d’analisi. Si tratta infatti dei centri urbani di maggiori dimensioni, dove Altroconsumo ha preferito avvalorare i propri risultati con due prelievi e non soltanto uno. Si tratta di Torino, Milano, Roma e Napoli.
Nello specifico, si è andati alla ricerca di 30 sostanze perfluoroalchiliche in tutti i campioni. Questi sono stati raccolti nel periodo intercorso tra il 16 giugno e il 4 luglio 2024. I risultati? Al di là delle denunce di alcuni territori, che vivono una vera e propria emergenza, sorprendentemente l’esito è stato altamente positivo: Pfas assenti nell’acqua raccolta.
Acqua del rubinetto sana
Il report è decisamente rassicurante, soprattutto tenendo conto del fatto che Altroconsumo porti avanti una metodica d’analisi che è quella ufficiale, prevista dalla legge. Il risultato da laboratorio pubblicato, dunque, può lasciare sereni tantissimi.
Nel dettaglio, i campioni ottenuti rispettano il limite di legge per le acque potabili, ma non solo. Non sono infatti stati rilevati neanche quantitativi più bassi di Pfas. Il limite massimo consentito dalla nuova legge sull’acqua potabile è fissato a 500 nanogrammi per litro. Quando si parla di Pfas particolarmente dannosi per la salute dell’uomo, però, tale limita crolla a 100 nanogrammi per litro.
Il limite di rilevabilità del metodo attuato per questa ricerca è di 5 nanogrammi per litro. Quando si scende al di sotto di tale soglia, si tende a considerare i Pfas di fatto assenti: “Tutti i campioni di acqua portati in laboratorio sono risultati sotto questo limite”.
Per nuova legge si intende il decreto n.18 del 23 febbraio 2023. Quest’ultima prevede che dal 6 marzo 2023 i parametri di sicurezza ufficiali risultino aggiornati e più stringenti rispetto al passato. Per quanto riguarda i Pfas, però, la normativa sarà a regime ufficialmente nel 2026. Ciò comporterà parametri chimici e microbiologici più rigorosi, a partire da un più ampio elenco di sostanze chimiche da ricercare.