Inceneritori e termovalorizzatori: come funzionano in Italia

Qual è la differenza tra inceneritori e termovalorizzatori e come vengono utilizzati in Italia e in Europa per ottenere una gestione sostenibile dei rifiuti

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Alessandra Di Bartolomeo

Giornalista di economia

Giornalista esperta di risparmio, ha maturato una vasta esperienza nella divulgazione di questioni economiche.

La gestione dei rifiuti, che include sia l’ausilio degli inceneritori che dei termovalorizzatori, rappresenta una sfida cruciale per le società moderne e le motivazioni sono varie. La loro produzione e l’accumulo non corretto, infatti, non solo può contaminare il suolo ma anche l’acqua e l’aria. La conseguenza è che in questo modo si danneggiano gli ecosistemi e si creano problemi per la salute umana.

In più, è importante gestire i rifiuti in modo corretto perché molti di essi contengono scarti di materiali preziosi come metallo e carta. Riciclando e riutilizzando questi ultimi, si riduce la necessità di estrarre nuove risorse dall’ambiente. Inoltre, se i rifiuti non sono gestiti in modo adeguato possono causare la formazione di malattie e contribuire all’aumento dell’inquinamento. Discariche non controllate, come tutti immagineranno, possono infatti diventare dei focolai di infezione e causare malattie gastrointestinali e respiratorie, solo per citarne alcune.

Nel ciclo dello smaltimento dei rifiuti, si utilizzano inceneritori e termovalorizzatori. Ma quali sono le differenze tra i due e come funzionano in Italia ed Europa?

Differenze inceneritori rifiuti e termovalorizzatori

Quando si parla di gestione dei rifiuti è importante comprendere la differenza tra inceneritori e termovalorizzatori. Ebbene, i primi si limitano a bruciare i rifiuti residui riducendoli in materiali inerti mentre gli altri sfruttano il calore prodotto dalla combustione per generare energia. Questi ultimi, però, non possono trattare materiali inerti ovvero quelli che non subiscono reazioni chimiche o decomposizione biologica nel tempo come cemento, calcestruzzo e mattoni. Inoltre non sono idonei per il trattamento di materiali che possono essere recuperati come il vetro, la plastica, l’umido-organico e la carta per la raccolta differenziata.

Il termovalorizzatore funziona, come comunicano gli esperti, utilizzando tecnologie avanzate e sistemi rigorosi di controllo. All’interno del suo forno, i rifiuti vengono bruciati a temperature molto elevate che superano gli 850 gradi Celsius. Tale intenso calore permette infatti una completa ossidazione dei detriti per cui si riduce al minimo la formazione di sostanze inquinanti come le diossine. Il vapore prodotto durante la combustione, poi, è utilizzato per alimentare un turbogeneratore che trasforma il calore in energia elettrica.

Per quanto riguarda i gas di scarico, prima di essere rilasciati nell’atmosfera, passano attraverso sofisticati sistemi di filtraggio che hanno il compito di catturare e ridurre al minimo le emissioni nocive. Tale processo di depurazione assicura che le emissioni rispettino gli standard ambientali e non rappresentino rischi per la salute umana o per l’ecosistema circostante.

Nonostante la termovalorizzazione riduca significativamente l’impatto ambientale rispetto alle tradizionali discariche o agli inceneritori, ci sono però dei problemi. Le emissioni gassose e le ceneri residue possono ancora contenere sostanze dannose per l’ambiente e la salute umana se non vengono trattate adeguatamente.

In ogni caso, quando è possibile, per il recupero energetico, si preferisce bruciare i rifiuti nei termovalorizzatori perché il vapore prodotto, come spiegato, si utilizza per generare energia elettrica. In più, il calore sviluppato supporta il teleriscaldamento ovvero il sistema attraverso il quale viene fornita l’acqua calda alle abitazioni. Se invece si vogliono semplicemente distruggere i rifiuti, si opta per gli inceneritori.

Molti cittadini, però, esprimono preoccupazione per gli inceneritori e i termovalorizzatori perché temono che essi possano danneggiare la salute pubblica. Secondo il dottor Paolo Bortolotti di Medici per l’Ambiente, questi impianti possono emettere  infatti sostanze tossiche non misurate o conosciute dalle normative attuali. Sebbene vi siano dei limiti di legge che regolano le emissioni totali di inquinanti, essi potrebbero non essere sufficienti a prevenire effetti biologici dannosi.

Inceneritori e termovalorizzatori in Italia

L’ultimo rapporto sul recupero energetico in Italia presentato dall’Ispra ovvero dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e utilitaria ha posto l’attenzione sull’urgenza di impiegare nuovi termovalorizzatori. Se ciò non si farà, il rischio è quello di non riuscire a rispettare il limite del 10% per lo smaltimento in discarica stabilito dalla Ue.

Nel 2022 il nostro paese contava di 36 impianti di incenerimento operativi. Esattamente 6 al Sud, 5 al Centro e 25 al Nord che nel complesso hanno trattato 5,3 milioni di tonnellate di rifiuti. Questi impianti, però, sono saturi per cui, secondo il rapporto, se la situazione non si invertirà, l’Italia continuerà a fare un uso eccessivo dello smaltimento in discarica che al momento è al 18%. Le regole Ue, però, parlano chiaro: entro il 2035, la percentuale dovrà scendere sotto il 10%.

Il rapporto parla poi di un aspetto positivo proveniente dagli inceneritori ovvero che l’80% delle scorie prodotte viene recuperato come materia. Inoltre, che le emissioni in atmosfera dei diversi impianti rispettano limiti più stringenti rispetto alla normativa vigente e che le emissioni complessive sono insignificanti rispetto a quelle prodotte dalle attività civili/industriali.

Molti cittadini che si sono uniti in comitati per difendere l’ambiente, però, come spiegato, continuano a denunciare e a protestare contro l’odore nauseabondo emanato da tali impianti. Il loro timore è che essi possano provocare effetti negativi sulla qualità della vita e sulla salute degli individui.

La ricerca dell’Ispra ha però evidenziato che gli impianti sono soggetti a severi controlli sulle emissioni. Per questo si crede che non verranno sostituiti con altre forme di gestione di rifiuti nel prossimo futuro.

Come funzionano termovalorizzatori e inceneritori in Europa

Il numero dei termovalorizzatori in Italia è molto inferiore a quello degli altri paesi europei. In Germania, secondo gli ultimi dati Ispra, se ne contano infatti 96 mentre in Francia 126.

Tali impianti sono infatti considerati cruciali sia per migliorare il benessere ambientale che economico. A Vienna, ad esempio, le ciminiere fanno parte orgogliosamente dello skyline urbano mentre a Parigi le strutture menzionate sono circondate dalle abitazioni. In Europa, quindi, i termovalorizzatori rappresentano il principale impianto per trattare la frazione dei rifiuti non riciclabili che altrimenti finirebbe in discarica.

Energia verde al posto degli inceneritori e dei termovalorizzatori

Nel prossimo futuro si spera che i governi possano investire sempre più in tecnologie avanzate per lo smaltimento dei rifiuti. L’auspicio è che vi sia uno sviluppo sempre maggiore delle energie rinnovabili in modo tale da poter offrire alle generazioni future un mondo migliore caratterizzato da un ambiente verde e sano.

Un futuro dove l’energia non deriva più dal carbone e dal petrolio bensì da fonti rinnovabili come l’acqua o il vento e dove i rifiuti sono ridotti al minimo grazie all’ausilio del compostaggio e del riciclo senza la necessità di ricorrere per forza agli inceneritori e ai temovalorizzatori.