Il “no” dei cittadini europei per il piano UE su gas e nucleare

I cittadini dell’Unione europea non condividono il piano dell’UE di classificare gas fossile e nucleare come sostenibili dal punto di vista ambientale

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Mercoledì 6 luglio il Parlamento europeo ha approvato una serie di norme sulla finanza sostenibile che convoglieranno miliardi di euro in attività che accelereranno il cambiamento climatico e danneggeranno il pianeta. La decisione degli eurodeputati si allinea con quelle precedenti della Commissione e del Consiglio, ma rappresenta un passo indietro per gli obiettivi europei sul clima e non tiene in considerazione la volontà della maggior parte dei cittadini europei.

Il Parlamento europeo aveva l’opportunità di respingere l’Atto delegato complementare sul clima, una norma che include il gas fossile e l’energia nucleare nella Tassonomia UE, la guida agli investimenti “verdi” dell’UE. Tuttavia, non ha compiuto questo passo.

Cosa prevede la legge

Questa nuova legge attribuisce al gas e al nucleare un’etichetta di investimenti “verdi”, nonostante le elevate emissioni provenienti dal gas fossile, le scorie radioattive e i problemi di sicurezza dell’energia nucleare. Ciò rischia di convogliare miliardi di euro di investimenti in queste fonti energetiche dannose, allontanandoli dalle energie rinnovabili realmente sostenibili, come l’energia eolica e solare.

Il parere dei cittadini europei

Prima del voto del 6 luglio, oltre 489.182 persone in tutta Europa hanno esortato i loro europarlamentari a respingere il greenwashing della tassonomia dell’UE.

Inoltre, un sondaggio commissionato dal WWF rileva che la maggioranza dei cittadini europei non ritiene accettabile che il gas fossile e l’energia nucleare siano definiti “verdi”.

Nel dettaglio, il sondaggio mostra che solo il 29% dei cittadini pensa che l’Unione Europea dovrebbe classificare l’energia nucleare come sostenibile dal punto di vista ambientale. Per quanto riguarda il gas fossile, solo il 35% ritiene che l’UE dovrebbe assegnare a questa fonte energetica un’etichetta verde.

Plebiscitario invece il sì all’energia solare (92%) e a quella eolica (88%). In particolare, in Italia, solo il 26% degli intervistati ritiene che l’energia nucleare dovrebbe essere classificata come energia ambientalmente sostenibile dall’Unione Europea, mentre il 96% dei cittadini è d’accordo che l’etichetta verde sia assegnata all’energia solare e il 91% pensa altrettanto per l’eolico. Solo il 38% degli intervistati pensa che l’Unione Europea dovrebbe ritenere il gas fossile una fonte sostenibile.

Questo sondaggio commissionato dal WWF rileva che la maggioranza dei cittadini europei non ritiene accettabile che il gas fossile e l’energia nucleare siano definiti “verdi”. Non c’è quindi alcun consenso pubblico per il piano della Commissione di considerare come ’sostenibili’ il gas fossile e gli impianti nucleari. Ciò che i cittadini considerano ‘verdi’ sono l’energia solare ed eolica.

La posizione di WWF Italia

Nonostante il proprio sondaggio abbia dimostrato la contrarietà dei cittadini europei su gas fossile ed energia nucleare, il Parlamento europeo ha comunque votato a favore dell’etichettature “green” per queste fonti energetiche. Questo ha ovviamente scatenato le critiche da parte di WWF Italia. Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del gruppo ambientalista ha dichiarato che, il gas e il nucleare non sono verdi, e etichettarli come tali è un evidente greenwashing che danneggia il clima e le generazioni future.

Oggi le lobby del gas fossile e del nucleare hanno ottenuto che vengano dirottati miliardi di investimenti che sono assolutamente necessari per garantire la transizione climatica. Midulla ha inoltre aggiunto che questa battaglia è stata persa, ma che non rinunceranno a combattere, infatti, ritengono che questo atto sia incoerente con il regolamento sulla tassonomia, pertanto, insieme ad altre organizzazioni come ClientEarth, il WWF valuterà tutte le possibili strade, comprese eventuali azioni legali, per fermare il greenwashing e proteggere la credibilità dell’intera tassonomia dell’UE – e invita gli Stati membri e gli eurodeputati a fare lo stesso.

Le conseguenze della decisione del Parlamento europeo

La prima conseguenza di questo voto, a livello europeo, è la legittimazione del gas come sostenibile e livello di principio. Affermare poi che le centrali a gas sono compatibili con il principio di non arrecare danno significativo all’ambiente è in netta contraddizione con le alte emissioni climalteranti provenienti da questa fonte energetica che rischiano di peggiorare le conseguenze della crisi climatica.

L’inclusione del gas fossile nella Tassonomia dell’UE crea un serio pericolo di contrasto con altre leggi dell’UE, in particolare con gli obblighi dell’UE previsti dall’Accordo di Parigi, dalla Legge europea sul clima, dal Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e dallo stesso Regolamento sulla tassonomia.

L’Europa inoltre perde forte credibilità a livello internazionale e rischia passi indietro: alcune tassonomie a livello internazionale hanno criteri più stringenti e altre seguiranno l’esempio europeo al ribasso. Con questo voto l’Europa perde parte della sua leadership climatica.