Giornate europee del Patrimonio 2022, la più estesa manifestazione culturale d’Europa

Si svolgerà il 24 e 25 Settembre la più estesa e partecipata manifestazione culturale d’Europa: il tema di quest'anno è la sostenibilità

Foto di Donatella Maisto

Donatella Maisto

Esperta in digital trasformation e tecnologie emergenti

Dopo 20 anni nel legal e hr, si occupa di informazione, ricerca e sviluppo. Esperta in digital transformation, tecnologie emergenti e standard internazionali per la sostenibilità, segue l’Innovation Hub della Camera di Commercio italiana per la Svizzera. MIT Alumni.

In concomitanza con le Giornate europee del Patrimonio 2022, che quest’anno vertono sul tema della sostenibilità, la Commissione europea ha pubblicato una relazione sul rafforzamento della resilienza del patrimonio culturale per proteggerlo dagli effetti dei cambiamenti climatici.

Il Consiglio europeo evidenzia come le Giornate europee del Patrimonio, insieme di eventi culturali partecipativi tra i più celebrati e seguiti in Europa, rappresentino un importantissimo focus sul ruolo che le comunità svolgono nella costruzione di un futuro più sostenibile e resiliente per il patrimonio europeo, nel contesto dei cambiamenti climatici e dei rischi ad essi connessi.

Cosa sono le GEP

Le Giornate europee del Patrimonio costituiscono una iniziativa condotta congiuntamente fin dal 1999 dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione europea e, proprio per la loro natura paneuropea, contribuiscono a riunire le popolazioni europee e a fare emergere e valorizzare la dimensione europea del patrimonio culturale, riconosciuta nella Convenzione culturale europea.

Nel 2022 si stanno avvicendando circa 50.000 eventi finalizzati al riconoscimento del valore di tale patrimonio comune europeo e della necessità di conservarlo per le generazioni presenti e future: un’ampia gamma di attività culturali destinate a promuovere un patrimonio culturale sostenibile, nel rispetto della vita selvatica e della biodiversità.

Vista l’importanza rivestita dagli edifici storici nel preservare le identità locali, gli eventi di quest’anno si stanno concentrando su come tutelare il patrimonio, conservando e restaurando gli edifici storici grazie all’utilizzo di tecniche, competenze e materiali tradizionali nel contesto di uno sviluppo urbano socialmente e ambientalmente sostenibile.

La resilienza del patrimonio culturale ai cambiamenti climatici

Un gruppo di 50 esperti provenienti da 25 Stati membri dell’UE e da Svizzera, Norvegia e Islanda, operante nell’ambito del metodo di coordinamento aperto, ha studiato l’impatto dei cambiamenti climatici sul patrimonio culturale e ha raccolto esempi di buone pratiche per proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale europeo.

Da gennaio 2021 ad aprile 2022 il gruppo di esperti, che si è riunito 9 volte, ha elaborato la relazione “Rafforzare la resilienza del patrimonio culturale ai cambiamenti climatici. Il punto di incontro tra il Green Deal europeo e il patrimonio culturale”* nella quale, sulla base delle conclusioni raggiunte, formula una serie di raccomandazioni chiave per i responsabili politici.

*Commissione europea, Direzione generale dell’Istruzione, della gioventù, dello sport e della cultura, Strengthening cultural heritage resilience for climate change: where the European Green Deal meets cultural heritage, Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea, 2022

Il lavoro del gruppo è stato svolto nel quadro del piano di lavoro per la cultura 2019-2022 del Consiglio europeo ed è la prima volta che viene conferito un mandato politico per esaminare tutte le forme di patrimonio culturale in tempi di cambiamenti climatici. 

Le informazioni raccolte sono allarmanti: tutte le forme di patrimonio culturale sono minacciate direttamente e indirettamente dai cambiamenti climatici, come forti precipitazioni, lunghe ondate di calore, siccità, forti venti e innalzamento del livello del mare.

La resilienza del patrimonio culturale ai cambiamenti climatici deve necessariamente, quindi, dar vita a nuove forme di salvaguardia e restauro.

Esistono opportunità a livello comunitario e nazionale per finanziare e investire nel patrimonio culturale. Tuttavia, sfruttare al meglio queste opportunità richiederà un cambiamento radicale nel settore del patrimonio culturale: un cambiamento di mentalità.

A livello nazionale la responsabilità delle politiche in materia di patrimonio culturale e cambiamenti climatici ricade su ministeri diversi. Per essere realmente efficienti, molteplici attori, in maniera sinergica, devono continuamente e costantemente allineare le rispettive strategie, perché il patrimonio culturale può essere una fonte inestimabile di conoscenza e di ispirazione per i responsabili politici, i gestori del patrimonio e la società nel suo complesso.

Emerge, inoltre, un ulteriore dato: non esistono metodologie coerenti per ottenere informazioni affidabili, dati quantitativi o conoscenze approfondite in merito al degrado e alla perdita del patrimonio culturale.
Una prima e possibile, nonché auspicabile, azione è quella di disegnare una mappa europea di valutazione del rischio che i cambiamenti climatici rappresentano per il patrimonio culturale, aggiornata regolarmente, come prima fonte di informazioni sul patrimonio a rischio.

Non è possibile più procrastinare l’adozione di azioni volte ad integrare pienamente le questioni relative alla cultura e al patrimonio culturale nella definizione delle politiche in materia di sostenibilità ambientale e di clima, coinvolgendo le istituzionali, dalle amministrazioni locali alle organizzazioni internazionali.
Occorre svolgere maggiori ricerche per individuare e comprendere meglio le minacce più gravi e i loro potenziali effetti, nonché definire quali costi comporta rendere il patrimonio culturale resiliente ai cambiamenti climatici.
Il ruolo svolto dalla ricerca e dall’innovazione nella protezione del patrimonio culturale dal cambiamento climatico è di primaria importanza.

Il ruolo dell’istruzione e dell’educazione

L’istruzione è fondamentale nella comprensione del ruolo profondo che il patrimonio culturale svolge nelle società europee. Il patrimonio culturale è lo scrigno della memoria europea, dell’ispirazione, del benessere e dello sviluppo economico dell’intero continente.

L’educazione al patrimonio fornisce intuizioni e una comprensione del mondo in cui viviamo molto profonda, in quanto è radicata nel passato e fornisce gli strumenti per consentirci di immaginare il futuro. Ci permette di accrescere con consapevolezza la nostra moralità, il senso spirituale e intellettuale del mondo, ponendoci con consapevolezza di fronte alle realtà proposte.

Sarebbe imperdonabile abbandonare a sé stesso e agli eventi il patrimonio culturale, costituendo esso stesso un pilastro visibile dell’identità e della solidarietà comunitaria.

È con questo spirito e per queste ragioni che si pone come basilare educare alla conoscenza del patrimonio culturale i nostri figli, fin da piccoli.

Il patrimonio culturale, come coacervo di storia, tradizioni e cultura del Popolo, non è stato ancora sistematicamente incluso nei sistemi educativi nazionali degli Stati membri e il legame tra il patrimonio culturale e il cambiamento climatico è affrontato in quasi nessun sistema educativo.

Il patrimonio culturale, così come definito pocanzi, ha il potere straordinario di unire le genti e i loro cuori, perché impatta con vigore sul loro senso di identità e appartenenza e sui valori della Comunità.

Gap e mancanze strutturali

Al fine di migliorare la protezione del patrimonio culturale contro il cambiamento climatico è necessario individuare le lacune esistenti e possibili ostacoli.

Le principali debolezze, secondo il gruppo di esperti, risiedono, prima di tutto nel settore stesso, privo di una struttura efficiente, poco propenso a scambi, cooperazione e coordinamento. Queste debolezze sono aggravate da programmi di ricerca insufficienti, principalmente a livello nazionale.

Gli esperti, in particolare, hanno evidenziato quanto segue:

  • la mancanza di consapevolezza della portata del patrimonio culturale nel contesto del cambiamento climatico e nella definizione delle azioni politiche, nonché la mancanza di integrazione della tematica patrimonio culturale nelle politiche inerenti il cambiamento climatico, sia a livello europeo che nazionale;
  • la mancanza di conoscenza della portata e delle dimensioni dei danni e delle perdite che può causare il cambiamento climatico sul patrimonio culturale;
  • la mancanza di una metodologia coerente per acquisire informazioni rilevanti, dati quantitativi e conoscenza delle forme di decadimento il patrimonio culturale;
  • la mancanza di incentivi, sgravi fiscali e sostegno specifico per adeguarsi o attenuare gli effetti dei cambiamenti climatici sul patrimonio culturale a livello comunitario e nazionale;
  • la mancanza di risorse finanziarie e umane nell’ambito della ricerca e dello sviluppo di politiche volte a proteggere il patrimonio culturale;
  • la mancanza di dati quantitativi sui costi e sulle misure di adattamento/mitigazione;
  • la mancanza di un sito web o una piattaforma a livello europeo per fornire informazioni sullo stato dell’arte e sul progresso delle azioni poste in essere;
  • la mancanza di un inventario e di un entry point centralizzato, che copra i danni / perdita di / rischio per il patrimonio culturale a seguito dei cambiamenti climatici a livello nazionale e dell’UE;
  • l’assenza di una task force permanente o un forum di discussione e scambio reciproco.

Le 10 raccomandazioni

Nella relazione pubblicata poche ore fa il gruppo di esperti, alla luce dei gap evidenziati, ha presentato 10 raccomandazioni, volte a contribuire a rafforzare la resilienza del patrimonio culturale ai cambiamenti climatici.

In particolare:

  1. La Commissione europea deve sottolineare l’importanza del patrimonio culturale in tempi di crisi climatica e proporre nuove azioni a livello europeo per adattare il patrimonio culturale e renderlo in grado di mitigare il cambiamento climatico, per esempio, attraverso una nuova Comunicazione della Commissione, aggiornando la Nuova Agenda europea per la Cultura.
  2. La Commissione europea deve garantire una cooperazione strutturata a tutti i livelli di governance tra le direzioni generali, responsabili dei cambiamenti climatici e/o del patrimonio culturale.
  3. La Commissione europea deve sviluppare e aggiornare regolarmente, insieme agli Stati membri e ai paesi associati, una mappa europea di valutazione del rischio del patrimonio culturale entro il 2025.
  4. La Commissione europea deve avviare una revisione completa dei costi economici dell’adattamento ai cambiamenti climatici/mitigazione unicamente per il patrimonio culturale e naturale.
  5. La Commissione europea deve istituire una piattaforma comune europea per lo scambio, la discussione, le competenze e la condivisione delle conoscenze sull’impatto dei cambiamenti climatici sul patrimonio culturale e sul loro contributo alla lotta contro il cambiamento climatico, fornendo un entry point centrale per il patrimonio culturale in tempi di cambiamento climatico.
  6. Le amministrazioni nazionali/regionali e locali devono includere il patrimonio culturale e il settore culturale in tutte le azioni e i piani volti a mitigare i cambiamenti climatici e ad adattarli ai medesimi. Devono essere intraprese azioni per integrare pienamente le questioni relative alla cultura e al patrimonio culturale nella sostenibilità ambientale e nella politica climatica sia a livello nazionale/regionale/locale che internazionale.
  7. Le autorità nazionali e regionali devono sviluppare capacità e competenze multidisciplinari per garantire la salvaguardia del patrimonio culturale contro il cambiamento climatico attraverso l’istruzione, la formazione e l’aggiornamento a tutti i livelli. La Commissione europea, attraverso i pertinenti programmi finanziati dall’UE, potrebbe sostenere tali iniziative.
  8. Le autorità nazionali devono riconoscere l’importanza della ricerca come indispensabile driver per il progresso del settore del patrimonio culturale. Oltre ai programmi finanziati dall’UE, i governi devono avviare programmi di ricerca a livello nazionale per migliorare la condivisione delle conoscenze e la cooperazione tra esperti del patrimonio culturale e del clima per creare meccanismi di raccolta dei dati, raccogliere e analizzare i dati e sviluppare strumenti, infrastrutture, best practice e strategie.
  9. I governi e le istituzioni a livello nazionale/regionale e locale devono incoraggiare immediatamente gli investimenti e incentivare la salvaguardia del patrimonio culturale contro il cambiamento climatico attraverso politiche monetarie e fiscali.
  10. I ministeri e le amministrazioni degli Stati membri e dei paesi associati e gli enti locali e regionali devono garantire la cooperazione a tutti i livelli di governance nei settori politici pertinenti, in particolare negli organismi di pianificazione, tra i responsabili delle azioni per il cambiamento climatico e i responsabili del patrimonio culturale.

Gli esperti hanno, infine, raccolto 83 esempi di buone pratiche provenienti da 26 Paesi, che illustrano sia l’impatto dei cambiamenti climatici sul patrimonio culturale, sia il potenziale delle soluzioni fornite dal patrimonio culturale nell’ambito dei cambiamenti climatici.

Questi esempi dimostrano chiaramente che la ricerca è il motore per aiutare il patrimonio culturale.

Il gruppo di esperti ha lavorato in linea con il Green Deal europeo, presentato nel dicembre 2019 dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che rappresenta la risposta dell’Europa alle grandi sfide poste alle nostre società dai cambiamenti climatici e ha l’obiettivo di rendere l’Europa il primo continente climaticamente neutro entro il 2050.