I rifiuti urbani rappresentano il 10 % circa di tutti i rifiuti prodotti nell’UE, ma si tratta di uno dei flussi più complessi da gestire, a causa della composizione variegata, del numero elevato di produttori e della frammentazione delle responsabilità di gestione. Quali sono gli Stati membri che soddisfano gli obiettivi di riciclaggio per il 2025 e chi è ben lontano da traguardarli?
Indice
L’economia circolare
La trasformazione dei rifiuti in risorse costituisce una componente essenziale dell’economia circolare. La corretta attuazione della normativa dell’UE in materia passa per l’applicazione della gerarchia dei rifiuti, che attribuisce priorità alla preparazione per il riutilizzo e al riciclaggio e indica il collocamento in discarica come l’alternativa meno preferibile.
E’ necessario garantire un’azione uniforme in tutti gli Stati membri per tracciare correttamente la gerarchia dei rifiuti. A tal fine sono stati fissati obiettivi a livello di UE per il trattamento dei rifiuti urbani e di imballaggio.
Segnalazione preventiva
Per garantire che l’attuazione degli obiettivi per il trattamento dei rifiuti urbani e di imballaggio avvenga nel modo migliore, più tempestivo e uniforme, anticipandone eventuali punti deboli, le norme dell’UE, adottate nel 2018, hanno istituito un sistema di segnalazione preventiva per individuare le lacune e consentire di intervenire prima dello scadere dei termini prestabiliti per il conseguimento degli obiettivi.
Sulla base di ciò la Commissione ha il compito di redigere, in cooperazione con l’Agenzia europea dell’ambiente, relazioni sui progressi compiuti dagli Stati membri nel perseguimento degli obiettivi.
La relazione pubblicata poche ore fa, costituisce, quindi, una “segnalazione preventiva” per gli Stati membri ed è stata redatta sulla probabilità che gli Stati membri raggiungano gli obiettivi di riciclaggio per il 2025, così come stabiliti nella direttiva quadro sui rifiuti e nella direttiva sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio.
Gli obiettivi impongono agli Stati membri di adottare misure per conseguire almeno:
- la preparazione per il riutilizzo e riciclaggio del 55 % dei rifiuti urbani
- il riciclaggio del 65 % di tutti i rifiuti di imballaggio
- gli obiettivi di riciclaggio dei rifiuti di imballaggio specifici per materiale: 75 % per la carta e il cartone, 70 % per il vetro, 50 % per l’alluminio, 50% per la plastica e 25 % per il legno.
La relazione comprende anche una valutazione preliminare della probabilità di raggiungimento dell’obiettivo di ridurre il collocamento in discarica dei rifiuti urbani a meno del 10% entro il 2035.
Come per i rifiuti di imballaggio, la gestione dei rifiuti organici si configura come uno dei principali ostacoli ai buoni risultati in materia di riciclaggio, sebbene l’obbligo di differenziarne la raccolta si applichi a decorrere dal 1º gennaio 2024.
La relazione è integrata da documenti di lavoro dei servizi della Commissione contenenti informazioni specifiche per Paese e raccomandazioni per gli Stati membri che rischiano di non rispettare gli obiettivi del 2025 in materia di preparazione per il riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti urbani e di tutti i rifiuti di imballaggio, tra cui:
- una stima del conseguimento degli obiettivi da parte di ciascuno Stato membro
- un elenco degli Stati membri che rischiano di non conseguire gli obiettivi entro i termini rispettivamente stabiliti, corredato di opportune raccomandazioni rivolte agli Stati membri interessati
- esempi di migliori pratiche applicate in tutta l’UE che potrebbero fornire linee guida per progredire verso il conseguimento degli obiettivi.
Differenze significative tra i vari Stati membri
La maggior parte degli Stati membri ha recentemente attuato o sta attuando riforme sui rifiuti che determineranno un aumento dei tassi di riciclaggio negli anni precedenti e successivi al 2025.
Si registrano, però, ancora differenze significative nelle prestazioni di gestione dei rifiuti tra i vari Stati membri.
Alcuni paesi sono molto distanti dagli obiettivi ed è necessario che si adoperino, mettendo in campo sforzi maggiori su diversi aspetti: dal trattamento dei rifiuti organici alla qualità dei dati.
Su questa disomogeneità evidente, sicuramente, hanno inciso fattori esterni come la pandemia di COVID-19, che in alcuni Stati membri ha fatto sì che la raccolta differenziata sia stata ridotta o si sia arrestata, ma anche la recente impennata dei prezzi dell’energia sta incidendo negativamente sulle attività di riciclaggio.
La maggioranza degli Stati membri rischia di non conseguire gli obiettivi di preparazione per il riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti urbani per il 2025.
Per quanto riguarda gli obiettivi di riutilizzo e riciclaggio del 55 % dei rifiuti urbani e del riciclaggio del 65 % di tutti i rifiuti di imballaggio da raggiungere entro il 2025 emerge che:
- 9 Stati membri sono sulla buona strada per raggiungere entrambi gli obiettivi. Questi sono Austria, Belgio, Cechia, Danimarca, Germania, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Slovenia
- 8 Stati membri rischiano di mancare solo l’obiettivo per i rifiuti urbani, ma non quello del riciclaggio di tutti i rifiuti di imballaggio. Questi Paesi sono Estonia, Finlandia, Francia, Irlanda, Lettonia, Portogallo, Spagna e Svezia
- 10 sono, invece, gli Stati membri che rischiano di mancare entrambi gli obiettivi per il 2025. In particolare i Paesi sono Bulgaria, Cipro, Croazia, Grecia, Lituania, Malta, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria.
Tenendo conto della distanza degli Stati membri dall’obiettivo per il 2025, delle loro situazioni specifiche e delle sfide da affrontare, sono state individuate raccomandazioni specifiche per ciascun Paese volte a migliorare i tassi di preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio.
Se attuate rapidamente dalle autorità nazionali e locali, in collaborazione con l’industria della gestione dei rifiuti, le azioni suggerite potrebbero accelerare significativamente il miglioramento delle prestazioni.
I rifiuti nell’UE
Ogni anno i cittadini europei generano in media 530 kg di rifiuti urbani a persona, provenienti da nuclei domestici e rifiuti analoghi prodotti dalle imprese.
Sebbene siano sempre più riciclati e sempre meno collocati in discarica, i rifiuti urbani costituiscono uno dei flussi più complessi da gestire.
Nell’UE circa il 50% dei rifiuti urbani è riciclato o destinato al compostaggio, mentre il 23% è collocato in discarica.
La produzione dei rifiuti di imballaggio è aumentata in misura costante negli ultimi anni. Tra il 2013 e il 2020 ha registrato un aumento del 15% in tutta l’UE, raggiungendo quasi 80 milioni di tonnellate.
Allo stato attuale si ricicla il 64% dei rifiuti di imballaggio, anche se il tasso varia a seconda del materiale.
Si supera, infatti, il 75% per gli imballaggi di carta, cartone e metallo, e si scende al di sotto del 40% per gli imballaggi in plastica. Questo dato risulta rilevante ai fini del raggiungimento degli obiettivi, rappresentando un problema per la maggior parte dei paesi dell’UE, che in molti casi rischiano di mancare l’obiettivo di riciclaggio specifico per materiale di quest’ultimo tipo di rifiuti.
I rifiuti urbani
Relativamente alla gestione dei rifiuti urbani l’attenzione dovrebbe concentrarsi sull’introduzione o sull’ampliamento dell’effettiva capacità di raccolta differenziata e di trattamento dei rifiuti organici che, se gestiti correttamente, potrebbero essere utilizzati sia come concimi e ammendanti che per la produzione di biogas.
Questi rifiuti possono contribuire in maniera significativa agli obiettivi climatici e al raggiungimento degli obiettivi di indipendenza dell’UE in materia di sicurezza energetica e delle materie prime fondamentali sostituendo i concimi minerali derivanti dall’attività estrattiva e migliorando al contempo la salute del suolo.
Tassi elevati di cattura e un’alta qualità della raccolta differenziata, che sono presupposti essenziali della preparazione per il riutilizzo e del riciclaggio, potrebbero essere ottenuti più efficacemente fissando obiettivi per la raccolta differenziata obbligatoria dei rifiuti a livello comunale. Il loro utilizzo dovrebbe basarsi su incentivi e responsabilità, introducendo un sistema premiante e sanzioni economiche in funzione dei risultati conseguiti.
Nella relazione emerge la necessità di adottare misure dirette a incentivare presso i nuclei domestici la differenziazione dei rifiuti, tra cui una raccolta più frequente dei flussi separati rispetto a quella dei rifiuti misti.
Gli Stati membri non si stanno avvalendo dell’intera gamma di misure economiche per ridurre il collocamento in discarica e l’incenerimento e per potenziare il trattamento dei rifiuti, associato ai livelli più alti della gerarchia dei rifiuti, come la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio.
Gli Stati membri devono colmare la carenza di investimenti anche tramite l’uso efficace dei fondi UE per sviluppare infrastrutture per i rifiuti che consentano di migliorare le prestazioni in termini di prevenzione, riutilizzo e riciclaggio.
Gli Stati membri dovrebbero adottare misure in materia di prevenzione dei rifiuti non riciclabili. Alcuni Stati membri non hanno ancora rivisto i loro programmi nazionali di prevenzione dei rifiuti. La revisione dovrebbe essere completata entro quest’anno.
Non meno importante in una visione strategica volta al raggiungimento degli obiettivi sono le attività di sensibilizzazione finalizzate a incrementare la partecipazione dei cittadini a una migliore gestione dei rifiuti, adattabili ai differenti destinatari, siano essi, ad esempio, nuclei domestici, studenti o turisti.
I rifiuti di imballaggio
Gli obblighi in materia di gestione dei rifiuti di imballaggio, stabiliti nella direttiva sui rifiuti di imballaggio, includono un obiettivo di riciclaggio dei rifiuti di imballaggio del 65 % da raggiungere entro il 2025 e obiettivi specifici per materiale per la carta e il cartone, il vetro, l’alluminio, la plastica e il legno.
Gli Stati membri sono autorizzati a raggiungere fino al 5 % degli obiettivi sottraendo la quota di imballaggi per la vendita riutilizzabili immessi sul mercato per la prima volta e riutilizzati nell’ambito di un sistema di riutilizzo degli imballaggi e, per quanto riguarda gli imballaggi di legno, a tenere pienamente conto della riparazione per il riutilizzo.
La direttiva contiene anche obiettivi di riciclaggio ambiziosi a più lungo termine:
- il 70 % di tutti i rifiuti di imballaggio entro il 2030
- obiettivi specifici per materiale per la carta e il cartone, il vetro, l’alluminio, la plastica e il legno
Nel complesso, secondo la valutazione svolta dall’Agenzia europea dell’ambiente, sono stati individuati, come già evidenziato, 10 Stati membri che rischiano di mancare l’obiettivo del 65 % di riciclaggio dei rifiuti di imballaggio entro il 2025, ovvero Bulgaria, Cipro, Croazia, Grecia, Lituania, Malta, Polonia, Romania, Slovacchia, Ungheria.
Vari Stati membri, comunque, sono considerati a rischio di mancare uno o più obiettivi specifici considerando un singolo materiale, laddove il più cruciale risulta la plastica. Vediamo nel dettaglio:
- Plastica: Austria, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Spagna e Ungheria
- Vetro: Bulgaria, Cipro, Croazia, Grecia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Romania e Ungheria
- Alluminio: Cechia, Cipro, Croazia, Grecia, Malta, Portogallo, Romania, Slovacchia e Spagna
- Metalli ferrosi: Croazia, Danimarca, Malta, Portogallo e Romania
- Carta e cartone: Croazia, Malta, Slovacchia e Spagna
- Legno: Croazia e Malta
La maggior parte degli Stati membri, come è possibile evincere dall’elenco sufficientemente numeroso, fatica a raggiungere l’obiettivo relativo agli imballaggi di plastica. Questo problema può essere affrontato migliorando i sistemi di raccolta differenziata per la plastica e aumentando le capacità di cernita e trattamento di questo materiale.
Intensificare gli sforzi per istituire sistemi di riutilizzo degli imballaggi apporterà benefici ambientali e aiuterà gli Stati membri a rispettare gli obiettivi dell’UE in materia di riciclaggio degli imballaggi.
Gli Stati membri poco efficienti in termini di riciclaggio spesso presentano dati sugli imballaggi incoerenti , il che suggerisce che la quantità di imballaggi immessi sul mercato potrebbe essere sottostimata.
Le statistiche sono, quindi, inesatte e i produttori potrebbero non assumersi la piena responsabilità estesa del finanziamento della raccolta, della cernita e del riciclaggio dei rifiuti.
L’impatto dei miglioramenti nelle pratiche e nell’infrastruttura di gestione dei rifiuti può essere falsato dall’applicazione delle nuove regole di calcolo applicabili dal 2020, di cui, attualmente, non è ancora possibile valutarne appieno l’impatto.
Le buone pratiche affrontano un’ampia gamma di argomenti nella gestione dei rifiuti, come la governance, la raccolta differenziata anche nelle zone remote, i partenariati pubblico-privato, il riutilizzo e la prevenzione dei rifiuti, il trattamento dei rifiuti, la comunicazione e la sensibilizzazione, l’attuazione di strumenti economici e i regimi efficaci di responsabilità estesa del produttore.
Il sostegno dell’UE
La Commissione continuerà a sostenere gli Stati membri nei loro sforzi di attuazione fornendo:
- assistenza tecnica, ad esempio attraverso il riesame dell’attuazione delle politiche ambientali
- raccomandazioni per paese del semestre europeo
- orientamenti sulla raccolta differenziata
- scambio di buone pratiche
- riforme e investimenti nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza
- sostegno finanziario nel quadro di altri fondi dell’UE, come i fondi della politica di coesione, il Fondo europeo di sviluppo regionale e il Fondo di coesione
- altre iniziative che contribuiscono a un’economia più circolare e alla riduzione dei rifiuti prodotti, ad esempio le proposte di nuovi regolamenti sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio e sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili
- revisione della direttiva sulle emissioni
Infine, riconoscendo le profonde differenze esistenti nella gestione dei rifiuti, le norme dell’UE in materia di rifiuti concedono agli Stati membri la possibilità di posticipare la conformità oltre gli anni-obiettivo, a condizioni specifiche.
Questa opzione dovrebbe essere valutata con attenzione, in quanto ritardi nell’adozione delle riforme necessarie posticiperanno anche i benefici ambientali ed economici dell’economia circolare, comprese le azioni volte a ridurre le pressioni sulle risorse naturali e la dipendenza dalle importazioni.