Cop16 sulla biodiversità, i piani per proteggere il 30% di mari e terre entro il 2030

Nei prossimi trenta giorni verranno prese decisioni fondamentali che potrebbero rimodellare gli equilibri ecologici del Pianeta e garantire un futuro all'umanità

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Pubblicato: 23 Ottobre 2024 15:46

Nei prossimi trenta giorni verranno prese decisioni di portata epocale che, almeno sulla carta, potrebbero rimodellare gli equilibri naturali del nostro Pianeta e contribuire al salvataggio del futuro dell’umanità. Oggi, in Colombia, si apre a Cali la Cop16, la grande Conferenza delle Parti sulla Biodiversità guidata dalle Nazioni Unite. Questo evento sarà seguito dalla Cop29 sul clima che si terrà a Baku, in Azerbaijan, dall’11 novembre.

Alla conferenza di Cali si riuniranno rappresentanti di 196 Paesi, oltre 12.000 delegati e circa dieci capi di Stato. Il loro compito principale sarà quello di tradurre in azioni concrete le promesse e gli impegni presi due anni fa durante l’accordo di Kunming-Montreal, firmato alla Cop canadese. In quell’occasione sono stati stabiliti 23 obiettivi principali e quattro grandi finalità per tentare di preservare la biodiversità globale nel corso di questo decennio.

Il primo passo significativo, avvenuto durante la Cop15 di Montreal nel 2022, è stato il riconoscimento della drammatica perdita di biodiversità che il mondo ha subito nell’ultimo secolo. Si tratta di una distruzione della natura senza precedenti, che ha oltrepassato i limiti critici, mettendo in pericolo non solo gli equilibri naturali, ma anche il futuro della nostra specie. Questi incontri internazionali rappresentano quindi un’opportunità decisiva per invertire la rotta e proteggere ciò che resta del patrimonio naturale globale.

Sia la Cop16 che la Cop29 rappresentano un’opportunità unica per ridefinire il nostro rapporto con il pianeta e per costruire un futuro più sostenibile. Tuttavia, le sfide da affrontare sono numerose e complesse:

  • Mobilizzare risorse finanziarie adeguate: è necessario investire ingenti somme di denaro nella protezione della natura e nella lotta contro il cambiamento climatico;
  • Promuovere la cooperazione internazionale: la crisi climatica e la perdita di biodiversità sono problemi globali che richiedono soluzioni globali;
  • Coinvolgere tutti gli attori: governi, imprese, società civile e cittadini devono lavorare insieme per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Il successo di queste conferenze dipenderà dalla volontà politica, dalla capacità di trovare un terreno comune e dalla consapevolezza che il futuro del nostro pianeta è nelle nostre mani.

La natura e la nostra responsabilità: un appello all’azione

Il punto fondamentale è chiaro: la natura sopravviverà ai cambiamenti in atto, come ha fatto per milioni di anni, con o senza la nostra presenza. Il primo obiettivo è quello di arrivare ad avere dei piani nazionali per proteggere il 30% di terre e mari.

Come è stato deciso in Canada, ogni Paese del mondo dovrà ora impegnarsi, ed è scritto nero su bianco nei target, a proteggere il 30% della terra e dei mari, a ridurre i rischi legati all’abuso di pesticidi e a ripristinare il 30% delle aree degradate in modo da arginare la perdita di specie ed ecosistemi entro il 2030. In sostanza, un impegno ad agire con “urgenza” prima che – come sta già accadendo a causa della crisi climatica – certi processi diventino irreversibili.

La natura ha dimostrato una straordinaria capacità di adattamento e resilienza nel corso dei millenni, ma l’intervento umano ha accelerato i cambiamenti a un ritmo senza precedenti. La perdita di biodiversità e la degradazione degli ecosistemi sono problemi urgenti che richiedono un’azione immediata e concertata a livello globale. La protezione del 30% delle terre e dei mari è un passo fondamentale per garantire la sopravvivenza di innumerevoli specie e per preservare gli equilibri naturali che sostengono la vita umana.

La riduzione dei rischi legati all’abuso di pesticidi è un altro aspetto cruciale. L’uso indiscriminato di sostanze chimiche ha avuto un impatto devastante sugli ecosistemi, contaminando suoli e acque e mettendo a rischio la salute di animali e piante. Implementare pratiche agricole sostenibili e ridurre l’uso di pesticidi è essenziale per proteggere la biodiversità e garantire la sicurezza alimentare a lungo termine.

Il ripristino del 30% delle aree degradate è un obiettivo ambizioso ma necessario. La rigenerazione degli ecosistemi danneggiati può contribuire a mitigare gli effetti del cambiamento climatico, migliorare la qualità dell’aria e dell’acqua e creare nuove opportunità economiche. Investire nella riqualificazione delle aree degradate è un investimento nel futuro del pianeta e delle generazioni future.

L’impegno ad agire con “urgenza” è fondamentale per affrontare le sfide ambientali che ci troviamo di fronte. La protezione della biodiversità e la conservazione degli ecosistemi sono essenziali per garantire la sopravvivenza dell’umanità. Ogni Paese deve fare la sua parte, implementando piani nazionali che rispettino gli obiettivi stabiliti e che contribuiscano a creare un futuro sostenibile per tutti.

Cop16, un esame di coscienza per il pianeta

È cruciale valutare i progressi compiuti nell’attuazione dell’accordo di Kunming-Montreal, un impegno solenne preso nel 2022 per arrestare e invertire la perdita di biodiversità a livello globale. Attualmente, in vista delle decisioni che saranno prese durante la Cop16, gli impegni dei Paesi risultano insufficienti. Il tema centrale della Conferenza colombiana riguarda proprio l’attuazione dell’accordo del 2022. Tuttavia, solo 29 Paesi su 196 hanno presentato, entro metà ottobre, delle strategie nazionali per la tutela della biodiversità, mentre quasi l’80% degli Stati non ha ancora avviato piani concreti.

A Cali, si auspica che altri Stati facciano un passo avanti, presentando e pubblicando i propri piani per proteggere il 30% delle aree marine e terrestri entro il 2030. Questo obiettivo rimane centrale, ma finora, secondo i dati più recenti del Wwf, basati su cifre delle Nazioni Unite, a settembre solo l’8,35% dei mari e il 17,5% delle terre emerse risultano ufficialmente “protetti”.

Il vertice di Cali rappresenta un momento cruciale per valutare l’impegno globale nella protezione della biodiversità. La Cop16 sarà un’occasione per i leader mondiali di dimostrare la loro determinazione nel rispettare gli accordi presi e nel mettere in atto strategie concrete per la conservazione degli ecosistemi. La mancanza di piani nazionali da parte di così tanti Paesi è un segnale preoccupante che indica una carenza di azione e di preparazione.

La protezione del 30% delle aree marine e terrestri entro il 2030 è un obiettivo ambizioso ma necessario per arginare la perdita di biodiversità e garantire la sostenibilità degli ecosistemi. Le strategie nazionali devono essere ben definite e attuabili, con un chiaro piano d’azione che includa misure specifiche per la conservazione delle specie, la gestione sostenibile delle risorse naturali e il ripristino delle aree degradate.

La comunità internazionale deve agire con urgenza per affrontare le sfide ambientali che minacciano il futuro del pianeta. La Cop16 a Cali è un’opportunità per fare un passo avanti significativo nella protezione della biodiversità. È fondamentale che i leader mondiali riconoscano l’importanza di questo obiettivo e che si impegnino a implementare piani nazionali efficaci.

Il vertice di Cali sarà un momento di verità per la biodiversità. Le decisioni prese e i piani presentati determineranno il futuro degli ecosistemi e della vita sul pianeta. È essenziale che i Paesi agiscano con determinazione e cooperazione per garantire un futuro sostenibile per le generazioni a venire.

Finanziamenti per la biodiversità: una questione centrale alla Cop16

Un secondo obiettivo chiave per la Cop16 è capire a che punto sono i finanziamenti, da parte dei Paesi più sviluppati, per aiutare quelli in via di sviluppo. L’impegno preso due anni fa era di stanziare 20 miliardi di dollari l’anno per la biodiversità entro il 2025 e 30 miliardi entro il 2030. Le ultime stime, dell’Ocse, parlano di raccolte intorno ai 15,4 miliardi di dollari, ma mancano certezze sia per lo sblocco dei finanziamenti, sia per la creazione di un fondo autonomo che i Paesi in via di sviluppo chiedono da tempo.

Anche alla Cop16, dunque, come in quella del clima che si terrà a Baku, la questione finanziamenti sarà centrale: senza fondi, sarà complesso soprattutto per i Paesi meno abbienti poter centrare i loro obiettivi. La mancanza di risorse economiche adeguate rappresenta un ostacolo significativo per molti Paesi in via di sviluppo, che necessitano di supporto per implementare piani di conservazione della biodiversità e per affrontare le sfide ambientali.

Come ha spiegato il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, in un messaggio in apertura della Cop16, servono dunque investimenti significativi” perché bisogna “onorare le promesse fatte in termini di finanziamenti e di accelerare il sostegno ai Paesi in via di sviluppo. Il collasso delle risorse naturali, quali l’impollinazione e l’acqua potabile, causerebbe una perdita annuale di trilioni di dollari per il mondo dell’economia globale”.

La protezione della biodiversità non è solo una questione ambientale, ma ha anche implicazioni economiche e sociali profonde. La perdita di risorse naturali come l’impollinazione e l’acqua potabile avrebbe un impatto devastante sull’economia globale, con conseguenze che si ripercuoterebbero su tutti i settori. È quindi essenziale che i Paesi più sviluppati onorino i loro impegni finanziari per sostenere quelli in via di sviluppo, garantendo così un futuro sostenibile per tutti.

Il ruolo delle risorse genetiche nella Cop16

Un altro tema cruciale all’ordine del giorno della Cop16 è quello relativo all’accesso alle risorse genetiche e all’equa condivisione dei benefici (Abs, Access and Benefit Sharing) derivanti dal loro utilizzo. Il Protocollo di Nagoya stabilisce chiaramente che i Paesi che forniscono queste risorse, spesso ricche di conoscenze tradizionali, debbano trarre benefici economici e sociali dalla loro valorizzazione.

Tuttavia, la realtà è ben diversa. Attualmente, le economie più forti traggono il maggior vantaggio dall’utilizzo delle risorse genetiche, in particolare delle sequenze genetiche digitalizzate (Dsi). Queste informazioni genetiche, digitalizzate e facilmente condivisibili, rappresentano una miniera d’oro per settori come la farmaceutica, la cosmesi e l’agricoltura. Tuttavia, i Paesi che hanno fornito queste risorse spesso non ricevono un equo compenso.

La Cop16 offre l’opportunità di fare un passo in avanti verso un sistema globale di condivisione dei benefici più equo ed efficace. È necessario stabilire regole chiare e trasparenti per garantire che i Paesi che forniscono le risorse genetiche ricevano una quota equa dei profitti derivanti dalla loro commercializzazione.

Un sistema di condivisione dei benefici ben strutturato porterebbe numerosi vantaggi, tra cui:

  • Incentivare la conservazione della biodiversità: sapendo di poter trarre benefici economici dalla conservazione delle risorse genetiche, i Paesi saranno maggiormente motivati a proteggere gli ecosistemi e le specie;
  • Promuovere lo sviluppo sostenibile: i benefici economici derivanti dalla condivisione possono essere reinvestiti nello sviluppo sostenibile delle comunità locali;
  • Rafforzare la cooperazione internazionale: un sistema equo e trasparente favorirà la collaborazione tra i Paesi e contribuirà a costruire un futuro più sostenibile per tutti.

La strada verso un sistema globale di condivisione dei benefici è ancora lunga e tortuosa. Sono necessarie ulteriori discussioni e negoziazioni per superare le divergenze tra i Paesi e definire un quadro normativo efficace.

Una corsa contro il tempo, l’urgenza di agire per la biodiversità

Le decisioni che verranno prese fino all’inizio di novembre, al termine della Conferenza delle Parti sulla Biodiversità, dovranno prioritariamente riflettere l’urgenza di agire. Attualmente, secondo l’Iucn (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), oltre un quarto delle specie conosciute è minacciato di estinzione. Questa allarmante situazione richiede interventi immediati e misure concrete.

Il report Living Planet 2024 del Wwf mette in evidenza un dato preoccupante: in soli cinquant’anni si è registrato un catastrofico calo del 73% della dimensione media delle popolazioni globali di vertebrati selvatici monitorati. Questa drammatica diminuzione evidenzia la necessità di un enorme sforzo collettivo nei prossimi cinque anni per affrontare la duplice crisi climatica e biologica che minaccia il nostro Pianeta.

In particolare, il calo più significativo si osserva negli ecosistemi di acqua dolce, dove la riduzione delle popolazioni è pari al -85%. Seguono gli ecosistemi terrestri con una diminuzione del 69%, mentre gli ecosistemi marini registrano una perdita del 56%. Questi dati non solo evidenziano il grave deterioramento della biodiversità, ma mettono anche in luce la fragilità degli ecosistemi e l’interconnessione tra le varie forme di vita.

Durante la Cop16, sarà fondamentale mettere in atto strategie efficaci e innovative per proteggere e preservare la biodiversità, garantendo così un futuro sostenibile per il nostro pianeta. È essenziale che i leader mondiali si uniscano in uno sforzo comune per affrontare questa crisi, promuovendo politiche che non solo affrontino le cause della perdita di biodiversità, ma che favoriscano anche un recupero significativo delle popolazioni di specie minacciate. La responsabilità è collettiva, e il tempo per agire è ora.

L’allarme del Wwf

Il rapporto Living Planet 2024 del Wwf ci presenta un quadro allarmante: la principale causa della perdita e del degrado degli habitat, e quindi della minaccia per le specie selvatiche, è da ricercarsi nei nostri sistemi alimentari. L’agricoltura intensiva, la deforestazione e l’allevamento industriale stanno distruggendo ecosistemi unici, mettendo a rischio la sopravvivenza di milioni di specie.

A questa minaccia si aggiungono lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, la diffusione di specie invasive e delle malattie, nonché il cambiamento climatico. Quest’ultimo, in particolare, sta amplificando gli effetti negativi delle altre minacce, creando un circolo vizioso che mette a rischio la stabilità degli ecosistemi.

Di fronte a questa emergenza globale, il Wwf lancia un appello ai governi di tutto il mondo: è necessario agire con urgenza e determinazione per invertire la tendenza. I vertici internazionali sulla biodiversità e sul clima rappresentano un’opportunità unica per mettere in campo azioni concrete e ambiziose.

Per affrontare questa sfida complessa, è necessario adottare una serie di misure urgenti:

  • Ridurre il consumo: è fondamentale ridurre il nostro impatto ambientale, in particolare attraverso una dieta più sostenibile e un consumo più consapevole;
  • Proteggere gli ecosistemi: è necessario istituire aree protette, ripristinare gli habitat degradati e promuovere pratiche agricole sostenibili;
  • Combattere il cambiamento climatico: è indispensabile ridurre le emissioni di gas serra e promuovere l’uso delle energie rinnovabili;
  • Sostenere i Paesi in via di sviluppo: è necessario fornire ai Paesi più poveri le risorse e le tecnologie necessarie per affrontare le sfide ambientali.

Secondo il Wwf, la situazione è grave, ma non disperata. Abbiamo ancora il tempo di agire e di costruire un futuro più sostenibile per le generazioni future. È necessario che governi, imprese e cittadini lavorino insieme per proteggere la natura e garantire la nostra stessa sopravvivenza.