Case green, il 75 % degli edifici in Europa è inefficiente dal punto di vista energetico

La direttiva Ue fissa al 2050 la neutralità energetica delle abitazioni, ma sono dieci milioni gli alloggi da mettere in regola, per un costo di mille miliardi

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

In Italia, il panorama edilizio è caratterizzato dalla presenza di circa 12,4 milioni di edifici residenziali, dei quali oltre il 60% è stato costruito prima del 1976. Quest’anno segna l’entrata in vigore della prima legge nazionale sul risparmio energetico, un’importante tappa per l’efficienza energetica. La maggior parte di questi edifici residenziali, quindi, è potenzialmente obsoleta in termini di prestazioni energetiche e potrebbe necessitare di significativi interventi di aggiornamento per allinearsi alle normative moderne.

Oltre a questi edifici residenziali, il panorama immobiliare italiano comprende circa 1,7 milioni di edifici a uso non residenziale. Questi ultimi rappresentano circa il 12% del totale degli edifici, che ammonta a circa 14 milioni. Tra gli edifici non residenziali, una significativa porzione è destinata alla produzione, con una quota del 19%, seguita da quelli utilizzati per il commercio (16%) e per i servizi (12%).

Questa fotografia del parco immobiliare nazionale emerge dal Report intitolato “La consistenza del parco immobiliare nazionale“, realizzato dal Dipartimento Enea di Efficienza Energetica. Il report offre una panoramica dettagliata del patrimonio edilizio italiano, fondamentale per pianificare gli interventi necessari per raggiungere gli obiettivi di risparmio energetico stabiliti dalle nuove direttive dell’Unione Europea. La conoscenza approfondita di questa consistenza edilizia sarà cruciale per definire strategie efficaci e mirate per l’adeguamento energetico degli edifici e per il miglioramento dell’efficienza energetica complessiva del settore.

Valutazione e prospettive della proprietà pubblica: un’analisi energetica degli immobili

Il Rapporto, integrando diverse fonti di dati, ha identificato circa 770 mila unità immobiliari di proprietà pubblica in Italia. Di queste, ben 670 mila non sono vincolate da particolari restrizioni e, pertanto, sono potenzialmente soggette agli obblighi di riqualificazione energetica previsti dalle direttive europee. Questo dato sottolinea l’ampio margine di intervento disponibile per migliorare l’efficienza energetica del patrimonio immobiliare pubblico.

L’analisi degli Attestati di Prestazione Energetica (Ape), contenuti nel Siape – Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica, rivela un trend positivo nel miglioramento delle prestazioni energetiche degli immobili certificati. In particolare, si è registrata una riduzione significativa della percentuale di edifici nelle classi energetiche meno efficienti (F e G). Questa riduzione è stata di oltre il 4% per gli edifici residenziali e di circa l’1,5% per quelli non residenziali.

Questi dati evidenziano come gli interventi di riqualificazione energetica stiano progressivamente migliorando l’efficienza del parco immobiliare italiano. Tuttavia, c’è ancora molto lavoro da fare per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità imposti dalle direttive europee. Le unità immobiliari di proprietà pubblica rappresentano un’opportunità significativa per accelerare questo processo, data la loro numerosità e la possibilità di interventi coordinati e su larga scala.

Il Rapporto sottolinea l’importanza di continuare a monitorare e migliorare le prestazioni energetiche degli edifici, sia pubblici che privati, per contribuire alla riduzione delle emissioni di CO2 e al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale. Gli Ape, attraverso il Siape, forniscono uno strumento prezioso per valutare l’efficacia degli interventi e orientare le politiche future in materia di efficienza energetica.

Un punto di partenza per la riqualificazione energetica delle costruzioni in Italia

“Questo Report rappresenta un fondamentale punto di partenza per delineare le strategie e le aree di intervento necessarie per la riqualificazione e il risparmio energetico del patrimonio edilizio italiano, allineandosi alle recenti normative europee”, afferma Nicolandrea Calabrese, uno dei principali curatori dello studio e responsabile del Laboratorio Enea di Efficienza Energetica negli Edifici e Sviluppo Urbano.

Calabrese sottolinea che l’analisi contenuta nel Report non solo offre una panoramica dettagliata dello stato attuale degli edifici in Italia, ma fornisce anche indicazioni preziose per l’implementazione delle misure richieste dalle normative europee. La relazione serve quindi come una guida strategica per pianificare e realizzare interventi di riqualificazione che siano non solo conformi agli obblighi normativi, ma anche capaci di promuovere un significativo miglioramento dell’efficienza energetica e della sostenibilità ambientale nel settore edilizio nazionale.

Il Report è, dunque, uno strumento cruciale per orientare le politiche future e le azioni pratiche, consentendo ai decisori, alle amministrazioni e agli operatori del settore di adottare approcci mirati e informati per affrontare le sfide e sfruttare le opportunità che derivano dall’adeguamento agli standard europei.

Un patrimonio immobiliare che invecchia: lo stato di salute degli edifici italiani

Il patrimonio immobiliare italiano mostra i segni del tempo. L’esame per anno di costruzione rivela un quadro preoccupante: quasi 2 milioni e 300 mila edifici sono stati costruiti durante il boom edilizio degli anni Sessanta, rappresentando la fascia più numerosa e, spesso, quella con le maggiori criticità dal punto di vista energetico.

Le differenze regionali sono evidenti. Genova e Roma occupano le posizioni di fondo: rispettivamente il 68% e il 64,7% degli immobili nei due capoluoghi rientra nelle classi energetiche più basse. Al contrario, Milano si distingue per un patrimonio edilizio più recente e efficiente, con solo il 38% degli edifici classificati come “obsoleti”. Questo risultato è frutto di ingenti investimenti in riqualificazione, spesso sostenuti da fondi e società immobiliari, che hanno permesso di migliorare le prestazioni energetiche di molti edifici nel capoluogo lombardo.

Il Green Deal europeo: obiettivi e direttive per una Ue climaticamente neutra

Con il Green Deal, proposto dalla Commissione Europea nel 2019, i Paesi membri dell’Unione europea si sono impegnati a rendere l’Ue climaticamente neutra entro il 2050. Questo ambizioso obiettivo comporta una serie di misure e interventi volti a ridurre drasticamente le emissioni di gas serra e a promuovere uno sviluppo sostenibile. Uno dei traguardi intermedi più significativi è quello di portare al 55% gli obiettivi di riduzione delle emissioni entro il 2030.

Per conseguire questi obiettivi, nel 2021 è stato presentato un pacchetto legislativo noto come “Pronti per il 55%“. Questo pacchetto include una serie di direttive e rifusioni di normative esistenti, volte a rafforzare e accelerare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Tra le componenti chiave di questo pacchetto legislativo vi sono le rifusioni di tre importanti direttive:

  1. Direttiva sulle energie rinnovabili (Red): la Direttiva Ue 2023/2413 del 18 ottobre 2023 mira a incrementare la quota di energie rinnovabili nel mix energetico dell’Ue. Questo include l’aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili come il solare, l’eolico, l’idroelettrico e altre fonti sostenibili. La direttiva stabilisce obiettivi vincolanti per gli Stati membri e promuove l’integrazione delle energie rinnovabili in tutti i settori, dall’industria ai trasporti, fino agli edifici.
  2. Direttiva sull’efficienza energetica (Eed): la Direttiva Ue 2023/1791 del 13 settembre 2023 si concentra sull’aumento dell’efficienza energetica in tutti i settori dell’economia. Questo include misure per migliorare l’efficienza degli edifici, dei trasporti e dell’industria. La direttiva promuove l’adozione di tecnologie e pratiche innovative per ridurre il consumo energetico e migliorare l’efficienza complessiva del sistema energetico.
  3. Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (Epbd IV): la Direttiva Ue 2024/1275 del 24 aprile 2024 si focalizza sulla prestazione energetica degli edifici. Questa direttiva stabilisce requisiti minimi per la prestazione energetica degli edifici nuovi e esistenti, promuovendo la riqualificazione energetica del parco immobiliare. L’obiettivo è ridurre il consumo energetico degli edifici e migliorare il comfort e la qualità della vita degli occupanti.

Queste direttive rappresentano un passo fondamentale verso la realizzazione degli obiettivi del Green Deal. Attraverso l’implementazione di queste normative, l’Ue mira a creare un’economia più sostenibile, resiliente e competitiva, capace di affrontare le sfide climatiche e di garantire un futuro migliore per le generazioni future.

Un conto salato: i costi della riqualificazione energetica in Italia

Le stime sui costi necessari per riqualificare il patrimonio edilizio italiano sono allarmanti. Secondo i dati più recenti, oltre il 60% degli edifici non rispetta le normative energetiche vigenti. Si stima che siano necessari interventi su circa 10 milioni di immobili, per un investimento complessivo che potrebbe superare i mille miliardi di euro nei prossimi anni.

Queste cifre evidenziano l’enorme sfida che il nostro Paese si trova ad affrontare per rendere il proprio patrimonio edilizio più sostenibile ed efficiente. Le differenze nelle stime dei costi, che oscillano tra i 20.000 e i 55.000 euro per immobile a seconda delle fonti, sottolineano la complessità e la variabilità degli interventi necessari.

L’Italia e la sfida della decarbonizzazione degli edifici

“In conformità con le nuove normative europee, l’Italia è chiamata a intraprendere azioni decisive per raggiungere gli obiettivi stabiliti. È importante ricordare che gli edifici nell’Unione Europea rappresentano il 40% del consumo finale di energia e contribuiscono al 36% delle emissioni di gas a effetto serra,” afferma Ilaria Bertini, direttrice del Dipartimento Enea di Efficienza Energetica.

“Attualmente, quasi il 75% degli edifici in Europa presenta inefficienze significative dal punto di vista energetico. Questa realtà sottolinea l’importanza di definire con precisione la consistenza del parco immobiliare italiano, sia residenziale che terziario, e di valutare la prestazione energetica media di questi edifici. La capacità di identificare e comprendere lo stato energetico del patrimonio edilizio è essenziale per pianificare e implementare efficaci interventi di riqualificazione,” continua Bertini.

In questo contesto, il Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica si configura come uno strumento particolarmente prezioso. Esso potrà facilitare il monitoraggio dei miglioramenti nelle prestazioni energetiche degli edifici e supportare l’adozione di misure adeguate per affrontare l’obiettivo estremamente ambizioso di decarbonizzazione fissato per il 2050. L’utilizzo efficace del Siape sarà cruciale per garantire che gli interventi di riqualificazione siano mirati e produttivi, contribuendo così a un significativo miglioramento dell’efficienza energetica e alla riduzione delle emissioni di gas serra nel settore edilizio”.

Gilberto Pichetto Fratin: “sulle Case Green, serietà e competitività per il Paese”

“Sulle case green non ha senso sparare numeri a caso, bisogna procedere con serietà, ben sapendo che conviene a tutti risparmiare sui costi dell’energia, perché ne va della competitività del Paese”. Queste sono le parole di Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ed esponente di Forza Italia, in una recente intervista a “La Stampa”. Pichetto Fratin sottolinea l’importanza di un approccio rigoroso e ben ponderato alla questione delle case green, evitando di fare dichiarazioni avventate o basate su dati non verificati.

Il ministro esclude categoricamente l’introduzione di sanzioni a carico delle famiglie che non si adegueranno alle nuove regole. Questa posizione è stata oggetto di critiche da parte della Lega, che accusa Pichetto Fratin di voler introdurre nuove tasse per le case green. Tuttavia, il ministro risponde con fermezza: “Beh, io non ci ho mai pensato. Per il resto, va chiesto alla Lega”, continua.

Sull’ipotesi di sanzioni per chi non si adeguerà alle nuove normative, Pichetto Fratin spiega: “Io non ci ho mai pensato. Questa è una deformazione di chi vuol mettere sanzioni dappertutto. Più che prevedere delle multe dobbiamo far capire che è nell’interesse del paese e delle famiglie procedere. Perché deve essere chiaro che o la decarbonizzazione in questo paese la dobbiamo usare per pagare meno l’energia e avere costi dimezzati rispetto ad oggi, o rischiamo il declino. Altrimenti finirà che le imprese per fare industria andranno in Spagna, dove l’energia costa un terzo, o in Francia dove costa la metà rispetto all’Italia”, continua Pichetto Fratin.

Il ministro evidenzia come la decarbonizzazione non sia solo una questione ambientale, ma anche economica. La riduzione dei costi energetici è fondamentale per mantenere la competitività del Paese e per evitare che le imprese italiane si spostino in altri Paesi dove l’energia è meno costosa. La decarbonizzazione, quindi, non deve essere vista come un onere, ma come un’opportunità per migliorare l’efficienza energetica e ridurre i costi.

Pichetto Fratin sottolinea l’importanza di sensibilizzare le famiglie e le imprese sull’importanza di adottare misure di efficienza energetica. Piuttosto che ricorrere a sanzioni, è necessario promuovere una cultura della sostenibilità e dell’efficienza energetica, facendo comprendere i vantaggi economici e ambientali che ne derivano.

In conclusione, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica invita a un approccio serio e responsabile alla questione delle case green, evitando di fare dichiarazioni avventate e concentrandosi sui benefici economici e ambientali che la decarbonizzazione può portare al Paese. Solo così sarà possibile garantire un futuro sostenibile e competitivo per l’Italia.

Critiche e opportunità nella riqualificazione energetica degli edifici, le diverse prospettive

Confedilizia, che ha lavorato intensamente per alleggerire le disposizioni della bozza iniziale delle normative sulla riqualificazione energetica, mantiene una posizione cauta e critica nei confronti dell’approccio adottato. L’organizzazione esprime preoccupazione per quello che considera un approccio ideologico che, a suo avviso, rappresenta un ulteriore attacco alla proprietà abitativa. Inoltre, solleva dubbi su chi sarà responsabile della determinazione degli interventi realmente necessari per il risparmio energetico.

Nel frattempo, il problema della “povertà energetica” riguarda almeno due milioni di famiglie italiane, il che rende cruciale l’adozione di misure efficaci per la riqualificazione degli edifici. Le riqualificazioni energetiche possono non solo ridurre le spese per le bollette, ma anche migliorare il comfort abitativo e liberare risorse economiche da destinare ad altre necessità. Questi interventi sono considerati anche una misura sociale, poiché contribuiscono a migliorare le condizioni di vita delle famiglie a basso reddito e ad affrontare le disuguaglianze nel settore energetico.

La discussione sui costi e benefici della riqualificazione energetica degli edifici è quindi complessa e multifattoriale. Mentre alcune critiche si concentrano sulle potenziali limitazioni e sull’approccio normativo, le opportunità di migliorare il comfort abitativo e ridurre le spese energetiche offrono vantaggi significativi sia alle famiglie che alla società nel suo complesso.