Il cambiamento climatico sta mettendo a dura prova la salute globale

Il rapporto "The Lancet Countdown" segnala un allarmante aumento delle minacce sanitarie legate al cambiamento climatico, evidenziando i picchi di 10 indicatori

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Pubblicato: 30 Ottobre 2024 14:15

Le minacce alla salute umana derivanti dal cambiamento climatico stanno crescendo a un ritmo allarmante, con 10 dei 15 principali indicatori di rischio che hanno raggiunto massimi storici. Questo allarme viene lanciato dall’ottavo rapporto “The Lancet Countdown on Health and Climate Change”, un’analisi finanziata da Wellcome e prodotta in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Elaborato da 122 esperti provenienti da 57 istituzioni accademiche e agenzie Onu, incluso il supporto della World Meteorological Organization (Wmo), il rapporto fornisce una visione globale e multidisciplinare della crisi.

Il rapporto, pubblicato strategicamente in vista della Cop29, offre una analisi dettagliata delle connessioni tra cambiamenti climatici e salute umana. Viene messo in risalto l’impatto sulla salute pubblica di fattori come l’aumento delle temperature, le variazioni nei livelli di precipitazioni e i cambiamenti estremi nei modelli climatici, fenomeni che minacciano la sicurezza e il benessere umano su scala globale.

Questa edizione del rapporto introduce nuovi parametri per monitorare eventi climatici particolarmente pericolosi, come le precipitazioni estreme, la dismissione del carbone, la perdita di foreste, le tempeste di sabbia e polvere, l’aumento delle temperature notturne e le conseguenze legate alla perdita di sonno. Questi fenomeni climatici estremi, spesso collegati tra loro, stanno minacciando la salute umana in maniera diretta, contribuendo a un maggiore rischio di malattie respiratorie, cardiovascolari e di stress fisico e mentale.

Gli esperti sottolineano l’urgenza di una risposta coordinata per affrontare i crescenti rischi per la salute associati ai cambiamenti climatici, invitando a una collaborazione internazionale per monitorare i dati, aumentare la consapevolezza e promuovere politiche più severe contro l’uso di combustibili fossili.

L’allarme Onu, la crisi climatica è una minaccia per la salute globale

António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha espresso preoccupazione per le emissioni da record che stanno seriamente compromettendo la salute pubblica mondiale. Guterres ha dichiarato che è fondamentale “curare la malattia dell’inazione climatica” attraverso un’azione concreta, che includa la riduzione delle emissioni, la protezione delle persone dagli eventi climatici estremi e il superamento della dipendenza dai combustibili fossili. Solo con un impegno deciso si potrà garantire un futuro più equo, sicuro e sano per tutti.

Anche la direttrice esecutiva del Lancet Countdown, Marina Romanello dell’University College di Londra, ha lanciato un accorato appello per affrontare la crisi climatica. Romanello ha spiegato che il bilancio di quest’anno sulle minacce per la salute derivanti dall’inazione climatica è il più grave tra quelli registrati negli otto anni di monitoraggio. Il rapporto mostra che fenomeni estremi come ondate di calore, incendi devastanti ed eventi meteorologici mortali hanno impattato su milioni di persone in tutto il mondo, senza risparmiare nessun angolo del pianeta o sistema economico.

Romanello ha evidenziato come l’espansione continua dei combustibili fossili e il raggiungimento di nuovi picchi nelle emissioni di gas serra aggravino notevolmente l’impatto sulla salute globale. Questo fenomeno minaccia di cancellare i pochi progressi raggiunti finora in ambito sanitario e ambientale, e allontana ulteriormente la prospettiva di un futuro sano per le generazioni presenti e future. Nonostante l’evidente gravità della situazione, ingenti risorse finanziarie continuano a essere destinate al settore dei combustibili fossili, rafforzando il ciclo di dipendenza da fonti energetiche dannose.

Romanello ha sottolineato che un riutilizzo strategico dei trilioni di dollari attualmente investiti e sovvenzionati per i combustibili fossili potrebbe sostenere una transizione giusta verso un’economia basata su energia pulita e soluzioni efficienti. Questa scelta non solo aiuterebbe a costruire un futuro più sano, ma potrebbe anche portare benefici economici globali duraturi.

Il Lancet Countdown, il 2023, l’anno più caldo mai registrato

Secondo il Lancet Countdown, il 2023 ha registrato temperature record senza precedenti, accompagnate da siccità persistenti, ondate di calore letali, incendi boschivi devastanti, e tempeste e inondazioni che hanno avuto effetti disastrosi sulla salute pubblica e sui mezzi di sussistenza delle popolazioni in tutto il mondo. La combinazione di questi eventi estremi mette in evidenza un’emergenza globale che si estende ben oltre i confini ambientali, con implicazioni dirette per la sicurezza umana e la sostenibilità delle società.

Il rapporto del Lancet Countdown ha rilevato un incremento costante dei decessi legati al caldo, stimando che nel 2023 questi supereranno in molte aree i decessi correlati al freddo in scenari di forte riscaldamento globale. Gli esperti prevedono un aumento del 167% dei decessi legati al caldo tra le persone over 65 rispetto agli anni ’90, ben oltre l’aumento del 65% che sarebbe stato previsto in assenza di cambiamenti climatici, considerati solo i fattori demografici.

Il cambiamento climatico non colpisce allo stesso modo tutti i Paesi, ma si accanisce sulle comunità più vulnerabili. Nei Paesi a basso indice di sviluppo umano (misurato in base a istruzione, reddito e aspettativa di vita), il numero di giorni di caldo pericoloso è in aumento più rapidamente rispetto ad altre aree. Questi eventi estremi non solo danneggiano la salute delle persone, ma compromettono anche i mezzi di sostentamento e rafforzano le disuguaglianze esistenti.

Gli impatti disastrosi documentati dal Lancet Countdown richiamano con urgenza l’attenzione verso misure di adattamento e mitigazione efficaci, che consentano di ridurre i rischi per la salute globale e di affrontare le sfide economiche legate al riscaldamento del pianeta.

Caldo estremo: un costo insostenibile per la salute e l’economia globale

Nel corso del 2023, il mondo ha sperimentato un massimo storico di 1.512 ore di esposizione a temperature elevate, con conseguenze gravi per la salute e la produttività. Queste temperature, che hanno comportato un rischio almeno moderato di stress da calore, hanno influenzato le attività fisiche leggere all’aperto, come camminare o andare in bicicletta. Si tratta di un incremento significativo pari al 27,7% (328 ore) rispetto alla media annuale registrata tra il 1990 e il 1999.

Il crescente aumento delle temperature ha inoltre portato a una perdita senza precedenti di 512 miliardi di ore potenziali di lavoro a livello globale nel 2023, un incremento del 49% rispetto alla media del decennio 1990-1999. Questo fenomeno ha determinato perdite di reddito a livello globale stimate in 835 miliardi di dollari. Nei Paesi a basso e medio reddito, queste perdite rappresentano una porzione significativa del prodotto interno lordo (PIL), con rispettivamente il 7,6% e il 4,4% di perdita potenziale, aggravando le già delicate condizioni economiche in queste aree.

L’aumento delle temperature non rappresenta solo un pericolo immediato per la salute pubblica, ma mette anche a rischio la sicurezza economica di milioni di persone, con effetti che si fanno sentire in modo sproporzionato nelle regioni economicamente più vulnerabili. La necessità di misure di adattamento e mitigazione appare sempre più urgente per tutelare tanto il benessere dei lavoratori quanto la stabilità economica su scala globale.

Eventi estremi: una minaccia crescente per la salute e l’economia globale

Tra il 2014 e il 2023, il 61% della superficie globale ha registrato un incremento significativo negli eventi estremi di precipitazione rispetto alla media del periodo 1961-1990. Questa intensificazione degli eventi climatici estremi ha incrementato il rischio di inondazioni, malattie infettive e contaminazione delle risorse idriche, minacciando la salute e il benessere di milioni di persone. Parallelamente, il mondo ha assistito a un aumento delle ondate di calore e siccità frequenti, che hanno aggravato le condizioni di insicurezza alimentare per circa 151 milioni di persone in 124 Paesi nel 2022 rispetto ai dati del periodo 1981-2010.

Le condizioni climatiche estreme hanno influito gravemente sulla disponibilità di risorse alimentari, mettendo in crisi l’approvvigionamento in diverse aree del mondo e incrementando l’insicurezza alimentare da moderata a grave. I danni economici sono altrettanto rilevanti: tra il 2019 e il 2023, le perdite annuali dovute a eventi meteorologici estremi sono stimate in 227 miliardi di dollari, un valore che supera il PIL del 60% delle economie mondiali. Questa somma, riferita ai soli danni sui beni fisici, sottolinea l’enorme peso economico della crisi climatica.

L’aumento della temperatura e le condizioni ambientali favorevoli hanno accresciuto la diffusione di malattie infettive trasmesse dalle zanzare, come la dengue. Nell’ultimo decennio (2014-2023), il rischio di trasmissione della dengue da parte delle zanzare Aedes albopictus è aumentato del 46% e quello da Aedes aegypti dell’11% rispetto al periodo 1951-1960. Questa crescita esponenziale ha portato nel 2023 a un record storico di oltre 5 milioni di casi di dengue in più di 80 Paesi.

Le conseguenze dei cambiamenti climatici sulle comunità vulnerabili

La co-presidente del Lancet Countdown Working Group 4, Wenjia Cai dell’Università Tsinghua, sottolinea come gli effetti del cambiamento climatico stiano aumentando le sofferenze umane in tutte le parti del mondo, colpendo in modo particolarmente grave le comunità svantaggiate nei Paesi a risorse limitate. Queste popolazioni non solo subiscono le conseguenze economiche e sanitarie del riscaldamento globale, ma ricevono anche protezione finanziaria e tecnologica insufficiente rispetto alle nazioni più ricche.

Nonostante la crescente consapevolezza della necessità di adattamento, le attuali misure di risposta non riescono a tenere il passo con la rapida crescita delle minacce sanitarie legate al cambiamento climatico. Con i limiti dell’adattamento sempre più evidenti, la situazione peggiora soprattutto per le popolazioni prive di copertura sanitaria universale – un obiettivo che, per più della metà della popolazione mondiale, resta un traguardo irrealizzabile.

A fronte di questa sfida, Wenjia Cai evidenzia l’urgenza di un intervento finanziario globale che potenzi i sistemi sanitari e garantisca una migliore protezione alle persone. In assenza di un adeguato supporto economico, i Paesi con minori risorse saranno sempre più esposti agli impatti devastanti del cambiamento climatico, rischiando così di lasciare indifese milioni di persone vulnerabili in tutto il mondo.

Combustibili fossili e cambiamento climatico: investimenti pericolosi e record di emissioni

Gli indicatori aggiornati del Lancet Countdown evidenziano un quadro allarmante: governi e aziende continuano a investire nei combustibili fossili, aggravando così la crisi climatica e riducendo ulteriormente le possibilità di sopravvivenza per le popolazioni a livello globale. Invece di ridurre le emissioni, il mondo registra livelli storici di emissioni di gas serra e una preoccupante perdita di copertura forestale, minacciando gli sforzi per limitare l’innalzamento delle temperature e contrastare il cambiamento climatico.

Nel 2023, le emissioni globali di anidride carbonica derivanti dal settore energetico hanno segnato un massimo storico, registrando un aumento dell’1,1% rispetto all’anno precedente. Questo dato rappresenta un significativo passo indietro nella lotta contro il cambiamento climatico. Ancora più preoccupante è il dato sulla composizione energetica globale: la percentuale di combustibili fossili nel sistema energetico è aumentata per la prima volta in dieci anni nel 2021, raggiungendo l’80,3% di tutta l’energia consumata nel mondo, un incremento rispetto all’80,1% del 2020.

Questi dati non lasciano spazio a interpretazioni ottimistiche. L’aumento della dipendenza energetica dai combustibili fossili contrasta con l’urgenza di una transizione energetica verso fonti rinnovabili. Le scelte attuali di governi e aziende non solo compromettono gli sforzi di decarbonizzazione, ma mettono a rischio la salute globale, l’equilibrio ambientale e le risorse di cui le future generazioni avranno bisogno per affrontare un clima sempre più instabile.

Discrepanze allarmanti: gli impegni per il clima a confronto con la realtà

Il rapporto mette in evidenza le enormi discrepanze tra gli impegni dichiarati dai governi e le azioni concrete intraprese. Nonostante le limitazioni finanziarie all’azione per il clima, nel 2023 gli investimenti in combustibili fossili hanno assorbito ben il 36,6% degli investimenti energetici globali. Questa situazione è aggravata dal fatto che molti governi hanno aumentato i sussidi espliciti ai combustibili fossili, soprattutto in risposta all’impennata dei prezzi dell’energia seguita all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

Nel 2022, dei 72 Paesi su 86 analizzati nel rapporto, l’84% ha previsto sovvenzioni per i combustibili fossili, per un totale netto record di 1.400 miliardi di dollari. Questa cifra tiene conto sia del carbon pricing che dei sussidi ai combustibili fossili, superando qualsiasi impegno finanziario a sostegno dell’azione climatica assunto alla Cop28. Tali sussidi hanno rappresentato oltre il 10% della spesa sanitaria nazionale in 47 Paesi e il 100% in 23 Paesi, evidenziando un utilizzo scorretto delle risorse.

In un contesto preoccupante come questo, il Fondo per le perdite e i danni, istituito alla Cop27 nel 2022 per supportare i Paesi più vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici, ha ricevuto promesse iniziali pari a 700 milioni di dollari, una cifra che rappresenta meno dello 0,2% del fabbisogno annuale stimato. Anche il ritardo decennale nell’erogazione della modesta somma di 100 miliardi di dollari all’anno, promessa per aiutare i Paesi vulnerabili a fronteggiare i cambiamenti climatici, ha ostacolato i progressi, ampliando le disuguaglianze globali.

Combustibili fossili e deforestazione: un futuro insostenibile

Nonostante gli appelli della scienza e degli impegni governativi a mantenere i combustibili fossili sotto terra, le 114 maggiori compagnie petrolifere e del gas del mondo, responsabili dell’80% della produzione prevista entro il 2040, stanno registrando profitti record. Dall’inizio del 2023, queste aziende hanno aumentato i livelli di produzione di combustibili fossili, portando le loro emissioni di gas serra a superare del 59% i livelli compatibili con il limite di 1,5° C di riscaldamento entro il 2030. Inoltre, si prevede che nel 2040 tali emissioni supereranno di uno sconcertante 189% i livelli sostenibili, compromettendo ulteriormente la conformità all’Accordo di Parigi. È allarmante notare che 33 multinazionali potrebbero superare le emissioni di gas serra compatibili con 1,5 °C di oltre il 300%.

Parallelamente, i dati più recenti del rapporto indicano che tra il 2016 (anno di entrata in vigore dell’Accordo di Parigi) e il 2022, sono stati distrutti quasi 182 milioni di ettari di foreste, un’area pari al 5% della copertura arborea globale. Questa distruzione ha ridotto significativamente la capacità naturale del pianeta di catturare anidride carbonica. Le maggiori perdite di copertura arborea sono state registrate in Russia (con 35,8 milioni di ettari), seguita da Stati Uniti e Canada, entrambi con quasi 15 milioni di ettari persi.

Inoltre, l’aumento nel consumo di carne rossa e latticini ha portato a un incremento dei decessi legati all’alimentazione, che sono aumentati di 220.000 unità tra il 2016 e il 2021. Questo cambiamento nei modelli alimentari ha anche contribuito a un aumento del 2,9% delle emissioni agricole di gas serra, evidenziando l’urgenza di rivedere le pratiche alimentari per garantire un futuro più sostenibile.