In Ue continua a tenere banco il dibattito sulle auto elettriche: sei governi europei, tra cui l’Italia, hanno inviato alla Commissione Ue una lettera con cui chiedono di rivedere il regolamento che vieta la vendita di auto nuove con motore a combustione dal 2035.
L’asse al quale si è associata Giorgia Meloni contesta l’approccio ritenuto ideologico al Green Deal e chiede di applicare pienamente la neutralità tecnologica. Con l’Italia hanno firmato la contro-proposta anche Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Bulgaria e Ungheria.
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Ue e auto elettriche, chiesta flessibilità
La richiesta è precisa: mantenere in vita le auto ibride plug-in (Phev), riconoscere i biocarburanti avanzati come carburanti a emissioni zero, consentire l’uso di tecnologie alternative come celle a combustibile e range extender e alleggerire gli obblighi sulle flotte aziendali. Si tratta di un pacchetto di richieste che, se accolto, ricalibrerebbe l’intero schema della decarbonizzazione nei trasporti.
Oggi la Commissione sta finalizzando la revisione del regolamento 2019/631, cioè quello sullo stop alle emissioni di CO₂ per auto e veicoli commerciali leggeri, con una pubblicazione attesa ma potenzialmente soggetta a rinvii, come ammesso dal commissario ai Trasporti Apostolos Tzitzikostas.
Inoltre, il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha già espresso una posizione molto vicina a quella italiana, consolidando un blocco politico che potrebbe diventare determinante nel negoziato.
Il messaggio dei sei governi è chiaro: l’Ue deve abbandonare ogni “dogmatismo ideologico” e applicare pienamente la “neutralità tecnologica”. La critica è diretta all’impianto del Green Deal, accusato di aver compresso la competitività europea senza conseguire benefici sensibili sulle emissioni globali.
Il documento rivendica tre direttrici principali.
Il primo filone di richieste riguarda le auto ibride plug-in anche dopo il 2035: i firmatari ritengono che l’eliminazione totale dei motori termici penalizzi filiere produttive ancora essenziali e chiedono la conferma del ruolo dei Phev, insieme ai veicoli elettrici con range extender e ai sistemi a celle a combustibile alimentati a idrogeno.
Il secondo filone riguarda una richiesta sui biocarburanti, classificati come emissioni zero: una delle richieste più controverse riguarda il riconoscimento dei biocarburanti avanzati come “zero emission”. L’appiglio normativo è il considerando 11 del regolamento 2023/851, che apre alla possibilità di includere i combustibili rinnovabili nel perimetro della decarbonizzazione. L’Italia, sostenuta da Polonia e Ungheria, spinge per inserire tale riconoscimento già prima del 2035, ampliando il ventaglio di alternative ai veicoli elettrici a batteria.
Il terzo filone di richieste ha a che fare con la richiesta di norme più flessibili su veicoli pesanti e flotte aziendali: per gli Hdv (heavy-duty vehicles), i sei Paesi chiedono un adeguamento del regolamento 2019/1242, ritenendo irrealistici gli obiettivi di riduzione delle emissioni senza un ventaglio più ampio di soluzioni tecnologiche. Sulle flotte aziendali, la critica è altrettanto netta: introdurre quote obbligatorie di veicoli a zero emissioni “duplicherà le norme, aumenterà la burocrazia e penalizzerà le Pmi”. I firmatari chiedono dunque un modello basato su incentivi, non imposizioni.
Auto elettriche, Europa spaccata in due
La lettera evidenzia una frattura evidente nel Consiglio europeo. Da un lato, Francia e Spagna difendono l’impianto originario della transizione, investendo miliardi nell’elettrico e puntando sulla leadership industriale nel settore batterie. Dall’altro lato, il fronte guidato da Italia e Germania, che teme un impatto devastante sull’industria automobilistica tradizionale.
La mossa dei sei governi arriva mentre Tesla lancia in Europa il modello più economico della sua gamma, e i costruttori cinesi (ormai 26 marchi nel mercato Ue) preparano offensive commerciali aggressive. La preoccupazione politica è che un’elettrificazione forzata, senza una filiera industriale europea competitiva, trasformi il continente in un mero importatore di tecnologie e veicoli.
Cosa significa davvero la lettera
Se la Commissione Ue dovesse accogliere le richieste, le conseguenze sarebbero significative:
- stop al modello electric-only, la transizione non avrebbe più come unico punto di arrivo l’auto elettrica a batteria;
- rientro dei Phev nel mercato dopo il 2035, un ribaltamento rispetto all’attuale impostazione normativa;
- biocarburanti equiparati a emissioni zero, ciò consentirebbe la sopravvivenza del motore endotermico purché alimentato con carburanti rinnovabili avanzati;
- maggiore flessibilità per l’industria dei veicoli pesanti con tempistiche adattate alla maturità tecnologica;
- eliminazione delle quote obbligatorie per le flotte aziendali (meno vincoli, più incentivi, minore pressione normativa);
- il settore dell’automotive europeo potrebbe rallentare gli investimenti sull’elettrico, riaprire file su ibridi e biocarburanti e riconsiderare la pianificazione 2030-2040.