Si è appena chiuso l’inverno eppure in Italia è già emergenza siccità. Allo stesso tempo, i nostri mari sono assediati da specie animali aliene che rischiano di creare parecchi problemi. In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, sabato 22 marzo, oggi la riflessione va tutta a questo elemento.
Indice
Siccità, le regioni più critiche a marzo 2025
Per quanto riguarda la siccità, la situazione più grave si registra in Puglia, alle prese con una crisi idrica senza precedenti, con gli invasi del Tavoliere dove mancano 100 milioni di metri cubi di acqua rispetto al 2024.
Se non pioverà, non ci sarà acqua per irrigare i campi d’estate e potrebbe persino scarseggiare l’acqua potabile. Per quanto riguarda i mari, abbiamo un enorme problema con pesci che si stanno insediando in acque sempre più bollenti.
Oltre alla Puglia, anche in Sardegna la situazione acqua è delicatissima, in particolare nel Nord Ovest, soprattutto nella Nurra e nelle aree intorno ad Alghero. Secondo Coldiretti, gli invasi della zona hanno una capacità media inferiore al 44,8%, e questo ovviamente mette a rischio l’approvvigionamento idrico.
Lato agricoltura, la siccità potrebbe portare a privilegiare solo le colture di maggior valore, lasciando le altre senza risorse sufficienti, con gravi ripercussioni per gli agricoltori. Ma i problemi sono anche per gli allevatori: le riserve idriche rischiano di non bastare per soddisfare il fabbisogno degli animali nei prossimi mesi.
In Sicilia, nonostante le piogge invernali, la crisi idrica morde, soprattutto nel Trapanese, dove la diga Garcia può contare solo su 18 milioni di metri cubi, una quantità che potrà bastare solo fino a settembre. E anche l’invaso Arancio, fondamentale per l’irrigazione delle olive da mensa, non è da meno. Da qui al prossimo raccolto serviranno almeno 10 milioni di metri cubi di acqua, mentre oggi l’impianto arriva appena a 8 milioni.
Acqua dolce e acqua salata sono strettamente connesse. Oggi l’acqua piovana va a finire nei 230mila chilometri di canali sparsi per tutta Italia e finisce in mare: è così che perdiamo per sempre grandi quantità di acqua dolce, che invece potrebbe essere essenziale nelle fasi di crisi idrica.
Problema pesci tropicali nel Mediterraneo e nell’Adriatico
Come spiega Coldiretti, negli ultimi anni, quasi un centinaio di specie aliene invasive si sono insediate nelle nostre acque sempre più calde, nel Mediterraneo e in particolare nell’Adriatico, alterando profondamente gli ecosistemi e minacciando la pesca locale.
Un fenomeno aggravato poi da altri fattori, in primis l’inquinamento e la contaminazione da plastica, ma anche la pesca sportiva e le infrastrutture industriali.
A causa del cambiamento climatico, il numero di specie esotiche che hanno “contaminato” i nostri mari è quintuplicato: se negli anni Settanta erano circa sei all’anno, oggi superano le trenta.
Le specie aliene che stanno invadendo i mari italiani
Dal pesce scorpione alla triglia tropicale, dal temibile pesce palla maculato fino al famigerato granchio blu, queste specie stanno causando danni ingenti non solo alla biodiversità marina, ma anche all’economia e alla salute umana. Giusto per dare un dato, la perdita di biodiversità causa una contrazione del Pil globale ogni anno del 6%.
In particolare, a preoccupare è il granchio blu, che ha già messo in ginocchio oltre 3mila aziende ittiche, costringendone molte alla chiusura. Oggi il suo danno economico è stimato in quasi 200 milioni di euro. In Veneto e in Emilia-Romagna, la produzione di vongole è stata quasi azzerata, e gli allevamenti di cozze, in particolare quelli della pregiata Scardovari Dop, sono stati gravemente danneggiati.