Le città più inquinate d’Italia, la nuova classifica di Legambiente

Il 97% delle città monitorate supera i limiti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per il PM10 e il 95% quelli per l’NO2: l'Italia ha livelli di inquinamento troppo alti

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Pubblicato: 5 Febbraio 2025 08:10

L’Italia fatica a respirare, ancora. E la corsa contro il tempo è già iniziata. I dati appena pubblicati da Legambiente nel suo report Mal’Aria relativo al 2024 dicono chiaramente che la riduzione dell’inquinamento procede a rilento e troppe città sono lontane dagli obiettivi da raggiungere. In gioco non c’è solo l’ambiente, ma anche la salute e l’economia. Vediamo i dati e quali città sono messe peggio.

Inquinamento in Italia, come siamo messi

Oggi l’inquinamento è la prima causa ambientale di morte prematura in Europa, con circa 50mila morti premature solo nel nostro Paese. In occasione dell’avvio della campagna itinerante Città2030, Legambiente ha diffuso il report “Mal’Aria di città 2025” sull’inquinamento in Italia. E la situazione è allarmante.

Per dare un dato, il 97% delle città monitorate supera i limiti dell’Oms per il PM10 (le polveri sottili inquinanti presenti nell’aria che respiriamo) e il 95% quelli per l’NO2, cioè il biossido di azoto, gas irritante per l’apparato respiratorio e per gli occhi.

Per uscire dall’emergenza smog si deve innanzitutto ridefinire il modo in cui ci spostiamo in ambiente urbano, con un approccio diretto alla mobilità sostenibile, mettendo le persone al centro. Il trasporto pubblico deve essere potenziato con l’implementazione di autobus elettrici, bloccando i mezzi più inquinanti entro il 2030 e creando aree pedonali e piste ciclabili.

Bisogna puntare alle “15 minute city”, creando zone a basse emissioni e mettendo in pratica politiche come Città30, come hanno fatto Bologna, Olbia e Treviso. Ma serve anche riconvertire gli impianti di riscaldamento e intervenire sul settore agrozootecnico, soprattutto nella Pianura padana dove le particolari conformazioni geografiche e condizioni meteo favoriscono l’accumulo di gas inquinanti.

Ma qual è la situazione dell’inquinamento nelle nostre città? Vediamo il dettaglio.

Le città italiane più inquinate da PM10

Nel 2024, ben 50 centraline in 25 città su 98 hanno superato i limiti giornalieri di Pm10 per 35 giorni all’anno, con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi al metro cubo. Se poi guardiamo ai target europei 2030, sarebbero fuorilegge il 71% delle città per il PM10 e il 45% per l’NO2. Insomma: in 5 anni serve un miracolo.

Il fatto che gli sforamenti vengano registrati in più centraline della stessa città dimostra peraltro che si tratta di un problema strutturale, e non episodico, in molte aree urbane.

Se consideriamo le medie annuali di PM10 e NO2 nessuna città ad oggi supera i limiti previsti, ma le cose cambieranno completamente con l’entrata in vigore della nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria dal 1° gennaio 2030. Per il PM10, sarebbero infatti solo 28 su 98 le città a non superare la soglia di 20 microgrammi al metro cubo, che è il nuovo limite previsto. Al 2030, 70 città sarebbero dunque fuorilegge.

Tra le città più in crisi, che devono ridurre le concentrazioni attuali tra il 28% e il 39%, ci sono Verona, Cremona, Padova e Catania, Milano, Vicenza, Rovigo e Palermo.

Ma ecco quali sono le città più inquinate da PM10:

  1. Verona (32,6);
  2. Cremona, Padova e Catania (30,7);
  3. Milano (30,5);
  4. Vicenza (30,3);
  5. Rovigo e Palermo (30);
  6. Venezia e Lodi (29,7);
  7. Pavia (29);
  8. Treviso (28,9);
  9. Cagliari (28,5);
  10. Napoli (28,2);
  11. Modena (28);
  12. Monza (27,9);
  13. Mantova e Terni (27,7).

Le città più inquinate da NO2

Non va meglio se guadiamo ai dati relativi al biossido di azoto. Oggi, il 45% dei capoluoghi, cioè ben 44 città su 98, non rispetta i nuovi valori di 20 microgrammi al metro cubo. Le situazioni più critiche si registrano a Napoli, Palermo, Milano e Como, dove è necessaria una riduzione compresa tra il 40% e il 50%.

Ecco i capoluoghi di provincia più inquinati da biossido di azoto:

  1. Napoli (40,3);
  2. Palermo (39,8);
  3. Milano (33,4);
  4. Como (33,1);
  5. Catania (31,7);
  6. Torino (31,3);
  7. Roma (29,6);
  8. Brescia (29,1);
  9. Trento (28,8);
  10. Bergamo (28,4);
  11. Salerno (28,2);
  12. Venezia (27,8);
  13. Pordenone (27,4);
  14. Firenze (27,3);
  15. Bolzano (27);
  16. Genova (26,7);
  17. Siena (26);
  18. Padova, Novara e Varese (25,5);
  19. Trevis0 (25,1);
  20. Andria (25);
  21. Pescara (24,7).