Sulle Alpi montagne di rifiuti minacciano l’ecosistema

Il progetto "CleanAlp" ha evidenziato il problema dell'inquinamento della plastica lungo i sentieri alpini. La ricerca, condotta dall'European Research Institute, ha misurato la presenza di una media di quasi mezzo chilo di rifiuti per chilometro di escursione

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Alessandro Mariani

Giornalista green

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

Montagne sì, ma di rifiuti. Le Alpi sono minacciate da un problema: l’accumulo di rifiuti lungo i  sentieri. Il progetto “CleanAlp” ha avviato una ricerca senza precedenti sull’inquinamento della plastica in alta montagna, svelando dati preoccupanti. Oltre ai fazzoletti e ai mozziconi di sigaretta, sono stati trovati oggetti insoliti come biancheria intima, ciabatte e persino una lattina sbiadita di Coca Cola dei Mondiali del 1978 in Argentina. Sorprendentemente, un rifiuto su tre risale a oltre 40 anni fa, segno indelebile dell’impatto dell’uomo sulla natura.

CleanAlp, la prima ricerca sull’inquinamento della plastica in alta montagna

Il progetto CleanAlp, ideato e realizzato dall‘European Research Institute, ha coinvolto 810 partecipanti volontari in una campagna di scienza partecipata. Questa ricerca pionieristica si è concentrata su 488 chilometri di sentieri, raccogliendo dati da 46 escursioni nell’arco alpino nord-occidentale italiano. I risultati sono purtroppo sconcertanti: quasi mezzo chilo di rifiuti per ogni chilometro di escursione, con le confezioni per alimenti come il tipo di rifiuto più diffuso, seguite dai fazzoletti e dai mozziconi di sigaretta.

Franco Borgogno, coordinatore del progetto CleanAlp, ha sottolineato l’importanza di considerare i cambiamenti in corso e l’impatto sull’ecosistema alpino. Il progetto non si limita a raccogliere dati, ma promuove attività educative nelle scuole e interventi sul campo. Coinvolge studenti, gestori dei rifugi alpini, guide e operatori turistici nella lotta contro l’inquinamento della plastica, cercando di correggere i comportamenti e rendere più sostenibili le vallate alpine e montane.

I dati e le sfide: CleanAlp un passo avanti per un futuro sostenibile

L’analisi dei dati provenienti dai 46 escursioni ha portato a una scoperta importante: il Monte Barone, in Val Sessera, è la zona più colpita, con oltre 20 chili di rifiuti in soli 14 chilometri. Al contrario, nel Cuneese, sul Sentiero dei Fiori in Valle Stura, i rifiuti non hanno raggiunto i tre etti su un tratto di distanza simile. Questi dati forniscono una panoramica delle sfide specifiche in diverse aree e sottolineano l’urgenza di azioni preventive. Il presidente della fondazione, Iskender Forioso, ha enfatizzato l’importanza di completare lo studio anche su altre montagne, evidenziando l’esperienza maturata in vari ambienti. CleanAlp rappresenta un passo avanti fondamentale nella comprensione delle dimensioni del problema e nell’attuazione di azioni preventive. La consapevolezza dell’impatto dell’uomo sulle Alpi è fondamentale per proteggere non solo l’ambiente, ma anche il nostro futuro. La sfida ora è tradurre la consapevolezza in azioni concrete per preservare la bellezza e la biodiversità delle Alpi per le generazioni a venire.

CleanAlp rappresenta non solo una risposta locale ma anche un richiamo alla necessità di un impegno globale contro l’inquinamento della plastica. L’urgenza di affrontare questa emergenza ambientale richiede sinergie internazionali e azioni coordinate. L’esperienza acquisita attraverso CleanAlp può essere un modello per iniziative simili in tutto il mondo. L’inquinamento dovuto alla plastica, un problema senza confini, richiede soluzioni collettive e consapevolezza diffusa. Solo con uno sforzo comune si può sperare di preservare le montagne e i loro ecosistemi per le generazioni future. L’impatto di oltre 20 chili di rifiuti in soli 14 chilometri, come nel caso del Monte Barone, solleva la questione di come preservare questi ambienti incontaminati. Il coinvolgimento attivo di studenti, gestori dei rifugi alpini e professionisti del settore turistico testimonia l’importanza di una risposta collettiva per contrastare l’inquinamento nelle Alpi.