Tassa sull’oro in Manovra, aliquota agevolata al 12,5%: quanto si paga in meno

La nuova proposta introduce una rivalutazione agevolata dell’oro da investimento per far emergere capitali e aumentare il gettito fiscale

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

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È stato proposto un emendamento alla Manovra 2026 per far emergere una ricchezza spesso non dichiarata. La proposta punta a una nuova tassa sull’oro, una tassa agevolata sull’oro da investimento in particolare. L’obiettivo è far emergere una ricchezza non dichiarata e quindi raccogliere risorse per le casse pubbliche. Così chi possiede oro fisico potrà rivalutarlo entro giugno 2026, pagando un’imposta sostitutiva ridotta rispetto all’attuale 26% sulle plusvalenze.

La tassa sarà del 12,5% e secondo le prime stime, anche solo con un’adesione del 10% dei possessori di lingotti, monete o placchette, si potrebbe arrivare a generare un gettito tra 1,6 e 2 miliardi di euro.

Cosa prevede la nuova tassa sull’oro?

L’emendamento, presentato da Giulio Centemero (Lega) e Maurizio Casasco (Forza Italia), introduce quella che è una disciplina momentanea per chi detiene oro da investimento, ma privo di documentazione d’acquisto. In questi casi, infatti, chi vende oro deve versare il 26% sull’intero valore ceduto, non solo sulle plusvalenze effettive.

La nuova norma punta proprio a chi detiene oro da investimento senza ricevute o prove del prezzo pagato e sceglierà di rivalutare il proprio entro il 30 giugno 2026. In questo caso potrà applicare un’imposta sostitutiva del 12,5%, da versare come unica soluzione o in tre rate annuali, con un interesse del 3% sulle successive.

L’obiettivo, come spiega il documento, è facilitare l’emersione e la circolazione di oro fisico da investimento, favorendo allo stesso tempo un aumento immediato del gettito fiscale.

Quanti lingotti e monete ci sono in Italia?

Perché si punta proprio su una nuova tassa sull’oro? In Italia l’oro privato è una riserva enorme, ma difficilmente tracciabile. Secondo le stime citate nella proposta, nelle case e nelle cassette di sicurezza degli italiani ci sarebbero tra 4.500 e 5.000 tonnellate d’oro, pari a un controvalore compreso tra 499 e 550 miliardi di euro, considerando un prezzo di mercato di circa 111.000 euro al chilo.

Di questa massa, circa il 25-30% sarebbe oro da investimento, quindi tra 1.200 e 1.500 tonnellate, per un valore stimato tra 133 e 166 miliardi di euro.

Gli effetti per i contribuenti e per lo Stato

Il meccanismo ricalca quello già applicato nel 2025 alla rivalutazione delle criptoattività e ai terreni e partecipazioni. Nulla di nuovo. Si punta a una finestra temporale limitata, con tassazione ridotta per aggiornare i valori e far emergere capitali che altrimenti rimarrebbero sommersi.

Per i possessori di oro fisico, la novità rappresenterebbe un’opportunità per mettere in regola le proprie posizioni e pagare meno imposte in caso di futura vendita.

Allo Stato la misura garantirebbe un introito immediato fino a 2 miliardi di euro, utile a finanziare una buona parte delle misure della Manovra 2026 e magari limitare alcuni tagli. Secondo le stime, infatti, solo con il 10% dei possessori di lingotti, monete e placchette si potrebbe generare un gettito tra 1,6 e 2 miliardi di euro, da aggiungere alle altre risorse.