Secondo acconto Irpef in scadenza, bisogna pagare entro il 1° dicembre

Scadenza fiscale molto importante: entro il 1° dicembre 2025 è necessario pagare il secondo acconto Irpef. Ecco chi deve passare alla cassa

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

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Il versamento del secondo acconto Irpef 2025 è un appuntamento che coinvolge trasversalmente tutti i contribuenti: i lavoratori dipendenti, i pensionati e i titolari di una partita Iva. La deadline canonica e ufficiale sarebbe il 30 novembre, ma il fatto che questa giornata cade proprio di domenica fa sì che tutto venga spostato al 1° dicembre. Il pagamento può essere effettuato in quella data senza per questo essere in ritardo o dover pagare delle sanzioni.

Il ritardo di una giornata nell’adempimento del secondo acconto Irpef 2025, comunque, non stravolge l’impatto economico dell’adempimento, che non può essere rateizzato. Alta o bassa che sia, l’imposta deve essere versata entro la scadenza prevista.

Chi deve pagare il secondo acconto Irpef

Il 1° dicembre 2025 è previsto il versamento del secondo acconto Irpef. Al momento non è prevista la proroga dei versamenti al 16 gennaio 2026, come era stato previsto nel corso dell’ultimo biennio in parallelo alla possibilità di rateizzare l’importo da versare.

Entro il 1° dicembre, quindi, i contribuenti devono mettere in conto il pagamento di tutto l’acconto dovuto. La regola interessa l’Irpef, ma anche tutte le altre imposte dovute, come la cedolare secca e la flat tax di quanti hanno aderito al regime forfettario.

Ufficialmente l’appuntamento con il versamento dell’imposta sarebbe stato il 30 novembre 2025, ma cadendo di domenica l’onere è slittato di una giornata e quindi è necessario effettuarlo entro il 1° dicembre 2025.

L’importo da versare è quello scaturito dall’ultima dichiarazione dei redditi. Per effettuare il versamento è necessario utilizzare un Modello F24, mentre il codice tributo da inserire è il 4034.

È importante sottolineare che il versamento dell’acconto Irpef è un obbligo che coinvolge trasversalmente tutti i contribuenti, indipendentemente dal fatto che abbiano una partita Iva, siano dei lavoratori dipendenti o in pensione – in questi ultimi due casi a effettuare tutte le operazioni ci pensa il sostituto d’imposta, trattenendo quanto dovuto dalla busta paga o dal cedolino della pensione.

Il pagamento scatta nel momento in cui l’imposta dichiarata nell’anno, al netto di tutte le detrazioni, dei crediti d’imposta, delle ritenute e delle eccedenze, risulti essere superiore a 51,65 euro.

I contribuenti devono versare un acconto pari al 100% dell’imposta che hanno dichiarato per il 2025 e il pagamento deve essere effettuato in una o due rate sulla base dell’importo dovuto:

  • nel caso in cui l’acconto dovesse essere inferiore a 257,52 euro in un’unica soluzione entro il 1° dicembre;
  • se l’importo è pari o superiore a 257,52 euro in due rate – la prima deve essere versata contestualmente al saldo, la seconda entro il 1° dicembre.

In altre parole il calendario dei versamenti è condizionato dall’importo che il singolo contribuente deve versare.

Metodo storico o metodo previsionale per i calcoli

I contribuenti hanno due differenti sistemi per calcolare l’ammontare del secondo acconto Irpef da versare:

  • il metodo storico;
  • il metodo previsionale.

Come si può ben intuire dal nome, attraverso il metodo storico si determina l’ammontare delle imposte dovute sull’importo che è stato versato l’anno precedente. È consigliabile adottare questa soluzione nel caso in cui i redditi siano costanti nel tempo o crescenti rispetto l’anno precedente. Può diventare sconveniente nel caso in cui nel 2025 sia stato registrato un calo degli utili rispetto al 2024.

Quando si dovesse venire a verificare questa situazione i contribuenti hanno la possibilità di optare per il metodo previsionale. Si calcola il secondo acconto Irpef basandosi sul reddito che si ritiene si possa raggiungere entro la fine del 2025. Questa soluzione permette di pagare effettivamente quanto è dovuto, nel caso in cui i guadagni dovessero essere inferiori rispetto a quelli del 2024.

Ma è necessario prestare la massima attenzione: il reddito deve essere stimato correttamente, perché in caso di versamento inferiore a quanto dovuto sono previste delle sanzioni per versamento insufficiente, che sono pari al 25% della maggiore imposta dovuta.

Le aliquote Irpef per il 2025: cosa è cambiato

Per calcolare in modo corretto l’Irpef per il 2025 è bene avere sotto mano come è strutturato. Il legislatore ha previsto tre diversi scaglioni di reddito e le relative aliquote – sono state introdotte attraverso la Legge di Bilancio 2025:

Scaglione di reddito Aliquota Irpef
Fino a 28.000 euro 23%
Oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro 35%
Oltre 50.000 euro 43%

Sono le stesse aliquote che erano in vigore nel 2024 e che la riforma fiscale ha reso ufficialmente strutturali, almeno per quest’anno.

Le novità da tenere a mente per il 2025

Le novità da tenere a mente mentre si procede con i calcoli per il versamento del secondo acconto Irpef sono i seguenti:

  • il numero degli scaglioni – il legislatore ha consolidato il sistema su tre diverse aliquote, superando di fatto quello in vigore fino al 2023 che si basava su quattro;
  • la no tax area – è prevista una soglia di esenzione dal pagamento dell’Irpef per i lavoratori dipendenti e per i pensionati, che è stata confermata a 8.500 euro l’anno;
  • le detrazioni – alcune modifiche sono andate ad impattare sulle detrazioni per i lavoratori dipendenti, che sono state rafforzate e le novità permettono di ottenere dei benefici aggiuntivi per alcune fasce di reddito, in modo particolare per chi è in quella compresa tra i 15.000 ed i 28.000 euro;
  • il secondo acconto Irpef non può essere rateizzato – differenza molto importante rispetto a quanto avvenuto nel corso degli ultimi due anni.

Al momento sarebbero in discussione una serie di modifiche per il 2026. La più importante potrebbe riguardare la riduzione della seconda aliquota, che potrebbe scendere dal 35% al 33%. Ma la decisione definitiva non è stata ancora presa.