Manovra 2025: ipotesi tagli Irpef per i redditi sopra i 50mila euro

Entrano nel vivo le ipotesi per la manovra 2025: sul tavolo una nuova riforma delle aliquote Irpef che potrebbe privilegiare chi guadagna oltre 50mila euro

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Alessandra Di Bartolomeo

Giornalista di economia

Giornalista esperta di risparmio, ha maturato una vasta esperienza nella divulgazione di questioni economiche.

Pubblicato: 23 Agosto 2024 16:01

La riforma fiscale sembra essere al centro delle preoccupazioni del governo Meloni per la manovra 2025. Le ultime ipotesi riguardano la possibilità di un taglio all’aliquota Irpef per i redditi al di sopra di 50mila euro. Si tratterebbe di una mossa molto coraggiosa, una vera e propria sfida per i conti pubblici. L’idea sarebbe quella di portare avanti la riforma dell’anno scorso, valida comunque soltanto per il 2024, che ha ridotto le aliquote da quattro a tre.

I problemi cui va incontro ogni governo che intende mettere mano a una riforma fiscale sono sempre gli stessi: le coperture economiche. Ed è su questo fronte che l’Esecutivo dovrà muoversi per raccogliere quanta più disponibilità economica è possibile.

La riforma fiscale nella manovra 2025

La questione delle risorse è centrale soprattutto per rinnovare, anche per il 2025, i provvedimenti messi in campo nel 2024. Il taglio del cuneo fiscale, innanzitutto, dovrebbe pesare sulla manovra per ben 10 miliardi di euro, una cifra che da sola copre quasi metà della disponibilità economica prevista, mentre la riforma Irpef potrebbe costare circa 4 miliardi di euro.

L’idea che il governo di Giorgia Meloni accarezza già da tempo sarebbe quella di ridurre l’aliquota intermedia, quella per i redditi compresi tra 28mila euro e 50mila euro, per arrivare a una riduzione anche per i redditi più alti.

La riforma Irpef in vigore nel 2024 prevede infatti tre scaglioni:

  • 23% per i redditi fino a 28mila euro;
  • 35% per i redditi tra 28mila e 50mila euro;
  • 43% per i redditi al di sopra di 50mila euro.

L’ipotesi più plausibile, data la disponibilità molto risicata di risorse, è che si parta dal secondo scaglione, anche se la suggestione che vorrebbe un taglio anche per chi guadagna di più è stata rilanciata da tutti i media nazionali.

Si ricordano infatti le parole di Maurizio Leo, vice-ministro all’Economia, che già l’anno scorso annunciava che il vero obiettivo della riduzione degli scaglioni da quattro a tre era quello di rendere più leggera la pressione fiscale ai redditi più alti.

Nessuno, nel governo Meloni, nasconde in ogni caso quale sarebbe la vera intenzione complessiva: la riduzione a due sole aliquote Irpef, attraverso un sistema di rimodulazione delle detrazioni per evitare le penalizzazioni.

La questione delle risorse

Il progetto di riforma fiscale è legato alla riuscita dell’operazione sulle partite Iva, denominata concordato preventivo biennale. Coloro che dovessero accettare questo strumento, infatti, accetterebbero di pagare l’Irpef su un reddito prestabilito dal Fisco sulla base delle dichiarazioni degli anni precedenti e sulla loro affidabilità. Le partite Iva riceverebbero come contropartita la possibilità di evitare qualunque forma di controllo sui redditi dichiarati nel prossimo biennio.

Per discutere tutte queste questioni, la tabella di marcia del Governo prevede un primo appuntamento di carattere politico tra la premier Giorgia Meloni e i due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini.

Il primo Consiglio dei Ministri dovrebbe svolgersi già agli inizi di settembre e quella sarà l’occasione per discutere di spending review – dalla quale si ritiene di poter racimolare circa 2 miliardi di euro. Altra data decisiva sarà quella del 27 settembre, entro la quale l’Esecutivo dovrà presentare la Nadef. In quell’occasione tutto dovrebbe essere un po’ più chiaro.