Imposta di successione, al via il pagamento a rate. Chi vi può accedere e come funziona

Gli eredi hanno la possibilità di pagare a rate l'imposta di successione. Vediamo come accedere alla dilazione e come funziona

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

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Anche l’imposta di successione può essere pagata in comode rate trimestrali, permettendo agli eredi di alleggerire gli oneri fiscali quando devono essere versati degli importi rilevanti.

A partire dal 1° gennaio 2025 sono state introdotte diverse novità relative proprio all’imposta di successione, che costituisce un onere fiscale particolarmente elevato nel caso in cui all’interno dell’asse ereditario siano presenti degli immobili di elevato valore. A seguito dell’entrata in vigore del Dlgs n. 139/2024 sono state modificate le modalità di calcolo e di versamento dell’imposta di successione: per le pratiche che sono state aperte da inizio anno in poi, il contribuente deve autoliquidare l’imposta in sede di compilazione della dichiarazione, pur potendo dilazionare i versamenti.

Le novità che sono state introdotte nel 2025

La gestione dell’imposta di successione è cambiata a partire dal 1° gennaio 2025, a seguito delle novità introdotte dalla riforma fiscale. A partire dal 1°gennaio 2025 non spetta più all’Agenzia delle Entrate calcolare l’importo che il contribuente deve versare: l’onere è a carico del contribuente, che deve provvedere ad effettuare il versamento rispettando le tempistiche stabilite.

Le nuove regole hanno responsabilizzato gli eredi, i quali, ad ogni modo, hanno la possibilità di utilizzare gli strumenti che sono stati messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate:

  • la Guida al calcolo dell’imposta di successione;
  • il foglio di calcolo Excel per l’autoliquidazione.

Un’apposita procedura web aggiornato proprio in questi giorni facilita la compilazione della dichiarazione, fornendo un valido supporto ai contribuenti per la gestione della pratica.

Quando deve essere effettuato il pagamento

I contribuenti devono presentare la dichiarazione entro 12 mesi dalla data di apertura della successione. La pratica deve essere avviata da uno soggetti obbligati ed è necessario fare riferimento all’ufficio dell’Agenzia delle Entrate nella cui circoscrizione il defunto risultava residente.

Entrando nel dettaglio ad essere obbligati a presentare la dichiarazione di successione sono:

  • i legatari e i chiamati all’eredità o i loro rappresentanti legali. L’obbligo scatta anche quando la successione si apre a seguito di una dichiarazione di morte presunta;
  • quanti siano stati immessi nel possesso temporaneo dei beni dell’assente;
  • amministratori e curatori dell’eredità;
  • gli esecutori testamentari.

Non sono tenuti a presentare la dichiarazione di successione quanti abbiano rinunciato all’eredità prima della scadenza dei termini.

I requisiti necessari per ottenere la rateazione

Per poter rateare l’imposta di successione è necessario essere in possesso di una serie di requisiti ben specifici. Il principale è legato all’importo che si ha intenzione di rateizzare, il quale non deve essere inferiore a 1.000 euro, al netto dell’acconto che è stato versato.

Siamo davanti ad una soglia che ha una logica ben precisa: evitare che vengano frammentati degli importi modesti, che determinerebbero dei costi di gestione elevati rispetto ai reali benefici che porterebbero. È bene poi valutare in modo attento e preciso se la rateazione abbia dei reali vantaggi in fatto di convenienza, calcolando quanto incidono gli interessi sulle rate successive alla prima.

A quanto ammonta l’acconto

Per poter accedere alla rateazione il contribuente deve versare un acconto che sia pari ad almeno il 20% dell’imposta di successione complessiva che deve versare. In un certo senso questo acconto rappresenta una sorta di garanzia che il contribuente fornisce all’Agenzia delle Entrate. L’importo deve essere versato seguendo delle tempistiche ben precise.

Per tutte le pratiche aperte a partire dal 1° gennaio 2025 è possibile effettuare il versamento nel momento in cui si presenta la dichiarazione o, al massimo, entro i 90 giorni successivi. Chi dovesse optare per la prima soluzione, si vedrà addebitare l’importo direttamente sul conto corrente indicato nella dichiarazione. Nel caso in cui si dovesse optare per il versamento nel corso dei 90 giorni successivi, è possibile ricorrere ad un Modello F24.

Il momento nel quale effettuare il versamento dell’acconto ha un impatto diretto sulle pratiche successive: pagare immediatamente aiuta a semplificare gli adempimenti, ma è necessario avere a disposizione sul conto corrente la somma necessaria. Effettuare il versamento in un secondo momento permette di avere una maggiore flessibilità temporale, ma l’adempimento deve essere gestito separatamente.

Otto o dodici rate mensili

La rateazione viene strutturata a seconda degli importi che i contribuenti devono versare. Nel caso in cui, al netto dell’acconto, sia inferiore a 20.000 euro è possibile dilazionare il tutto in 8 rate trimestrali di pari importo. Se, invece, gli importi dovessero essere superiori è possibile suddividere l’importo in 12 rate trimestrali.

Il legislatore ha introdotto questa differenziazione per rispondere a dei criteri di proporzionalità: quando gli oneri da versare sono più elevati è giustificata una dilazione più lunga. Viene data, quindi, agli eredi la possibilità di gestire meglio l’impatto economica della pratica. Le rate devono sempre essere onorate entro l’ultimo giorno di ogni trimestre, mentre la decorrenza è dal trimestre successivo rispetto a quello successivo al versamento dell’acconto.

A quanto ammontano gli interessi

Fattore da tenere nella giusta considerazione è quello legato agli interessi, che devono essere calcolati a partire dal primo giorno successivo al pagamento della prima rata. In altre parole ci stiamo riferendo al costo della rateazione.

A determinare quale tasso d’interesse debba essere applicato è l’articolo 20 del Dpr n. 602/1973, che viene aggiornato periodicamente attraverso un apposito decreto ministeriale. Gli interessi devono essere calcolati sull’intero importo che viene rateizzato, non semplicemente sulla singola rata. Man mano che si prosegue con l’operazione, il costo complessivo della rateazione aumenta.

Cosa succede in caso di inadempimento

È prevista una minima tolleranza in caso di lieve inadempimento, che non determina la decadenza della rateazione. Pragmaticamente vengono considerate come lievi inadempimenti:

  • l’insufficiente versamento di una rata per una frazione che rimanga al di sotto del 3%. Ad ogni modo non deve essere superata la quota di 10.000 euro massimi. Nel caso in cui la rata sia pari a 5.000 è tollerato un mancato versamento di 150 euro (ossia il 3% di 5.000);
  • quando il versamento dell’acconto – che deve essere pari al 20% del totale – viene effettuato in ritardo, ma non oltre i 7 giorni dalla data di scadenza.

Le regole del lieve inadempimento vengono applicate anche al versamento in un’unica soluzione: l’Agenzia delle Entrate, quindi, ha adottato un approccio equilibrato nel gestire le situazioni più difficili, ossia quelle nelle quali i contribuenti hanno dei problemi economici.