Giro di vite del MEF sul settore delle criptovalute, che viene obbligato a registrarsi in un’apposito albo (OAM – Organismo agenti e mediatori), istituito con decreto, con il duplice vantaggio di poter verificare la professionalità di chi opera con moneta virtuale o offre servizi di portafoglio e deposito, e di controllare le transazioni effettuate dai loro clienti, che non potranno più sfuggire all’occhio vigile del fisco.
Il decreto, in attesa di essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale, assimila la posizione di chi opera con le criptovalute ad un operatore money transfer o cambiavalute. Questi soggetti saranno obbligati ad iscriversi in apposito elenco e, trimestralmente, dovranno comunicare i nominativi di tutti i clienti e tutte le operazioni effettuate da ciascuno di loro.
Non sfuggiranno all’obbligo di iscriversi nell’elenco gli operatori esteri, cioè coloro che svolgono la propria attività “a distanza secondo modalità telematiche, nel territorio della Repubblica, eventualmente ricorrendo anche a siti web, applicazioni che offrono i predetti servizi in lingua italiana”. Soggetti che rappresentano circa il 90% di quelli che operano in criptovalute e che, per poter continuare ad operare in Italia, dovranno registrarsi nell’apposito albo.
Secondo gli esperti comunque, la tagliola più che ai danni delle società di criptovalute andrà a penalizzare i loro clienti, per contrastare il riciclaggio e per incassare di più tassando le eventuali plusvalenze.
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