Bonus Inps da 3.500 euro per ogni dipendente delle imprese che si aggregano

L'Inps ha spiegato nei dettagli i nuovi vantaggi per le imprese che seguono il processo di aggregazione e che possono ottenere uno sconto sui contributi da versare

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

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Nel messaggio numero 3344 del 6 novembre 2025, l’Inps ha spiegato come accedere ai nuovi sgravi contributivi per le imprese che hanno avviato un processo di aggregazione. Grazie a questa norma, i datori di lavoro possono risparmiare fino a 3.500 euro all’anno per ogni lavoratore.

L’obiettivo di questo bonus è garantire la continuità lavorativa durante i processi di fusione o acquisizione delle imprese e al contempo spingere alla riqualificazione del personale. Nella misura, infatti, sono previsti anche incentivi per la formazione dei lavoratori, in modo da garantire loro un posto di rilievo nella nuova azienda.

Il bonus Inps per le imprese

Il bonus Inps richiede che le aziende che lo vogliono ottenere rispettino alcuni requisiti:

  • devono essere costituite da un processo di fusione, cessione, conferimento o acquisizione;
  • l’operazione di fusione deve essere avvenuta nel 2024 o nel 2025;
  • dall’operazione deve derivare un organico pari o superiore a 1.000 lavoratori.

Nel caso in cui queste tre circostanze si verifichino, la nuova azienda può ottenere un esonero fino al 100% dei contributi previdenziali e assistenziali, con esclusione dei premi Inail, da versare all’Inps per un periodo di 24 mesi. Per ogni anno in cui si aderisce a questa misura, il risparmio totale per lavoratore non può superare i 3.500 euro.

È anche possibile, al termine dei 24 mesi, ottenere una proroga dell’esenzione dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali di altri 12 mesi. In questo caso, però, il tetto massimo di esenzione per lavoratore scende a 2.000 euro.

La formazione del personale

L’accesso al contributo non è però automatico. Le imprese devono infatti sottoscrivere un accordo con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Nel patto tra Governo e società deve essere incluso un progetto industriale e una politica attiva che preveda almeno 200 ore di formazione o di riqualificazione per ogni lavoratore.

Le imprese che ricevono il bonus devono inoltre impegnarsi a garantire per almeno 48 mesi dalla data dell’operazione di fusione, gli stessi livelli occupazionali. In questo caso, fanno eccezione:

  • i licenziamenti per giusta causa;
  • le dimissioni volontarie;
  • le dimissioni con incentivi previo consenso del lavoratore.

Le imprese troppo piccole in Italia

La norma che permette di ottenere questo bonus per le imprese risale al 2024 ed è stata approvata attraverso il decreto legge numero 4 del 18 gennaio. Il suo obiettivo è spingere le poche grandi imprese (quelle con più di 250 dipendenti e 50 milioni di fatturato) a diventare ancora più grandi, fondendosi e diventando potenzialmente più produttive e competitive.

Il bonus Inps, vincolato alla formazione del personale e al mantenimento dell’occupazione, punta a scongiurare una delle conseguenze più temute delle fusioni delle grandi imprese: i licenziamenti. Spesso, infatti, da queste operazioni, molte posizioni, specialmente amministrative, risultano ridondanti perché di fatto duplicate.

La dimensione delle imprese è un problema per l’Italia. Il sistema produttivo è composto per il 99,91% da micro imprese o da PMI, che hanno scarso potere di investimento, bassa produttività e tendono a non innovare. Le grandi imprese sono poco più di 3.000, meno dello 0,1% del totale, ma danno lavoro a più del 18% degli addetti.