Bolletta energetica, differenza tra tariffa residente e non

Ecco quali sono le differenze tra tariffa residente e non residente per una bolletta energetica relativa alla luce e al gas

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Alessandra Di Bartolomeo

Giornalista di economia

Giornalista esperta di risparmio, ha maturato una vasta esperienza nella divulgazione di questioni economiche.

Pubblicato: 3 Gennaio 2025 08:26

Lo sapevate che la bolletta dell’energia elettrica è diversa per i residenti e i non residenti? Funziona infatti in questo modo: se si vive in quell’abitazione si pagherà l’energia che si utilizza nonché alcuni costi di gestione. Se invece non si abita in quell’immobile in quanto ci si reca lì sporadicamente (ad esempio alla casa al mare) oltre ai costi su indicati, ci sarà da sostenere anche una piccola quota fissa da pagare ogni anno. Detto ciò, ecco quali sono le principali differenze tra tariffa residente e non residente applicate alla bolletta energetica.

Qual è la differenza tra tariffa residente e non

Come spiegato, la bolletta energetica è diversa per chi risiede e non risiede. Il tipo di contratto di fornitura, infatti, è diverso così come lo sono i costi che vengono applicati in bolletta Più nel dettaglio, quando si parla di “utenza domestica residente” ci si riferisce a un contratto intestato a chi abita stabilmente (tutto l’anno) in quell’abitazione e quindi vi risiede. Per tale tipologia di fornitura, i costi legati alla bolletta, come gli oneri di sistema che sono costi per gestire e mantenere il servizio, sono applicati in modo più vantaggioso e con spese fisse più basse.

Si parla invece di utenza domestica non residente quando si sottoscrive un contratto per una casa nella quale non si risiede stabilmente, come la casa in montagna o quella a al mare. Insomma una casa nella quale non si è registrati come residenti. A differenza della prima, questo tipo di utenza è soggetto a costi aggiuntivi anche se i consumi di energia sono gli stessi. La delibera numero 582/2015/R/eel dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera) comunica infatti che le tariffe per i non residenti sono più alte di quelle per i residenti perché includono una quota fissa annuale più alta. In più, i costi per gli oneri di sistema sono superiori rispetto a quelli per i residenti.

Cos’è la struttura tariffaria Td?

Il costo dell’energia elettrica fino a gennaio del 2016 funzionava in modo progressivo. Significa che più si consumava, più si pagava per ogni singolo kilowattora per cui se una famiglia era numerosa si ritrovava a dover sostenere dei costi maggiori. Il problema era che non solo si consumava di più ma il prezzo di ogni singolo kWh aumentava insieme al consumo e quindi per le famiglie con maggiori necessità energetiche le bollette erano davvero pesanti.

Dopo il 2016, però, c’è stata un’importante riforma delle tariffe elettriche con l’avvento di una nuova struttura tariffaria denominata “Td”. Quest’ultima ha eliminato la progressività per cui oggi il prezzo dell’energia elettrica di ogni singolo kilowattora è uguale per tutti indipendentemente dal livello di consumo e dalle componenti in bolletta che sono calcolate in modo uniforme.

Come funziona la bolletta del gas con la tariffa non residente

In molti si domandano come si applicano le tariffe di residente e non residente sulle bollette della luce e del gas. Ebbene, per le prime, come detto, vi sono delle tariffe diverse per chi è residente e per chi non lo è.

Per la bolletta del gas, invece, non si segue questa logica in quanto la tariffa non cambia in base alla residenza bensì in base alla zona climatica in cui è ubicato l’immobile. Più nel dettaglio, le zone climatiche sono delle aree della penisola stabilite in base alla temperatura media e alla necessità di riscaldamento. Vanno dalla zona A, che è quella più calda, alla zona F che è la più fredda. Per il gas, quindi, la tariffa viene determinata in questo modo: se si hanno due case nella medesima zona climatica, si pagherà la stessa tariffa per il gas senza costi in aggiunta legati alla residenza. Nel caso in cui gli immobili si trovino in due zone climatiche diverse anche la tariffa sarà diversa e non dipenderà dal fatto di essere residenti o non residenti. Ecco un esempio. Se si ha una casa in una zona montuosa (zona F) e una in una zona di mare (B o C), il costo della tariffa del gas della prima sarà più alto rispetto a quella della seconda. Il motivo è che nelle zone più fredde si considera un maggiore fabbisogno di riscaldamento.

Che cos’è un contratto domestico della luce?

Come detto, un contratto della luce domestico non residente è un accordo per la fornitura di energia elettrica destinato a chi ha un immobile che non è la propria residenza ufficiale.
Per l’Arera, con il termine contratto domestico, in ogni caso, si intende una fornitura che utilizza l’elettricità per alimentare la propria abitazione (sia che si abbia la residenza che non la si abbia). Inoltre per alimentare  i locali legati all’abitazione come i garage, gli uffici o altri spazi collegati alla casa ma solo se essi sono serviti da un unico punto di prelievo e la potenza massima disponibile non supera i 15 kilowattora.

I diversi costi

Nella bolletta della luce, come spiegato, c’è una differenza tra contratto per residenti e non residenti. Il primo, infatti, si basa sulla residenza anagrafica del titolare del contratto ed è rilevante per diversi motivi come la spesa per la materia energia che è più bassa per tale tipologia di contratto rispetto a quella non residente nonostante il consumo sia il medesimo.

Un’altra differenza di costo è determinata dalle spese di trasporto e di gestione del contatore che, come l’altra appena indicata, variano in base alla residenza. Ovviamente i costi fissi per tali servizi sono più elevati per i non residenti.

Le altre differenze di prezzo riguardano poi gli oneri di sistema e le imposte. I primi sono i costi che contribuiscono a coprire le attività di interesse generale per il sistema elettrico come gli incentivi per le energie rinnovabili. I secondi sono invece delle tasse che variano tra residenti e non residenti e in molti casi per questi ultimi sono davvero più elevate.

C’è questa differenza di costi perché così si incentiva un uso più razionale delle risorse e si offrono maggiori benefici (grazie alle tariffe ridotte) a chi utilizza l’energia elettrica nella propria abitazione. In più, tale sistema è stato deciso anche per coprire i costi fissi che si devono comunque pagare per avere la possibilità di utilizzare l’energia elettrica anche nelle case in cui il consumo è irregolare.

La quota fissa annuale

Se nella propria abitazione si ha la residenza principale la bolletta della luce cambia. Rispetto alla casa in cui non si ha la residenza vi sono infatti delle differenze riguardanti i costi fissi e gli oneri di sistema. Questi ultimi per i residenti vengono applicati in base a due scaglioni: uno fino a 1800 kilowattora all’anno e l’altro che va oltre i 1800 kWh. Ciò significa che i residenti pagano un importo legato all’effettivo consumo di energia.

I non residenti, invece, oltre agli oneri di sistema che si basano sul consumo, devono sostenere anche una quota fissa annuale che è di circa 135 euro. Tale cifra è indipendente dal consumo per cui anche se ad esempio la casa al mare si usa poco, questo costo va comunque pagato.

Per quanto concerne gli oneri di sistema, essi sono più nel dettaglio i costi fissi che compaiono in ogni bolletta e servono a coprire una serie di attività che migliorano il sistema elettrico nazionale. Quelli principali si dividono in Asos e Arim. I primi sono quelli generali il cui scopo è quello di sostenere le energie rinnovabili mentre gli altri sono quelli atti a coprire i costi per le attività di interesse pubblico legate all’energia.

Per quanto riguarda le tariffe, a parità di consumo, chi non è residente paga quindi di più e tale differenza è data, come detto, dalla quota fissa di circa 135 euro all’anno che viene applicata solo a chi non ha la residenza nell’immobile.

Come leggere entrambe le bollette

A chi si chiede se ci sono differenze quando si legge una bolletta dell’energia elettrica per residenti e non, la risposta è no. Nella prima sezione di essa, infatti, si trovano sempre i dati della fornitura ovvero il numero cliente, il codice Pod che identifica il contatore e la potenza impegnata ovvero quella massima. Inoltre il metodo di pagamento e le caratteristiche dell’utenza ovvero “domestica residente” o “non residente”.

C’è poi la parte relativa alla spesa per la materia prima energia con i costi di commercializzazione e dispacciamento.

E ancora, la spesa per il trasporto e la gestione del contatore nella quale l’importo è suddiviso in quota fissa che si deve pagare indipendentemente dal consumo, la quota potenza che si calcola in base alla potenza impegnata e la quota variabile che dipende da quanto si consuma. Per le case nelle quali non si risiede, gli oneri di sistema si applicano sia alla quota fissa che a quella variabile.
Compare poi nella bolletta la parte relativa agli oneri di sistema che tutti devono pagare indipendentemente dal consumo e quella relativa al Canone Rai. Le case dove non si ha la residenza sono ovviamente esentate da quest’ultimo pagamento per cui c’è almeno un piccolo risparmio rispetto alle bollette per le abitazioni di residenza.