Il governo fa cassa in discarica, sale al 22% l’Iva sui rifiuti

La legge di bilancio 2025 punta a ridurre i sussidi dannosi all'ambiente e per farlo aumenta l'Iva sui rifiuti

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Pubblicato: 29 Ottobre 2024 10:12

Il governo sta pensando di inserire in Manovra un aumento dell’Iva sui rifiuti conferiti in discarica. A partire dal 2025 la percentuale dovrebbe salire dal 10 al 22%. L’aumento mira a fare cassa attraverso la riduzione dei cosiddetti “sussidi ambientalmente dannosi” o SAD. La norma si concentra su due settori: la fiscalità delle auto aziendali e lo smaltimento inefficiente dei rifiuti. In particolare ci sono dei rifiuti che, a differenza di altri, vedranno crescere l’Iva per lo smaltimento in discarica. Tra questi anche i fanghi e i fumi. Una mossa che, dal 2025, porterà nelle casse del governo circa 148 milioni di euro all’anno.

Aumenta Iva rifiuti in discarica

Con l’aumento dell’Iva sui rifiuti il governo si propone di ridurre la dipendenza da pratiche di smaltimento poco sostenibili. La modifica, prevista nell’articolo 7 del disegno di legge, comporterà l’applicazione dell’aliquota ordinaria del 22% a tutte le operazioni di conferimento in discarica e di incenerimento senza recupero efficiente di energia.

Secondo la relazione illustrativa che accompagna il testo della Manovra 2025, questo aumento dell’Iva risponde all’obiettivo di eliminare un sussidio ambientale dannoso che contrasta con il principio dell’economia circolare. In particolare, le direttive europee stabiliscono che lo smaltimento in discarica dovrebbe essere considerato solo come ultima opzione.

Cosa sono i SAD?

I sussidi ambientalmente dannosi (SAD) rappresentano incentivi che riducono il costo di utilizzo di fonti fossili e di sfruttamento delle risorse naturali, incoraggiando attività economiche che danneggiano l’ambiente. Secondo un rapporto di Legambiente, nel 2022 l’Italia ha speso quasi 95 miliardi di euro in SAD, più del doppio dell’anno precedente, con un aumento del 50% delle voci di sussidi identificati. Un balzo che è stato principalmente guidato dalla crisi energetica e dalle misure governative adottate per affrontarla.

Negli ultimi 12 anni, la spesa per i SAD in Italia ha raggiunto un totale di 308,9 miliardi di euro. Una parte importante di questi sussidi è rappresentata dalla modulazione della fiscalità sulle auto aziendali, un settore in cui l’Italia si distingue come la peggiore in Europa per sussidi fossili. Secondo uno studio di Transport & Environment, il governo italiano elargisce ogni anno 16,4 miliardi di euro in sussidi per le auto aziendali, tra cui tassazione dei benefit in kind, ammortamento del costo dei veicoli, detrazioni Iva e carte carburante.

Quali tipi di rifiuto rientrano nella manovra?

L’aumento dell’Iva inserito in Manovra si applicherà dal 2025 a diverse categorie di rifiuti. Tra questi, rientrano: i rifiuti derivanti dall’attività di recupero e smaltimento di rifiuti, che includono materiali trattati o riciclati che, per vari motivi, non possono essere reinseriti nel ciclo produttivo. Inoltre, saranno colpiti i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque, nonché quelli derivanti dalla depurazione delle acque reflue, un aspetto cruciale considerando l’importanza della gestione delle risorse idriche.

Anche i rifiuti da abbattimento di fumi, provenienti per esempio da impianti industriali e quelli derivanti dalle fosse di scarico e dalle fogne saranno soggetti all’aumento dell’aliquota Iva.

La modifica legislativa si propone di incentivare le aziende a trovare soluzioni più sostenibili per la gestione dei rifiuti, incoraggiando il recupero e il riciclo, piuttosto che lo smaltimento in discarica. Ma soprattutto è un modo per lo Stato di fare cassa, con almeno 148 milioni di euro recuperati.