Nelle ultime ore si sono moltiplicati i segnali di un possibile allentamento della tensione nei due principali teatri di guerra attivi: Medio Oriente ed Europa dell’est. Abbiamo quindi due scenari, due tentativi di risoluzione, che, anticipiamolo, non portano tanto lontano.
A Istanbul, Russia e Ucraina sono tornate a parlarsi faccia a faccia dopo oltre un mese e mezzo, trovando un fragile terreno comune sul piano umanitario ma restando distanti su tutto il resto.
Dall’altra parte del Mediterraneo, un incontro riservato in Sardegna riunirà al tavolo Stati Uniti, Israele e Qatar per provare a sbloccare l’impasse dei negoziati su Gaza, dove Hamas ha presentato una nuova proposta di tregua.
Prove di dialogo, dunque, che raccontano quanto la diplomazia resti faticosa e frammentaria, ma non completamente spenta.
Indice
Medio Oriente, negoziati in corso a Doha: le condizioni in discussione
Le trattative tra Israele e Hamas proseguono timidissime. Hamas ha trasmesso una nuova posizione negoziale ai mediatori in Qatar, in risposta a una proposta di cessate il fuoco della durata di 60 giorni nella Striscia di Gaza.
Una fonte palestinese citata dall’agenzia AFP ha riferito che l’ultima risposta include modifiche alle condizioni per l’accesso degli aiuti umanitari e la delimitazione delle aree da cui le forze israeliane dovrebbero ritirarsi. A questi elementi si aggiunge la richiesta di inserire nero su bianco la fine definitiva delle ostilità. Ma qui c’è un problema per Israele. Secondo quanto riportato da Channel 12, Hamas sta chiedendo un ritiro militare più ampio rispetto a quanto previsto dalla controparte israeliana e una zona cuscinetto ridotta lungo il confine.
Il movimento islamico spinge perché sia l’Onu a riprendere in mano la gestione degli approvvigionamenti per la popolazione, mettendo così in discussione il futuro della fondazione logistica attualmente operativa nella Striscia con l’appoggio diretto di Washington e Gerusalemme. Una richiesta che appare del tutto legittima, visto che Israele, oltre che perpetuare i bombardamenti sta utilizzando la fame come arma di guerra. Secondo quanto riportato dall’Oms, a Gaza 2,1 milioni di persone sono intrappolate e stanno morendo di fame.
Nel pacchetto proposto da Hamas rientra anche un aumento del numero di detenuti palestinesi condannati all’ergastolo da liberare in cambio degli ostaggi israeliani ancora in vita.
Il nodo principale della questione rimane lo smantellamento delle strutture di Hamas, che Israele continua a ritenere non negoziabile.
Vertice in Sardegna tra Stati Uniti, Israele e Qatar
Oggi, in Sardegna, è previsto un incontro a porte chiuse tra Steve Witkoff, consigliere speciale della Casa Bianca, il ministro israeliano Ron Dermer e il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani. Lo riferisce Barak Ravid di Axios, che aveva inizialmente indicato Roma come possibile scenario.
L’amministrazione statunitense si è limitata a confermare la tappa europea di Witkoff, senza fornire ulteriori dettagli.
Dialoghi tra Russia e Ucraina, niente svolte ma nuovi scambi
Nel frattempo, c’è anche lo scenario della guerra Ucraina-Russia che si protrae senza soluzioni di continuità. A Istanbul si è tenuto un nuovo ciclo di negoziati tra le delegazioni di Kiev e Mosca, ma senza avanzamenti sul piano politico.
Le due parti, però, hanno concordato l’avvio di ulteriori iniziative umanitarie, tra cui il rilascio incrociato di 1.200 detenuti ciascuna. Dopo circa novanta minuti di confronto, il rappresentante ucraino Rustem Umerov ha proposto di pianificare per agosto un faccia a faccia tra i leader Zelensky e Putin.
Nonostante il presunto riavvicinamento, sembra che non ci sia nulla da fare di concreto. Il capo negoziatore russo ha precisato che le rispettive bozze di accordo rimangono troppo distanti, e ha proposto la creazione di tre tavoli tecnici (politico, militare, umanitario) per mantenere i contatti.
Kiev ha insistito su un cessate il fuoco temporaneo, mentre Mosca continua a legare qualsiasi sospensione delle ostilità a una cornice di pace strutturata e definitiva. Secondo quanto riferito dall’agenzia Tass, l’incontro a Istanbul si è concluso in meno di un’ora e non sono previsti ulteriori confronti immediati.
Tra le ipotesi sul tavolo, la parte russa ha anche ventilato l’eventualità di consegnare i corpi di altri 3.000 militari ucraini caduti, oltre ai 7.000 già restituiti. Si è inoltre discusso della possibilità di pause di 24-48 ore per facilitare il recupero dei feriti e dei corpi nelle aree di combattimento.
Ma la vera minaccia, per ora, è solo una. Dopo il fallimento delle telefonate tra Putin e Trump, Washington ha autorizzato un nuovo pacchetto di forniture militari a favore dell’Ucraina per un valore di 322 milioni di dollari.