Donald Trump torna alla Casa Bianca e lo fa con un programma ambizioso, pronto a ridisegnare gli equilibri interni e globali. Non perde tempo il neo presidente biondo, e firma già una raffica di ordini esecutivi. Per Trump e il suo team, il primo giorno è più di una semplice ripartenza: è l’inizio di una rivoluzione amministrativa che toccherà ogni settore, dall’immigrazione all’energia, fino alle relazioni internazionali.
A livello mondiale in questi giorni non si parla d’altro, perché le promesse – e le minacce – che ha detto sono tante. Tra le azioni più rilevanti, spiccano provvedimenti sull’energia, l’immigrazione e la politica commerciale. Trump ha annunciato più di cento direttive solo nel primo giorno di mandato. “Vi girerà la testa quando vedrete cosa succederà”, aveva promesso durante la campagna elettorale. E non ha avuto tutti i torti.
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Energia: scelte decisive per il settore
Il presidente ha dichiarato che firmerà ordini per rilanciare la produzione di energia domestica, tagliando regolamentazioni considerate d’intralcio. Tra le misure previste, il blocco dei progetti eolici offshore sulla costa orientale e il ripristino del progetto Keystone Pipeline.
L’amministrazione punta anche a ridimensionare le politiche di promozione delle auto elettriche, favorendo invece i combustibili fossili. Gli incentivi per i veicoli elettrici introdotti dall’amministrazione precedente verranno revocati, con l’intento di rilanciare l’industria tradizionale.
Secondo fonti vicine al governo, il team del presidente intende abolire il credito d’imposta federale di 7.500 dollari per i veicoli elettrici e interrompere gli investimenti per la rete di ricarica. Si valuta anche di bloccare l’importazione di materiali e componenti per batterie provenienti dalla Cina, spingendo le aziende americane verso una produzione interna. Questo cambiamento sta già influenzando i piani dei costruttori automobilistici, molti dei quali stanno ridimensionando gli investimenti nell’elettrificazione.
Paradossalmente le misure avranno un impatto anche su Tesla, di Elon Musk, anche se al momento sembrerebbe più impegnato ad esultare per la nuova amministrazione (e per il ruolo che avrà al suo interno) pronunciandosi con gesti inequivocabili come il saluto romano.
La mossa di Trump sulle auto elettriche potrebbe avere un impatto anche in Italia, dove diverse aziende automobilistiche ed energetiche collaborano con il mercato statunitense. La revoca degli incentivi potrebbe ridurre la domanda di componenti per auto elettriche prodotte da fornitori italiani, mentre l’accento sui combustibili fossili potrebbe creare nuove dinamiche nei mercati internazionali dell’energia, influenzando indirettamente i prezzi e le politiche industriali nel nostro Paese.
Ritiro dagli accordi globali e dall’Oms
Washington volta le spalle agli accordi di Parigi sul clima e all’Organizzazione Mondiale della Sanità. Le motivazioni, dettagliate in documenti ufficiali, includono critiche alla gestione delle crisi sanitarie internazionali e accuse di interferenze politiche che avrebbero compromesso la neutralità dell’organizzazione. Si punta anche il dito contro costi ritenuti insostenibili per gli Stati Uniti.
Amnistia per i protagonisti dei fatti del 6 gennaio 2021
Con un ordine esecutivo, il presidente concede l’amnistia a circa 1.500 persone coinvolte negli eventi di Capitol Hill. La decisione riguarda anche membri di gruppi estremisti condannati a pene severe e che avevano protestato per la mancata elezione di Trump. La mossa per questa specifica decisione ha sollevato reazioni forti, con l’opposizione che la considera una ferita per il sistema giudiziario.
Cuba e Cisgiordania: inversione di rotta
A livello diplomatico è piuttosto aggressivo. La nuova amministrazione reinserisce Cuba nella lista degli Stati sponsor del terrorismo. Contemporaneamente, vengono eliminate le sanzioni contro i coloni israeliani in Cisgiordania. Per dare un contesto, si tratta di cittadini israeliani che risiedono in comunità costruite nei territori palestinesi occupati da Israele dopo la Guerra dei Sei Giorni del 1967. Questi insediamenti, incentivati dal governo di Israele (non è un segreto che vogliano ampliarsi su più territori e su più stati), sono considerati illegali dalla comunità internazionale e rappresentano uno dei principali ostacoli al processo di pace tra israeliani e palestinesi.
Inoltre, l’espansione degli insediamenti spesso avviene su terre private palestinesi: il pensiero e la linea di Trump è piuttosto evidente, anche se si è fregiato del titolo di essere “colui che sarà ricordato per essere un pacificatore”.
Rivoluzione nella pubblica amministrazione
Il tycoon è prima di tutto un imprenditore miliardario, e sa come muoversi. Tagli alle assunzioni, fine del lavoro a distanza (lo smartworking è lo spauracchio di tutti i ceo) e licenziamenti mirati sono tra i primi interventi decisi dal governo federale. L’obiettivo dichiarato è snellire la macchina burocratica e garantire personale più efficiente e vicino alle esigenze del Paese.
Dazi contro Canada e Messico
Lo aveva detto già in campagna elettorale, siamo preparati. Un’imposta del 25% sui beni provenienti da Canada e Messico è pronta a scattare. Il provvedimento, secondo la Casa Bianca, mira a contrastare flussi migratori incontrollati e traffici illeciti.
E non finisce qui. Una nuova direttiva cambia le regole sulla cittadinanza, negandola automaticamente ai figli nati sul suolo americano da genitori irregolari. Il provvedimento ha già aperto la strada a contestazioni legali.
Nelle metropoli, le operazioni mirate dell’Ice prenderanno di mira migranti privi di documenti, soprattutto con precedenti penali. Le azioni includono negoziati per ripristinare il programma Remain in Mexico, che obbliga i richiedenti asilo a restare in territorio messicano durante l’iter burocratico.
Revisione delle politiche di genere
Le agenzie federali tornano a utilizzare il sesso biologico come unico criterio per la classificazione nei documenti ufficiali, escludendo riferimenti all’identità di genere. La nuova normativa include modifiche per passaporti e certificazioni pubbliche.
Rinomina geografica e simbolica
Il motto “Make America Great Again” passa anche per le denominazioni geografiche, e il continente americano deve essere percepito unicamente di proprietà statunitense, anche se non è così. Per questo, il Golfo del Messico cambia ufficialmente nome diventando (per gli Usa) il “Golfo d’America”, mentre il Monte Denali in Alaska torna a chiamarsi Monte McKinley, in omaggio a un presidente storico. Questi cambiamenti saranno recepiti su mappe e documenti federali.