Lukoil vende gli asset esteri, cosa cambia con le sanzioni di Trump sul petrolio

Le sanzioni di Washington colpiscono i big del petrolio russo: Lukoil verso la vendita di asset per tenere in piedi il bilancio della società

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

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Lukoil venderà i suoi asset esteri. Il colosso petrolifero russo ha annunciato la decisione come conseguenza delle sanzioni da parte di Washington. Donald Trump, infatti, ha messo in campo un pacchetto di sanzioni contro le compagnie petrolifere Lukoil e Rosneft, per limitare i guadagni russi e fare pressioni economiche per negoziare un cessate il fuoco in Ucraina.

La decisione di Trump era stata accolta da Putin con sicurezza, tanto che aveva dichiarato che non avrebbe avuto conseguenze. Poco dopo, però, l’India ha dichiarato di voler ridurre l’acquisto di petrolio per le sue raffinerie e la Cina ha sospeso del tutto l’importazione di petrolio da Mosca. Secondo gli esperti, le entrate del bilancio russo saranno messe a dura prova. Cina e India, così come gli altri importatori, dovranno cercare forniture alternative, mentre Lukoil cerca di limitare i danni con la vendita degli asset esteri.

Caso Lukoil: le conseguenze delle sanzioni USA

La decisione di Lukoil arriva in seguito all’annuncio di nuove sanzioni contro la Russia da parte dell’amministrazione americana. In particolare, è stato colpito il settore del petrolio, che porta nelle casse russe cifre piuttosto elevate. Da qui l’annunciata crisi, secondo gli esperti, del bilancio russo. Da Mosca negano conseguenze, ma si sono susseguite una serie di notizie piuttosto rilevanti.

Dapprima la decisione della Cina di sospendere le importazioni di petrolio, poi l’India che vuole diminuire le importazioni e infine la decisione di Lukoil di vendere i propri asset esteri.

Dal colosso petrolifero, che insieme a Rosneft rappresenta il 55% della produzione petrolifera russa, arriva la nota ufficiale:

A causa dell’introduzione di misure restrittive nei confronti dell’azienda e delle sue controllate da parte di alcuni Stati, l’azienda annuncia la sua intenzione di vendere i suoi asset internazionali.

Il colosso, però, starebbe già visionando le proposte di acquisto.

Gli effetti sui prezzi

Lo scopo delle sanzioni è quello di spingere la Russia a negoziare un cessate il fuoco, ma ancora non si è aperto il dialogo in tal senso. Quello che sta accadendo, invece, si può analizzare sul piano economico. Le sanzioni hanno lo scopo di congelare gli asset delle compagnie petrolifere russe negli Stati Uniti e di vietare a tutte le aziende americane di intrattenere rapporti commerciali con le due società.

Misure simili sono già state approvate dal Regno Unito, e l’Unione Europea sta pensando di muoversi nella stessa direzione con un pacchetto di sanzioni commerciali contro la Russia. Mentre Cina e India hanno già risposto alle sanzioni, si teme l’effetto sui mercati globali. C’è stato già un immediato effetto sul prezzo del petrolio, che è aumentato di circa il 5%.

Il caso Romania

In Romania, Lukoil dovrà vendere la sua raffineria locale. Questa, infatti, entrerà in scadenza dal prossimo mese e il segretario di Stato rumeno per l’Energia, Cristian Busoi, vuole cogliere l’occasione fornita da Washington per anticipare l’uscita.

Il gruppo Lukoil è stato accusato di frode finanziaria, anche se non si è mai proseguito sul piano processuale. Nel Paese gestisce asset significativi come le raffinerie Petrotel e la rete di distribuzione. Non il massimo della produzione o dei servizi, per questo il governo rumeno se ne vuole disfare il prima possibile.

Ricordiamo, infatti, che il rischio è quello di dover pagare le sanzioni statunitensi. A chi vendere? Da tempo, infatti, le filiali sono in vendita, ma nessuno si è affacciato. Il motivo è che gli impianti sono vecchi e andrebbero fatti investimenti impegnativi per ammodernarli.

Quindi, se all’estero la vendita degli asset andrà anche bene, in Romania invece c’è la possibilità che non si riesca a vendere. Il rischio, ovviamente, è per i cittadini rumeni, che potrebbero trovarsi con sanzioni e un’incertezza operativa tale da creare disagi nella distribuzione del carburante.