Cina e Russia mai così vicine, accordo per un nuovo gasdotto

Intesa Cina-Russia tra Gazprom e China National Petroleum: gasdotto di 2.600 km via Mongolia con pagamenti in rubli e yuan, ma il prezzo è da definire

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

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Tra Cina e Russia sta andando tutto bene. Alla faccia dei colloqui con Trump in Alaska, Putin vola da Xi e ai margini del vertice dell‘Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco), viene siglato un accordo per un nuovo gasdotto.

Si tratta di un memorandum che vincola i due Paesi a costruire il nuovo gasdotto Power of Siberia 2, che legherà Russia e Cina per i prossimi 30 anni. Un altro modo per dire che la Russia non ha bisogno del mercato europeo e che la Cina riesce a convivere bene con la politica ostile di Trump.

Via al nuovo gasdotto tra Cina e Russia

Il summit dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco), oltre alle parole dei vari presidenti presenti su pace, sicurezza ed economia, porta al risultato di un nuovo gasdotto. Mentre i leader di Russia e Cina si stringono la mano, si abbracciano e prendono il tè insieme, mostrandosi più vicini che mai (dopo le rigidità cinesi allo scoppio della guerra di invasione in Ucraina); Gazprom e China National Petroleum Corporation firmano un memorandum d’intesa.

Il progetto è il Power of Siberia 2, un gasdotto che trasporterà miliardi di metri cubi di gas russo, ogni anno, in Cina attraverso la Mongolia orientale.

L’accordo è vincolante, ma non ci sono i dettagli

Del nuovo gasdotto non si conosce ancora molto. Si parla della quantità di metri cubi di gas trasportati (secondo le fonti ufficiali; non è assodato si tratti di circa 50 miliardi di metri cubi ogni anno) e poco altro.

Il Power of Siberia 2 sulla carta è lungo oltre 2.600 chilometri e attraverserà la Mongolia orientale. Ai colloqui era infatti presente, oltre a Cina e Russia con i rispettivi rappresentanti di Gazprom e China National Petroleum Corporation, anche Ukhnaagiin Khürelsükh, presidente della Mongolia.

L’autorizzazione al progetto è arrivata già a marzo scorso, con l’obiettivo dichiarato di voler portare in Cina, per la prima volta, il gas russo estratto nei giacimenti della penisola di Yamal, nella Siberia orientale. Proprio i giacimenti sviluppati per il commercio con l’Europa, ma che erano stati “fermati” per via dell’invasione in Ucraina.

Ora che l’Ue ha trovato le sue alternative, con il blocco definitivo entro il 2027, Mosca ha spostato l’attenzione altrove. Per trenta lunghi anni Cina e Russia si impegnano così sui lavori al gasdotto (che si concluderanno nel 2030) e sullo scambio di gas. Nel frattempo saranno potenziate le due pipeline già esistenti, per aumentare l’export verso il Paese, il più grande consumatore di energia al mondo.

Alexey Miller, CEO del colosso energetico russo Gazprom, ha già parlato della modalità di pagamento: l’utilizzo in egual misura di Rubli e Yuan. Il prezzo sarà però concordato separatamente.