Il mondo delle banche e della finanza lancia l’allarme sulla stagflazione. Si tratta di uno scenario già vissuto dopo lo shock petrolifero degli anni ’70 che potrebbe ripresentarsi oggi a causa dell’aumento del costo di gas e petrolio, dunque delle materie prime e della logistica e, non ultima, la guerra in Ucraina, che rischia di infliggere un duro colpo all’economia mondiale. Ma che cos’è esattamente la stagflazione?
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Che cos’è la stagflazione, il mix di stagnazione e inflazione
Con il termine stagflazione, che nasce come parola ibrida tra stagnazione e inflazione, viene identificato un fenomeno che ha iniziato a presentarsi nei Paesi occidentali a partire dalla fine degli anni ’60, e che ha segnato la storia del decennio successivo.
L’inflazione è un aumento generale dei prezzi, mentre la stagnazione identifica una crescita minima o addirittura nulla dell’economia reale. Si tratta di due scenari che fino a quel momento si erano presentati in epoche diverse.
Per John Maynard Keynes e gli economisti post keynesiani, infatti, erano di fatto incompatibili. Fu invece Milton Friedman a prevedere l’avvento della stagflazione, che da quel momento entrò nei manuali economici.
Cosa causa la stagflazione e perché influenza i consumatori
A causare la stagflazione è la coincidenza di due o più fenomeni. La crescita bassa o nulla può dipendere da una bassa produzione, con stipendi bassi e minore potere di acquisto delle famiglie. Dall’altra un aumento generale dei prezzi, spesso innescato da un rincaro sulle materie energetiche che si ripercuote su tutte le filiere.
I consumatori non riescono dunque a sostenere le spese a causa degli stipendi troppo bassi. La domanda rallenta, le famiglie ricorrono ai pochi risparmi e li sperperano, e la produzione arranca, in un circolo vizioso dal quale è molto difficile uscire. Quando la stagflazione divenne sistemica in tutto l’Occidente a causa del rialzo del petrolio negli anni ’70, i governi faticarono a trovare mezzi adeguati per affrontarla.
Perché oggi siamo tutti a rischio stagflazione: cosa succede
Oggi stiamo assistendo esattamente a questo, cioè a una crescita dei prezzi non associata a una crescita della domanda, e dei salari, ma provocata da fattori esterni e difficilmente controllabili. La guerra in Ucraina sta avendo come effetto diretto un ulteriore rialzo delle materie prime, tra tutte il gas e il petrolio, ma anche del grano, direttamente sui Paesi del Terzo Mondo e indirettamente sull’Europa e il resto del mondo.
Per il nostro Paese, che non è autosufficiente per quanto riguarda la produzione di energia, l’aumento dei costi di gas e petrolio è particolarmente importante, perché fa aumentare a cascata i costi per produrre ogni bene e servizio, e dunque causa un aumento generalizzato dei prezzi, che si ripercuote tanto sulle aziende quanto sui singoli cittadini.
Abbiamo già assistito a un caro prezzi impressionante nella prima parte dell’anno, con le bollette di gas e luce schizzate verso cifre record. Un ulteriore rialzo potrebbe bloccare definitivamente il sistema manifatturiero italiano, arrestando la produzione e la crescita, e facendoci piombare in un periodo di stagflazione.
L’Italia rischia la stagflazione? Cosa potrebbe salvarci
Nonostante guerra e crisi energetica stiano già pesando sulle nostre tasche, sul sistema economico e su quello bancario, l’Italia non è in stagflazione in questo momento. La crescita è infatti garantita, per il momento, dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, il Pnrr che ha allocato le tante risorse provenienti dall’Europa per la rinascita del Paese dopo il duro colpo della pandemia di Covid.
Non è detto però che possa bastare per fare fronte a un aumento dei prezzi che potrebbe arrivare anche al 5% e oltre nell’Eurozona. La palla a quel punto rimbalzerà alla Banca Centrale Europea, che dovrà decidere se intervenire sull’inflazione, e alzare i tassi, o sulla decrescita, lasciando i tassi bassi e aiutando l’economia. La scelta sarà condizionata anche dall’andamento della guerra in Ucraina e dall’auspicabile fine del conflitto.