Scuola, 700 istituti verso la chiusura: cosa prevede la Manovra

Il testo della Manovra prevede il dimensionamento scolastico, ovvero l'accorpamento di alcuni istituti che porterebbe a nuove scuole

Entro il 2024 l’Italia potrebbe perdere ben 700 istituti scolastici, vittime della Manovra di Bilancio che è pronta a passare nei prossimi giorni al vaglio del Parlamento italiano. Dopo il passaggio in Camera e in Senato, dove i componenti potrebbero presentare eventuali emendamenti, il documento diventerà effettivo per il 2023 e nella spesa di 35 miliardi ipotizzata dal Governo per sostenere gli italiani nel caro bollette non trovano spazio gli aiuti per la pubblica istruzione e la sanità.

Proprio per la mancanza di fondi dedicati alle scuole, quindi, nei prossimi due anni il piano che verrà seguito è quello del dimensionamento scolastico, ovvero l’aggregazione o la fusione di alcuni istituti con altri che potrebbe portare a ben 700 istituti in meno su tutto il territorio nazionale.

700 scuole verso la chiusura, il piano

A prevedere questo meccanismo è proprio la legge di Bilancio discussa negli scorsi giorni in Consiglio dei Ministri e, nelle prossime ore attesa al passaggio a Palazzo Madama e a Montecitorio. Il testo potrebbe subire delle modifiche, ma in quella che è attualmente l’ultima versione bozza della manovra si legge chiaramente l’intenzione del Governo per le scuole (qui invece vi abbiamo parlato del taglio dell’Iva su alcuni prodotti).

“Le Regioni, sulla base dei parametri individuati dal decreto di cui al primo periodo provvedono autonomamente al dimensionamento della rete scolastica entro il 30 novembre di ogni anno, nei limiti del contingente annuale individuato dal medesimo decreto”.

In poche parole ciò che dice il Governo è che ogni 30 novembre, con piano biennale, le Regioni saranno chiamate a comunicare l’eventuale dimensionamento della rete scolastica, portando dunque alla perdita di alcuni istituti sul territorio. Le regole, va sottolineato, variano in base alla grandezza delle aree geografiche e dunque in caso di necessità potrebbe esserci un differimento temporale che però non dovrà superare i 30 giorni (comunicazione massima entro fine dicembre).

Secondo le prime stime questo “dimensionamento” comporterebbe una perdita di almeno 700 istituti suddivisi, principalmente, nelle Regioni in sofferenza come Sardegna, Calabria e Basilicata. Non vengono escluse anche Regioni come Abruzzo, Molise e Campania dove il “dimensionamento spontaneo” è piuttosto lento.

Dimensionamento scolastico, cos’è e gli obiettivi

Come abbiamo già detto, quando si parla di “dimensionamento scolastico” si intende il piano di dimensionamento della rete scolastica, ovvero uno strumento per l’aggregazione, la fusione e la soppressione di scuole al fine di definire una scuola di dimensioni ottimali. Lo strumento è stato pensato a partire dal 2000, anno nel quale la scuola si presentava estremamente frammentata. L’obiettivo di questa mossa è quello di avere quante più scuole di dimensioni ottimali possibili, che garantiscono a loro modo una serie di vantaggi come l’autonomia scolastica tramite l’attivazione di economie di scala, la stabilità nel tempo e il peso istituzionale per interloquire con la comunità locali.

Ma passare dalle parole ai fatti non sarà di certo facile. Infatti entro il 31 dicembre dovrà essere trovato un accordo con le Regioni perché in caso contrario il Governo entro il 31 agosto prossimo con un decreto di natura non regolamentare dovrà decidere in autonomia i contingenti dei dirigenti sulla base di un coefficiente non inferiore a 900 e non superiore a 1000, integrato dal parametro della densità degli abitanti per chilometro quadrato. Questo passaggio, nello specifico, rischia di creare una disparità tra Regioni come in Sardegna, Calabria e Basilicata, ma anche Abruzzo, Molise e Campania e quelle dove potrebbe risultare necessario sdoppiare gli istituti come in Lombardia, Puglia ed Emilia-Romagna (a proposito di scuola, qui vi abbiamo parlato del nuovo contratto di docenti e personale).