Latte, formaggio e carne a rischio: presto potrebbero diventare introvabili, o carissimi

In Italia, a causa dell’aumento dei costi, quasi una stalla su 10 (cioè il 9%) è in una situazione così critica da portare alla chiusura, con rischi per l’ambiente, l’economia e l’occupazione

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

La guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina, anche per effetto delle incertezze rispetto all’accordo per il passaggio delle navi nel Mar Nero, sta continuando a far sentire i suoi effetti nefasti, e ne avremo ancora per molto. Secondo l’ultimo Indice prezzi della Fao di ottobre, analizzati da Coldiretti, i prezzi dei cereali ad ottobre sono aumentati a livello mondiale dell’11% rispetto allo scorso anno e del 3% rispetto al mese precedente.

Ad aumentare rispetto allo stesso periodo dello scorso anno sono anche i prodotti dell’allevamento come la carne (+5,7%) e quelli lattiero-caseari (+15,3%), che utilizzano cereali per l’alimentazione.

Situazione drammatica per l’industria lattiero-casearia italiana

Per quanto riguarda l’Italia, secondo l’analisi di Coldiretti su dati Crea, a causa dell’aumento dei costi, quasi una stalla su 10 (cioè il 9%) è in una situazione così critica da portare alla chiusura, con rischi per l’ambiente, l’economia e l’occupazione, ma anche per la sopravvivenza stessa del patrimonio agroalimentare Made in Italy, a partire dai suoi formaggi più tipici.

Gli allevatori italiani sono schiacciati da una vera “esplosione” delle spese di produzione, in media del +60%, legata ai rincari energetici, che arriva addirittura fino al +95% dei mangimi, al +110% per il gasolio e persino al +500% delle bollette per l’elettricità necessaria ad alimentare anche i sistemi di mungitura e conservazione del latte.

Particolarmente drammatica la situazione delle stalle di montagna, dove il caro bollette sta costringendo aziende a chiudere ed abbattere gli animali, con un calo stimato della produzione di latte del 15% che impatta sulla produzione dei formaggi di alpeggio.

Ma, denuncia Coldiretti, a rischio c’è l’intero patrimonio caseario tricolore, con 580 specialità casearie tra 55 Dop e 525 formaggi tipici censiti dalle Regioni, patrimonio che ci consente oggi di superare persino la Francia in quanto a produzione.

“Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado” sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. “La chiusura di un’azienda zootecnica significa anche che non riaprirà mai più, con la perdita degli animali e del loro patrimonio genetico custodito e valorizzato da generazioni di allevatori”.

Per questo – spiega ancora Prandini – è necessario intervenire subito per contenere il caro energia e i costi di produzione con misure immediate per salvare aziende e stalle e anche misure strutturali, anche con accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione.

Gli altri prodotti che rischiamo di non trovare più al supermercato

I prodotti che rischiano di sparire dai nostri supermercati, o che rischiano di diventare comunque difficili da reperire e dunque costosissimi, sono molti, non ultima la frutta: le banane ad esempio stanno facendo registrare degli aumenti di prezzo record.

Qui vi abbiamo parlato di come il problema della scarsità dei prodotti non riguardi soltanto il cibo, come il riso e l’olio d’oliva, ma anche le bevande, come il vino, e altri beni, come la carta igienica, l’ammoniaca e i prodotti di ricambio auto.

Come il clima sta danneggiando l’agricoltura

Stiamo senz’altro vivendo una delle fasi più drammatiche della storia della nostra economia, esacerbata anche dai problemi collegati al cambiamento climatico.

L’aumento delle temperature è stato accompagnato dall’esplosione degli eventi estremi nel 2022, con una media di oltre 9 al giorno in Italia tra siccità, bombe d’acqua, nubifragi, tempeste di vento, trombe d’aria e violente grandinate, che hanno provocato gravissimi danni all’agricoltura, per un valore che supera già i 6 miliardi di euro dall’inizio dell’anno, pari al 10% della produzione nazionale.

Prandini sciorina questi dati in occasione della giornata nazionale della birra 100% Made in Italy, in riferimento al Vertice sui cambiamenti climatici Cop 27 in Egitto. Il 2022 si classifica fino ad ora in Italia come l’anno più caldo di sempre con una temperatura nei primi dieci mesi del 2022 addirittura superiore di +1,07 gradi rispetto alla media storica, ma si registrano anche precipitazioni ridotte di oltre 1/3, secondo l’analisi Coldiretti su dati Isac Cnr.

In Italia drammatica è anche la situazione del Po, in secca, che rischia di buttare all’aria 1/3 del Made in Italy a tavola che si produce proprio nella food valley della Pianura Padana, dove si concentra anche la metà dell’allevamento nazionale.

Dal grano duro per la pasta alla salsa di pomodoro, dai celeberrimi formaggi come il Parmigiano reggiano e il Grana Padano ai salumi più prestigiosi come il prosciutto di Parma o il Culatello di Zibello fino alla frutta e alla verdura, tutta la produzione della Pianura Padana – sottolinea la Coldiretti – è il cuore del Made in Italy alimentare in Italia e nel mondo.

Lo stesso Al Gore, parlando alla Cop27 a Sharm El Sheikh, ha citato proprio la secca del Po per sottolineare gli effetti dei cambiamenti del climatici nel mondo. Il livello del più grande fiume italiano al Ponte della Becca (Pavia) alla confluenza del Ticino si trova a -2,56 metri rispetto allo zero idrometrico con le rive ridotte a spiagge di sabbia.

Come deve cambiare l’agricoltura

L’agricoltura – conclude Prandini – è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è anche il settore più impegnato per contrastarli promuovendo l’uso razionale dell’acqua, l’innovazione tecnologica per la riduzione dell’impatto ambientale, l’economia circolare con la produzione di energie rinnovabili come biogas e biometano e lo sviluppo del fotovoltaico sui tetti senza consumo di terra fertile.

Non a caso l’agricoltura italiana è diventata negli anni la più green d’Europa, ma di fronte al caro energia e al cambio del clima bisogna intervenire al più presto. E questa, in ultima analisi, è soltanto una decisione politica.