Gas, Ue ostaggio di un Paese che preferisce la crisi

La crisi energetica mette in ginocchio alcuni Paesi, tra cui l'Italia, e ne favorisce altri. E intanto l'accordo su un tetto al prezzo del gas si allontana sempre più

Foto di Maurizio Perriello

Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

La crisi energetica che ha investito (non solo) l’Europa sembra molto lontana dall’estinguersi. Alla grande difficoltà di rimpiazzare le forniture russe, si aggiunge l’incapacità degli Stati membri di trovare un accordo su un tetto al prezzo del gas. Soprattutto a causa del veto imposto da alcuni Paesi, Olanda su tutti, che traggono beneficio dalla situazione attuale (gas mio quanto mi costi: le alternative per riscaldarsi spendendo meno).

Intanto il tempo stringe: fra due settimane si svolgerà il vertice straordinario dei ministri dell’Energia dei Paesi Ue, forse l’ultima occasione per tentare di prendere una decisione sul price cap. Nonostante le insistenze di Draghi e Macron, non appare attuabile un accordo di cartello tra tutti gli Stati europei acquirenti di metano per imporre un limite massimo che stabilizzi, in discesa, il mercato energetico.

La crisi del gas accende l’Europa

Nei prossimi giorni è prevista una riunione tecnica in sede comunitaria, ma una decisione dirimente potrà essere presa solo nel prossimo vertice dei ministri dell’Energia. L’esito del summit dipenderà dalla capacità dei rappresentanti europei di trovare un compromesso politico tra quelle nazioni, tra cui l’Italia, che vorrebbero imporre un tetto al prezzo del gas e quelli che invece preferirebbero non interferire con il mercato. Tra questi, oltre ai Paesi Bassi, figura anche la Svezia (perché la Russia sta bruciando enormi quantità di gas).

Intanto il prezzo del metano è ormai cresciuto a livelli stratosferici: oltre il 1.500% rispetto a due anni fa. Sulle Piazze europee il gas viaggia ormai stabilmente sui 300 euro al MWH, spingendo così l’inflazione al temutissimo tasso del 10%. Da qui le vibranti preoccupazioni espresse dalla Banca Centrale Europea, la quale stima ormai che “le possibilità di recessione stanno aumentando nella zona Euro” e avverte che la crisi non può essere contrastata attraverso la politica monetaria. Con l’euro in picchiata che perde addirittura la parità col dollaro.

No al price cap, perché l’Olanda ci guadagna

Il pomo della discordia è saldamente in mano ai Paesi Bassi, che non hanno mancato di lanciarlo sul tavolo del banchetto energetico europeo. Ma cosa ci guadagna Amsterdam dicendo “no” a un tetto del prezzo del gas russo? Amsterdam coincide con il centro della speculazione che nel giro di sei mesi, dall’inizio del conflitto in Ucraina, fa lievitare i prezzi del gas. Nella capitale olandese si trova infatti la Borsa energetica: un hub virtuale che, pur trattando una quantità tutto sommato ridotta di scambi, è punto di riferimento a livello europeo per fissare i prezzi dei nuovi contratti.

Secondo la quasi totalità degli osservatori, le ultime quotazioni (che hanno raggiunto anche i 340 euro al Megawattora) non hanno riscontri sul mercato reale. In altre parole, l’offerta non è così scarsa da giustificare l’impennata dei prezzi e pertanto aumentano le richieste di porre fine alla speculazione, dipanata attraverso fondi internazionali con contratti future e derivati.

Da qui la differenza abissale tra olandesi e altri europei: i primi hanno visto raddoppiare il loro surplus commerciale, mentre italiani, tedeschi e spagnoli (su tutti) vengono schiacciati dai costi d’importazione sempre più alti. I Paesi Bassi si oppongono dunque all’introduzione del price cap sul metano perché essa minerebbe la loro posizione di netto vantaggio (intanto è stato scoperto un nuovo maxi giacimento di gas nel Mediterraneo).

L’inverno sta arrivando

L’intenzione principale dei Paesi Bassi è, in parole povere, quella di non creare nel Vecchio Continente un precedente di regolamentazione forzata del mercato che violi la libera contrattazione. Gli Stati che si oppongono al price cap del metano guarda sono quasi autosufficienti dal punto di vista energetico. Per tutti gli altri che invece si trovano nella situazione opposta, il tempo stringe.

Come i fan di Game of Thrones sono abituati a sentir ripetere, l’inverno sta arrivando e Amsterdam addirittura ha aggiornato la mediazione sul tema proponendo di riparlarne il 20 e 21 ottobre. Troppo tardi per mettere in atto qualunque piano alternativo, che in ogni caso l’Europa (ancora) non ha.