Negli ultimi anni si sono verificati avvenimenti e svolte epocali che hanno scritto nuovi capitoli della storia umana. Il 2022 era partito come il primo del post pandemia Covid, ma a febbraio si è abbattuta sul mondo una guerra come non eravamo abituati a vederne da un secolo: il conflitto in Ucraina (qui abbiamo parlato del piano di Zelensky per il 2023).
L’invasione russa del 24 febbraio è stata solo la prima tessera che ha innescato un effetto domino, con ricadute pesanti negli ambiti più disparati: dall’energia all’economia, dall’inflazione alla crisi “peggiore di sempre”.
Il bilancio economico del 2022
La tragedia ucraina ha dato il colpo letale a un’economia uscita terribilmente indebolita da due anni di pandemia e ancora pericolosamente instabile. Un’economia che è andata incontro a una sorta di paradosso, perché ha continuato a crescere a livello di numeri, ma che ha dovuto subire i colpi dell’inflazione galoppante e della crisi energetica.
Prima dell’invasione russa dell’Ucraina, il Fondo Monetario Internazionale aveva stimato una crescita globale del 4,4%, con l’Eurozona che avrebbe dovuto accelerare del 3,9%. Previsioni destinate a essere notevolmente ridimensionate solo poche settimane dopo: ad aprile le stime della crescita mondiale ed europea erano scese sotto il 3,5%, con la Russia in caduta libera (-10%) a causa delle sanzioni internazionali.
Per la Russia l’Fmi ha stimato un calo del Pil di oltre 3 punti nel 2022, anticipando che lo scenario non dovrebbe discostarsi di molto anche nel 2023. Il deficit russo paga la “diaspora” energetica di diversi Paesi occidentali, in particolare dell’Unione europea, che hanno rimpiazzato i contratti sulle forniture di gas russo con accordi con altri Stati produttori. Il 2023 si è poi aperto con la decisione del Regno Unito di azzerare l’import di gas proveniente da Mosca.
Il price cap sul petrolio adottato dall’Ue (ne abbiamo parlato qui) ha poi inferto il colpo di grazia al mercato: secondo la Commissione sarà bloccato circa il 94% del greggio russo destinato all’Europa. Difficile calcolare gli effetti precisi della misura. Di sicuro si tratterà di effetti nefasti: la Russia dipende dai servizi vari legati al G7 come trasporto, assicurazioni e finanziamenti, per muovere un milione di barili al giorno. Per questo sarà difficile trovare alternative nel breve e medio termine.
“La peggiore crisi energetica di sempre” (anche per l’Italia)
Proprio quello dell’energia è risultato l’ambito più critico del 2022. Una crisi definita “la peggiore di sempre” dall’Agenzia Internazionale dell’Energia, più grave perfino delle catastrofi petrolifere degli Anni Settanta. In particolare per l’Italia, che dipende dalle importazioni d’energia più di molti altri Stati.
Stando ai dati Istat, la bolletta energetica italiana, e cioè la differenza tra l’import e l’export di energia ha superato ormai i 100 miliardi di euro: una somma più che raddoppiata rispetto al 2021. Al di là degli aumenti record delle bollette di luce e gas e dell’incertezza sul futuro di milioni di contribuenti, la spesa record per l’energia ha mandato in tilt la nostra bilancia commerciale, fino a quel momento votata alle esportazioni.
Inflazione da incubo
Anche la situazione dell’inflazione ha registrato massimi che non si vedevano dagli Anni Ottanta. Il “galoppo” era cominciato già dalla seconda metà del 2021, sbaragliando ogni previsione nei mesi successivi. La banche centrali come Fed e Bce si sono dunque viste costrette a rialzare i tassi d’interesse, che sono triplicati in Italia come negli Usa, aumentando così il costo di mutui e prestiti per imprese e famiglie e influendo drasticamente sull’andamento dei prezzi.
Gli scenari futuri non fanno tuttavia ben sperare. La numero uno della Banca centrale europea, Christine Lagarde, ha annunciato “nuovi rialzi” finché l’inflazione non tornerà sotto controllo.