Desertificazione bancaria: allarme per la grande ritirata delle banche in Italia

La desertificazione bancaria lascia senza filiali di prossimità 3.062 comuni e oltre 4 milioni di cittadini italiani. Il report della FABI

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

La desertificazione bancaria in Italia ha lasciato senza filiali di prossimità 3.062 comuni del nostro Paese, per un totale di oltre 4 milioni di cittadini, circa il 7% dell’intera popolazione. Questo è lo scenario tracciato dalla FABI, la Federazione Autonoma Bancari Italiani.

Come riportato nella relazione pubblicata dal sindacato bancario italiano, le banche hanno “abbandonato” un’importante fetta degli abitanti dello Stivale, che non hanno un’agenzia in cui potersi recare fisicamente per l’assistenza di questo genere di servizi.

Desertificazione bancaria, la grande ritirata delle banche in Italia

Negli ultimi 10 anni si è così assistito alla chiusura di 11.231 sportelli di banca, passando in questo modo da un totale di 32.881 del 2012 ai 21.650 verso la fine del 2021, per una riduzione complessiva di oltre un terzo, ovvero del 34%.

Una situazione dovuta certamente all’aumento dei servizi online e, al tempo stesso, all’esigenza per gli istituti finanziari e creditizi di dover contenere i propri costi. Tuttavia, com’è stato evidenziato dalla stessa FABI, a farne le spese sono i piccoli centri, proprio dove è presente la popolazione più anziana e, spesso, meno avvezza all’utilizzo di app e delle varie forme di internet banking.

Un momento particolarmente complicato, dunque, se si pensa che si dovrà fare anche attenzione ai bancomat che sono a rischio per colpa dei microchip.

I dati in Italia, oltre 4 milioni di cittadini senza filiale

Al gap anagrafico bisogna aggiungere anche quello geografico. Infatti, è possibile osservare come la Calabria, tra le regioni con più abitanti, presenta la più alta percentuale di residenti senza un’agenzia di riferimento, pari al 28,8% della popolazione locale. In generale nel Sud e nelle isole, il 10,7% non ha la possibilità di rivolgersi a una filiale in una “distanza contenuta”.

Mettendo in relazione questo dato con il “New cohesion report” pubblicato dalla Commissione europea lo scorso febbraio, è possibile comprendere quali rischiano di essere gli effetti negativi di questo scenario.

Nel report viene evidenziato il divario del Mezzogiorno italiano sull’alfabetizzazione digitale rispetto alla media europea. Tra gli elementi più eclatanti spicca ad esempio come un terzo dei cittadini di queste regioni non abbia mai utilizzato un computer. Di conseguenza, la possibilità di usufruire dei canali digitali messi a disposizione dalle banche risulta più complicata rispetto ad altre aree d’Italia.

Ma anche nel Nord del Paese le cose non vanno meglio. Regioni come Piemonte e Lombardia vedono i propri comuni, rispettivamente 713 e 483, sguarniti di una presenza capillare di banche a cui potersi rivolgere in presenza. In controtendenza si trovano solo Emilia Romagna e Toscana, con un deficit di appena l’1,2% e dell’1,5%.

Problema che va ad unirsi ai pesanti tagli al personale, che hanno spinto molte banche storiche a ridurre drasticamente il numero di dipendenti, come BPER e Unicredit ad esempio.

Allarme della FABI: “Così le banche perdono il loro ruolo sociale”

Secondo la FABI questa tendenza potrebbe causare disagi sia per le famiglie che per le piccole e medie imprese dove si sta sperimentando l’utilizzo del social media marketing per favorire l’espansione. Entrambe le categorie, infatti, potrebbero avere più di una difficoltà ad accedere a servizi finanziari ad hoc senza la presenza di una figura di consulenza per i propri finanziamenti e investimenti.

Come spiegato dal presidente Lando Maria Sileoni, in questo modo rischia di perdersi completamente “il ruolo sociale delle banche, con chiusure indiscriminate e inaccettabili delle agenzie”.

Sileoni invita quindi i partiti politici a “non sottovalutare questo argomento, con la giustificazione che le banche, in quanto aziende private, siano legittimate a fare ciò che vogliono”. Al momento l’appello del numero 1 della Federazione Autonoma Bancari Italiani appare tuttavia essere caduto nel vuoto.