“Il Governo oggi ha tracciato la politica economica per i prossimi anni, una linea fatta di stabilità, credibilità e crescita. Rivediamo al rialzo con responsabilità le stime del Pil e proseguiamo il percorso di riduzione del debito pubblico”. Così la premier Giorgia Meloni presenta il primo DEF del suo governo, il Documento di Economia e Finanza del 2023 per il triennio 2024-2026. Sono queste “le carte con le quali l’Italia si presenta in Europa” commenta Meloni, che ha anche deciso lo stato di emergenza sull’immigrazione per dare “risposte più efficaci e tempestive alla gestione dei flussi”.
Il DEF tiene conto di un quadro economico-finanziario che, nonostante si stiano affievolendo gli effetti negativi di pandemia e caro energia, rimane incerto e rischioso a causa della guerra in Ucraina, di tensioni geopolitiche elevate, del rialzo dei tassi di interesse e di crisi sparse del sistema bancario e finanziario internazionale, si legge nel documento ufficiale.
“La prudenza di questo documento è ambizione responsabile. Abbiamo davanti a noi grandi sfide, dai cambiamenti climatici al declino demografico della popolazione italiana, ma anche notevoli opportunità di aprire una nuova fase di sviluppo del nostro Paese”, ha dichiarato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
“Le riforme avviate intendono riaccendere la fiducia nel futuro – ha proseguito Giorgetti – tutelando la natalità e le famiglie anche attraverso la riforma fiscale che privilegerà i nuclei numerosi. Inoltre, riconoscerà lo spirito imprenditoriale quale motore di sviluppo economico, promuovendo il lavoro quale espressione essenziale dell’essere persona”. “È realistico puntare – aggiunge – per i prossimi anni ad un aumento del tasso di crescita del Pil e dell’occupazione, lungo un sentiero di innovazione e investimento all’insegna della transizione ecologica e digitale”.
Le previsioni di crescita del Pil contenute nel documento si collocano nel solco già tracciato dal Documento programmatico di Bilancio (DPB) di novembre e dalla Legge di bilancio, confermando l’approccio prudente e realistico del governo, che punta a rassicurare sia i mercati che Bruxelles.
Nonostante un quadro non proprio favorevole, si legge ancora, l’economia italiana continua a mostrare una “notevole dose di resilienza e vitalità”. Il 2022 si è chiuso con il Pil in aumento del 3,7% e, nonostante il rallentamento congiunturale della seconda metà dell’anno, i più recenti indicatori, tra cui gli indici di fiducia di famiglie e imprese, segnalano che nei primi mesi del 2023 l’economia del Paese ha ripreso a crescere.
Cosa c’è nel DEF 2023 del governo Meloni: i 3 punti cardine
Sostegno alla crescita e al benessere dei cittadini, con nuovi interventi in favore di famiglie, in particolare per quelle numerose, e imprese; misure destinate a rilanciare gli investimenti e rafforzare la competitività del Paese; sostenibilità dei conti pubblici con una graduale riduzione di deficit e debito: questi i tre cardini cui si ispira il DEF di Giorgia Meloni.
Più nel dettaglio, il Documento di Economia e Finanza fissa i 3 principali obiettivi programmatici della politica economica e di bilancio del Governo per il medio termine:
- la rinuncia graduale ad alcune delle misure straordinarie di politica fiscale attuate negli scorsi 3 anni e l’individuazione di nuovi interventi a sostegno dei soggetti più vulnerabili e per il rilancio dell’economia;
- la riduzione graduale, ma in misura sostenuta nel tempo, del deficit e del debito della Pubblica amministrazione in rapporto al Pil. Il Governo conferma gli obiettivi di indebitamento netto in rapporto al Pil già dichiarati a novembre nel Documento Programmatico di Bilancio (DPB), ossia 4,5% quest’anno, 3,7% nel 2024 e 3% nel 2025. L’obiettivo per il 2026 viene posto al 2,5%;
- il sostegno alla ripresa dell’economia italiana, favorendo la capitalizzazione delle imprese, volto a conseguire tassi di crescita del Pil e del benessere economico dei cittadini più elevati di quelli registrati nei due decenni scorsi.
Debito
Nel 2022 il rapporto debito/Pil è risultato pari al 144,4%, 1,3 punti percentuali inferiore rispetto alla previsione del DPB dello scorso novembre.
Una diminuzione che, coerentemente agli obiettivi indicati nello scenario programmatico, continuerà progressivamente a scendere:
- nel 2023 al 142,1%
- nel 2024 al 141,4
- nel 2025 al 140,9%
- nel 2026 al 140,4%.
Tuttavia, precisa il Governo, non possono essere ignorati gli effetti di riduzione del rapporto debito/Pil che si sarebbero potuti registrare se il Superbonus non avesse auto gli impatti sui saldi di finanza pubblica che sono stati finora registrati.
Deficit
Altro nodo fondamentale riguarda il deficit e il debito della PA in rapporto al Pil. L’Esecutivo ha confermato gli obiettivi di indebitamento netto presenti nel documento dello scorso novembre. Nello scenario programmatico ecco quanto sarà:
- nel 2023 al 4,5%
- nel 2024 al 3,7%
- nel 2025 al 3%
- nel 2026 al 2,5%.
Riguardo al deficit tendenziale il DEF prevede:
- nel 2023 al 4,35%
- nel 2024 al 3,5%
- nel 2025 al 3%
- nel 2025 al 2,5%.
Pil
Per quanto riguarda il Prodotto Interno Lordo, il Governo Meloni prevede che crescerà così:
- nel 2023 0,9% (programmatico all’ 1%): dato rivisto al rialzo in confronto al DPB di novembre, in cui la crescita del 2023 era fissata allo 0,6%
- nel 2024 1,4% (programmatico all’ 1,5%)
- nel 2025 1,3% (uguale al programmatico)
- nel 2026 1,1% (uguale al programmatico).
La stima per il 2024 viene pertanto rivista al ribasso, dall’1,9%, in confronto allo scorso novembre. La proiezione per il 2025 è in linea con il DPB, mentre la decelerazione prevista per il 2026 è dovuta a prassi metodologiche concordate a livello di Unione europea.
Taglio del cuneo fiscale: stipendi più alti
A fronte di una stima di deficit tendenziale per l’anno in corso pari al 4,35%o del Pil, il mantenimento dell’obiettivo di deficit esistente al 4,5% permetterà di introdurre un taglio dei contributi sociali – cosiddetto cuneo fiscale – a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi di oltre 3 miliardi.
La misura è stata pensata per sostenere il potere d’acquisto delle famiglie e contribuire all’aumento degli stipendi, per prevenire una “pericolosa” spirale salari-prezzi.
Meno tasse
Il DEF prevede anche una riduzione delle tasse. La pressione fiscale dovrebbe passare dal 43,3% nel 2023 al 42,7% entro il 2026.
PNRR
Il Governo è anche al lavoro per ottenere la terza rata del PNRR. Giorgetti ha spiegato che sono attualmente in corso le interlocuzioni con le istituzioni europee per la revisione e la rimodulazione di alcuni degli interventi previsti dal PNRR e delle relative milestone e target.
In elaborazione anche il capitolo del programma relativo al REPowerEU, che comprenderà tra l’altro anche nuovi investimenti, per rafforzare la capacità produttiva nazionale e lavorare su un orizzonte temporale più esteso di quello del Piano stesso.