L’estate 2023 potrebbe presentare un conto salatissimo agli italiani, forse la stagione calda più cara in assoluto negli ultimi anni. La crisi economica conseguente allo scoppio della guerra in Ucraina e il rialzo dei prezzi che abbiamo vissuto negli ultimi mesi, infatti, potrebbe portare a cifre esorbitanti per l’estate, tra mangiare fuori e destinazioni per le vacanze.
Quanto costano in più ristoranti e cibo
A far emergere una situazione che potrebbe presto far mettere le mani nei capelli agli italiani è uno studio del Codacons rivelato da “Riparte l’Italia”. L’osservatorio economico e sociale, infatti, ha svelato quelli che sono gli aumenti dei prezzi registrati in questo 2023.
Cifre che ormai entrano nel quotidiano per gli italiani che sembrano quasi non farci più caso, eppure tanti servizi sono aumentati a dismisura. È il caso, per esempio, del “food delivery”, con i prezzi delle consegne di cibi e bevande a domicilio che salgono del 13% rispetto al 2022.
Mettendo poi a confronto i listi odierni del comparto ristorazione con quelli in vigore un anno fa è stato riscontrato che i prezzi al pubblico registrano aumenti medi del 6,8% su base annua. Infatti, i menu dei ristoranti costano il 6,1% in più, una cena in pizzeria rincara del 7,6% e per una consumazione al bar si spende in media il 4,8% in più.
I numeri non cambiano poi per gelaterie e pasticcerie, che hanno ritoccato al rialzo i listini del 5,9%, mentre i fast food del 6,6%.
Insomma, solo per mangiare fuori, gli italiani si trovano a spendere quasi 2 miliardi di euro in più rispetto all’anno scorso.
I costi degli alberghi
La situazione non cambia di certo per le tariffe di alberghi, hotel, B&B e strutture ricettive in generale. L’incremento medio si aggira, infatti, sul 15% rispetto al 2022 ma si arriva al rialzo record del 43,2% registrato a Firenze.
Solo per i soggiorni in alberghi e hotel si pagano prezzi più alti in media del 18% rispetto all’anno scorso. Una situazione che ha fatto scattare l’allarme per Assoutenti secondo cui “città d’arte e località balneari si preparano alla stagione estiva alzando i prezzi delle strutture ricettive” e andare in vacanza “rischia di essere questa estate un vero e proprio salasso”.
Guardando le differenze rispetto a un mese fa, infatti, si capisce di più: le tariffe delle strutture ricettive sono salite in media del 15,2% rispetto al 2022, con punte del +18% per alberghi e motel, mentre villaggi vacanza a campeggi costano l’11,1% in più (qui vi abbiamo parlato delle Regioni e città più care a causa dell’inflazione).
Ma quali città hanno subito più aumenti? Come detto, tra quelle che hanno registrato maggiori sovrapprezzi per alberghi e hotel ci sono le città d’arte. Dopo la già citata Firenze, al secondo posto c’è Milano, che registra tariffe in crescita del 38% su base annua, mentre a sorpresa tra le città che vedono salire vorticosamente i prezzi delle strutture ricettive troviamo al terzo posto Campobasso (+28,9%). Seguono Venezia (+25,7%), Palermo (+25,3%) e Ferrara (+24,6%).
Stangata anche nelle città balneari, dove i rincari maggiori si registrano in Sardegna con il +20,3% della zona Olbia-Tempio, ma anche in Puglia e in Emilia Romagna si registrano aumenti (dal +15% al +17%).